E' quanto riporta in una nota la Cia Umbria dopo un giro di verifiche tra i frantoiani associati, che ha permesso di fare un quadro della situazione delle cinque sottozone della Dop Umbria.
Al momento la resa in olio è ancora bassa, in quanto le olive sono ancora molto ricche di acqua e in alcuni casi hanno appena iniziato l'invaiatura, come in due varietà tipiche della regione, il Leccino e il Moraiolo.
Andando a vedere sottozona per sottozona nei Colli del Trasimeno Perugino, al 16 ottobre scorso, le varietà più produttive sono state il Frantoio e il Leccino, con rese intorno all'8% e un incremento di produzione del 50% rispetto al 2019.
Sul Trasimeno è stata registrata una produttività ottima di tutte le varietà, in modo particolare della Dolce Agogia, con rese intorno al 9-10% e un incremento produttivo che oscilla dal 40% al 50% rispetto all'anno precedente, e una qualità dell'olio che si preannuncia ottima.
Sui Colli di Assisi e Spoleto, la fascia olivata patrimonio dell'Unesco, la maggior produttività è stata su Leccino e Moraiolo, con un aumento del 35% rispetto al 2019 e una resa tra l'8,5% e il 9%.
Anche nei Colli Martani le migliori varietà per produttività sono state il Leccino e il Moraiolo con rese dell'8% e un aumento di produzione tra il 40% e il 50%.
Su Colli Orvietani la varietà più produttiva è stata il Leccino, ma con rese basse, intorno al 7%, ma una qualità molto elevata.
Nei Colli Amerini sono stati rilevati buoni dati su quasi tutte le varietà, a parte il Moraiolo per una sua fioritura anticipata e un clima che non gli è stato ottimale, e un aumento di produzione.
Leonardo Comaschi, produttore e responsabile del Settore olivicolo Cia Umbria, ha affermato che riprendono le speranze di tornare ad offrire un olio di altissima qualità ai consumatori che sono sempre più attenti e consapevoli verso le produzioni certificate e anche biologiche.
Una speranza che però rimane offuscata dalla preoccupazione per l'aumento dei contagi da Covid-19, dal momento che, come ha ricordato Comaschi, in situazioni economicamente instabili e difficili come quella legata a questa epidemia, non è scontato che persone e famiglie siano disposte a spendere un giusto prezzo per un prodotto di locale di alta qualità.
Un prezzo che per la Cia Umbria non dovrebbe scendere sotto ai 10-11 euro al litro, per poter garantire un patto di onestà tra produttori e consumatori, dando un giusto valore a un prodotto di alta qualità che possa sostenere anche una economia veramente circolare e sostenibile, che permetta lo sviluppo e la crescita di tutti.
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Fonte: Cia Umbria