È un successo la mobilitazione di Cia - Agricoltori Italiani su change.org, che ha raccolto l'adesione di cittadini, produttori ed enti pubblici: è stata da poco raggiunta quota 50mila firme per la petizione nazionale "salva grano made in Italy". Una battaglia determinata a difendere il settore cerealicolo dalla crisi dei prezzi e dai ripetuti attacchi speculativi, oggi pronta ad arrivare sul tavolo delle istituzioni per chiedere al Governo interventi immediati e concreti a tutela soprattutto del grano duro italiano e della pasta tricolore. Una battaglia che vede Cia - Agricoltori italiani affiancata anche da Konsumer Italia, un'Associazione di consumatori che aderisce a Federconsumatori.
Leggi anche Grano duro, prezzi Fob canadesi in flessione
L'analisi di Cia sul mercato del grano duro
Del resto, la situazione - come documentato da AgroNotizie® negli ultimi mesi - non accenna a migliorare: il prezzo del grano duro fino - secondo la rilevazione dell'Ufficio studi di Borsa Merci Telematica Italiana di maggio 2023 - ha di fatto chiuso l'annata su un valore medio di 340 euro alla tonnellata, più basso di quasi il 40% rispetto ad un anno fa, grazie anche ai cali susseguitisi da febbraio scorso in avanti.
Intanto il prezzo medio della pasta alimentare sullo scaffale è aumentato: in media del +16,5% tra marzo 2022 e marzo 2023, anche per dinamiche di offerta della Grande Distribuzione Organizzata, stando ad una stima dell'associazione Pastai Uif su dati Istat. Secondo Cia l'aumento sarebbe doppio.
Ma il crollo dei prezzi del grano duro è intervenuto proprio mentre salivano i costi di carburanti e mezzi tecnici per gli agricoltori tanto che, "per coltivare il grano duro ci vogliono circa 1.400 euro per ettaro. Con le quotazioni attuali, i produttori non riescono nemmeno a coprire le spese perché sono costretti a vendere a 1.100 euro per ettaro (-300 euro)" sottolinea una nota stampa di Cia. Condizioni che potrebbero mettere in fuga da questa coltura gli agricoltori sin dal prossimo autunno.
L'Italia è il primo produttore di grano duro in Europa con circa 4 milioni di tonnellate all'anno che provengono da 200mila aziende agricole che investono su 1,2 milioni di ettari. L'Italia si configura così come il secondo Paese produttore al mondo dopo il Canada e per Cia "non si può, assolutamente, rischiare di mettere a repentaglio le produzioni nazionali, tanto più che il Paese resta, comunque, il secondo importatore al mondo".
Infatti, l'industria della pasta in Italia ha bisogno di circa 6 milioni di tonnellate di grano duro, quindi circa 2 milioni di tonnellate vengono dalle importazioni. Canada, Stati Uniti, Francia, Kazakistan sono i maggiori Paesi di importazione.
"Ma il prezzo del cereale simbolo del made in Italy lo determinano i grani esteri prodotti con standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi. Serve monitoraggio, trasparenza e tutela della qualità e delle quantità nazionali utilizzate per la pasta e il pane consumati dagli italiani" protesta Cia.
Fini: "Attivare Granaio italia e Cun Grano Duro"
"La nostra petizione è più di una battaglia per il grano, è un'azione nazionale, a difesa di un prodotto cardine dell'agroalimentare italiano, che interpreta quella che è la più grande sfida per il futuro di tutta la nostra agricoltura - commenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini -. Questo perché affronta tre questioni cruciali: lo squilibrio lungo la catena del valore che penalizza gli agricoltori, il conseguente abbandono delle coltivazioni, a causa degli alti costi di produzione, e il rischio per la sicurezza e la sovranità alimentare".
"Andremo avanti con la mobilitazione - continua Fini - il riscontro che sta ottenendo è un messaggio chiaro al Governo di cui Cia si farà portavoce, sollecitando maggiori controlli sull'etichettatura, l'istituzione della Commissione Unica Nazionale del grano duro per una maggiore trasparenza dei prezzi, il potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria e l'avvio immediato Registro Telematico dei Cereali" meglio noto come Granaio Italia.
Konsumer Italia, la remunerazione agricoltori torni la priorità
Alla petizione popolare lanciata da Cia - Agricoltori Italiani ha aderito l'Associazione dei consumatori Konsumer Italia.
"È necessario che il paradigma si sposti dal costo del grano alla remunerazione dei coltivatori - dice Fabrizio Premuti presidente di Konsumer Italia - è fondamentale che questa coltura torni ad essere profittevole per gli agricoltori, magari limando sui lauti ricavi della grande distribuzione, ma è ancor più importante che nelle etichette sia posta bene in evidenza la provenienza delle materie prime che compongono l'alimento acquistato".
"La provenienza delle materie prima deve arrivare ad essere una guida da seguire per tutti i consumatori - continua il presidente di Konsumer Italia - perché, almeno nell'alimentazione, i consumatori devono essere liberi di scegliere cosa mettere nel carrello della spesa, premiando chi non risparmia, ma tutela la salute del consumatore offrendo un alimento 100% italiano. Ringrazio gli amici della Cia per questa importante iniziativa e sottolineo che noi di Konsumer diciamo a gran voce: sì alla tracciabilità delle materie prime negli alimenti, sì alla tracciabilità del grano".
L'industria della pasta in Italia ha bisogno delle importazioni dall'estero, come noto. "L'import di grano duro dai mercati internazionali - conclude Premuti - non può però mortificare la produzione nazionale, serve rispetto, attenzione e trasparenza per i produttori ed i consumatori".
AgroNotizie® è un marchio registrato da Image Line Srl Unipersonale