Il tutto mentre si intersecano polemiche sul rischio italian sounding - fenomeno che ricorda Coldiretti ha sovrastato ormai il tetto dei 100 miliardi di euro di prodotti taroccati italiani in giro per il mondo - con i casi recenti dell'accoglimento da parte della Commissione Europea della richiesta croata relativa alla denominazione Prošek (per il commissario Ue all'Agricoltura, Janusz Wojciechowski non vi erano i presupposti per una bocciatura del dossier) e il rischio di un altro "plagio", che potrebbe colpire l'Aceto Balsamico di Modena Igp e gli Aceti balsamici tradizionali di Modena e Reggio Emilia Dop, nel mirino di una possibile produzione slovena di aceto balsamico, e che fa arrabbiare moltissimo il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, autoproclamatosi paladino delle Indicazioni geografiche italiane. Ma qui siamo nell'alveo dei corollari.
Il tema principe rimane, come detto, quella sostenibilità che per il ministro Patuanelli deve necessariamente abbracciare ogni possibile declinazione e non limitarsi a quella ambientale, ma estendersi anche agli aspetti economici e sociali, perché l'aumento della produttività, con una popolazione mondiale che aumenta e le fragilità che presentano vaste aree del Pianeta (su tutte l'Africa), e la necessità di accompagnare l'occupazione e la crescita del lavoro nelle aree rurali sono temi altrettanto importanti.
Spetta al vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, ribadire da Firenze che "l'agricoltura rappresenta la principale fonte di reddito per gran parte dei Paesi del mondo e allo stesso tempo un'opportunità per i Paesi di ripartire dopo l'emergenza pandemica del covid-19".
Con oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame, come puntualizza Amina Mohammed, sono cruciali gli obiettivi della food security, fortemente anticipati anche dall'Accademia dei Georgofili nel ciclo di incontri della scorsa settimana, quali riflessioni propedeutiche proprio al G20 dell'Agricoltura.
Ma c'è di più in questo ambizioso vertice agricolo. "Le scelte dei ministri dell'Agricoltura devono essere in grado, oggi più che mai, di programmare e implementare politiche capaci di dare un contributo positivo al cambiamento climatico ed il cui impatto deve essere universale" spiega il ministro Patuanelli. "Lo stesso vale per le politiche volte ad assicurare redditi dignitosi". Inutile negare che uno degli obiettivi è anche quello di evitare il rischio di un "continuo e costante abbandono dell'attività agricola che avrà conseguenze globali in termini di capacità di produrre e assicurare cibo a tutti i cittadini".
Il mix fra abbandono dell'agricoltura e consumo di suolo sarebbe di per sé devastante, ma non è tutto. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, pone l'accento sul land grabbing, la corsa all'accaparramento di terreni che ha portato a oltre 93 milioni gli ettari di terra coltivata nel mondo sottratti ai contadini dalle Nazioni avanzate e dalle multinazionali per speculazioni e attività non agricole, che stravolgono produzioni secolari e sistemi socio economici locali.
Nessun dubbio sulla necessità di rilanciare gli sforzi per politiche agricole sostenibili, che significa anche azioni concrete a tutela del climate change. "Per le imprese agricole la lotta contro il cambiamento climatico costituisce un obiettivo fondamentale" rimarca Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. "Gli eventi climatici eccezionali, sempre più ricorrenti, provocano perdite di produzione, di reddito e gravi danni alle strutture".
Nella sfida impegnativa alla transizione ecologica e al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica stabiliti dalla Commissione Europea per il 2050, anche l'agricoltura dovrà fare la propria parte, consapevole del proprio ruolo e dell'impatto reale che ha e che è inferiore rispetto a quanto l'opinione pubblica pensi.
"Secondo i dati contenuti nel Piano per la transizione ecologica varato dal Governo, le emissioni annuali di anidride carbonica dell'agricoltura italiana ammontano a 30 milioni di tonnellate, circa il 7% sul totale nazionale e l'assorbimento da parte delle foreste attraverso la fotosintesi si attesta a 40 milioni di tonnellate, cioè il 10% delle emissioni complessive di gas ad effetto serra" riassume Giansanti. "Allo stesso tempo, le emissioni dell'Unione Europea incidono per meno del 10% sul totale mondiale. Questi dati dimostrano che la sostenibilità ambientale è una sfida di portata globale; diversamente, è persa in partenza: tutti devono procedere nella stessa direzione nel tempo che abbiamo a disposizione per scongiurare ulteriori danni all'ambiente, alle risorse naturali, alla biodiversità".
Una delle strategie da perseguire è "rafforzare il capitale umano, che è dato dai giovani, specialmente in aree come l'Africa dove una larga parte della popolazione ha meno di 25 anni", afferma Dino Scanavino, presidente di Cia Agricoltori Italiani. L'Africa è una contraddizione, per alcuni aspetti. "Circa il 60% della popolazione ha meno di 25 anni, ma l'età media di un piccolo agricoltore africano è di oltre sessanta anni".
Quale approccio condividere, dai ministri del G20 Agricoltura? "Chiediamo di aumentare l'accesso al credito, soprattutto ai piccoli agricoltori; garantire l'accesso alla terra e fermare il consumo di suolo; investire in ricerca e nuove tecnologie, dalle tecniche di miglioramento genetico all'agricoltura di precisione; lavorare sulla formazione e sul trasferimento delle conoscenze; ridurre gli sprechi nelle filiere favorendo la prevenzione e incrementando il recupero delle eccedenze di cibo; assicurare mercati aperti con regole commerciali chiare; valorizzare le produzioni di qualità e i territori; promuovere le diete tradizionali, come quella mediterranea, contro modalità fuorvianti di etichettatura che vogliono condizionare invece di informare".
Nel corso del dibattito avviato al Teatro La Pergola di Firenze nell'ambito dell'Opening al G20 Agricoltura, non mancano gli esempi di buone pratiche e approcci sostenibili virtuosi. Come quello della famiglia marchigiana Maggi (associata a Copagri), che dalle coltivazioni alla zootecnia (entrambi bio) e fino al sostentamento energetico grazie all'eolico è completamente autonoma.
Il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri, elogia il modello strutturale della cooperazione agroalimentare e della pesca quale declinazione imprenditoriale "che consente di raggiungere appieno gli obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale e di garantire al contempo una crescita inclusiva che assicura lavoro e reddito a soci e dipendenti".
Fra i vantaggi della cooperazione, il fatto che tali società di collaborazione "consentono a piccoli e grandi produttori di avere massa critica per poter commercializzare i loro prodotti sul mercato. Inoltre, dal momento che le cooperative non delocalizzano, la ricchezza rimane lì dove è prodotta, contribuendo così alla tenuta dell'occupazione e ad una crescita economica inclusiva".