I prezzi dell'olio extravergine di oliva in Italia, nelle ultime settimane, sono ancora aumentati anche se più lentamente, a causa del permanere della situazione di incertezza sul prossimo raccolto di olive e sulla produzione di olio da pressione a livello europeo e mondiale. Al punto che, ancora oggi, neppure gli spagnoli riescono a esibire una previsione compiuta su quanto olio di oliva da pressione produrranno nella campagna 2023-2024.

 

In Italia, al di là delle previsioni ottimistiche di molti operatori, il pronostico di una produzione complessiva da 300mila tonnellate sembra difficile da centrare, visti i danni riportati dagli oliveti durante il periodo tardo primaverile per le intense piogge e le grandinate, e per le successive ondate di caldo, che si sono abbattute su piante già stressate da allagamenti e danni alle branche dovuti al vento. Intanto ecco i principali prezzi di riferimento dell'olio extravergine di oliva in Italia.

 

I prezzi in breve

Alla Borsa Merci di Bari, ieri, 19 settembre 2023, l'olio extravergine di oliva di prima qualità, con acidità inferiore allo 0,4%, è stato quotato 9,30 euro al chilogrammo sui minimi e 9,50 sui massimi, stabile sulla precedente seduta, ma in netto aumento sull'ultima rilevata da AgroNotizie® lo scorso 29 agosto, quando veniva quotato a 9,30 euro al chilogrammo di prezzo unico.

 

Alla Borsa Merci di Milano, sempre ieri, 19 settembre 2023, l'olio extravergine di oliva italiano ha confermato i 9,20 euro sui minimi e 9,50 euro sui massimi della precedente seduta, mostrandosi in aumento di altri 0,10 euro al chilo rispetto all'ultima rilevazione di AgroNotizie® su questa piazza del 29 agosto scorso.

 

I prezzi all'origine nelle ultime settimane sono continuati a crescere, ma più lentamente. Secondo Ismea, il prezzo medio dell'olio d'oliva extravergine alla seconda settimana di settembre 2023 si è attestato a 9,13 euro al chilogrammo, in aumento dello 0,2% sulla settimana precedente e in crescita di 0,34 euro al chilo sulla quarta settimana di luglio 2023: +3,9% in un mese e mezzo.

 

Spagna, non ancora pronte le previsioni ufficiali

I prezzi sono spinti dall'incertezza: al punto che anche la Spagna non sa ancora quanto produrrà. Infatti la Escuela Superior del Aceite de Oliva rilascia il 7 agosto scorso l'ultima previsione: dopo un lungo excursus sulla botanica dell'olivo e le avversità derivanti dalla siccità, conclude scrivendo: "Potremmo trovarci di fronte ad una produzione compresa tra 0,5 e 1 milione di tonnellate, che verrà modellata da qui alla fine dell'autunno, a seconda delle temperature, dei parassiti e delle precipitazioni".

 

In pratica alla Escuela Superior del Aceite de Oliva si attendevano ad inizio agosto un raccolto da "peggiore dell'anno scorso" che portò comunque circa 680mila tonnellate di olio, il peggiore degli ultimi cento anni, a "quasi in linea con le medie degli ultimi anni".

 

Stime ufficiali da parte del Governo di Spagna non ve ne sono, poiché l'Andalusia tarda a diffondere le proprie, stando a quanto dichiarato dal ministro spagnolo per l'Agricoltura Luis Plana lo scorso 5 settembre, a margine di un vertice informale tra i ministri agricoli della Ue.

 

Non restano che le stime più recenti degli operatori di mercato spagnoli, che oscillano intorno ad un dato produttivo da 700mila tonnellate, di poco superiore a quello dello scorso anno, che però poteva contare, per calmierare i prezzi e soddisfare la domanda, su qualcosa come 460mila tonnellate di olio della campagna 2021-2022 in giacenza.

 

Invece, le giacenze spagnole finali di campagna 2022-2023 sono di circa 236mila tonnellate, che comporterebbero un ulteriore restringimento dell'offerta di olio d'oliva spagnolo, con un sicuro effetto sui prezzi di tutto l'olio, ove le previsioni degli operatori da 700mila tonnellate di produzione nella campagna 2023-2024 si avverassero.

 

Rispetto alle circa 236mila tonnellate di giacenze ancora presenti in Spagna si sa che poco più di 110mila tonnellate sono di olio classificato dal Ministero dell'Agricoltura come extravergine di oliva e detenuto da confezionatori ed operatori commerciali, mentre poco si sa sulla qualità delle restanti 116mila tonnellate di olio da pressione ancora presenti invece nei frantoi iberici al 31 agosto 2023, sempre stando alla documentazione più recente del Governo spagnolo.

 

Ad aggravare il quadro in Italia è che se la Spagna ha ufficialmente smesso di esportare olio d'oliva da fine luglio 2023, sempre stando ai dati ufficiali pubblici resi noti dal Governo spagnolo, il Ministero dell'Agricoltura italiano dal canto suo non ha ancora pubblicato i dati delle giacenze al 31 agosto 2023.

 

E dall'Ispettorato Centrale per la Qualità e la Repressione delle Frodi già in "Frantoio Italia" di agosto, con riferimento alle giacenze al 31 luglio 2023, non la mandavano a dire: erano rimaste appena 144.853 tonnellate di olio d'oliva, contro le 205.509 tonnellate di un anno fa (-29,5%). E l'olio Evo di produzione italiana rimasto a fine luglio 2023 era pari ad appena 60.979 tonnellate, tanto che Frantoio Italia avvertiva: "Nell'ambito dell'Evo è da segnalare il dato della quantità di prodotto di origine italiana che risulta inferiore del 45,1% rispetto al 31 luglio 2022" quando le giacenze di Evo di produzione nazionale erano attestate a ben 111.151 tonnellate.

 

Previsioni impossibili

In questo quadro d'incertezza è obiettivamente difficile prevedere l'andamento successivo dei prezzi: solo numeri più concreti sulla reale offerta di olio d'oliva e di olio Evo potranno darvi un senso.

 

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