I mercati all'origine degli ortaggi al Sud rispondono alla situazione nuova innescata sul lato della domanda dal clima generato dalla vicenda coronavirus. In molti casi si registra il crollo dei prezzi rilevati da Ismea, ma non mancano sorprese con valori stabili o di segno positivo. I prezzi e le relative variazioni sotto riportate sono quelli rilevati da Ismea alla data del 6 marzo, quindi 48 ore prima dell'entrata in vigore del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che ha chiuso la Lombardia e 11 province del Nord Italia al traffico passeggeri, ma non a quello di chi lavora e delle merci, come sottolinea il Mipaaf. E ben prima del nuovo decreto, in vigore da oggi, che ha esteso le stesse limitazioni al resto d'Italia. Le condizioni di vendita sono sempre di "franco azienda", se non diversamente indicato, e i prezzi di riferimento in questo articolo sono quelli medi e al netto dell'Iva.
 

Puglia, dove prevale il segno meno

Sulla piazza di Bari c'è solo il segno meno rispetto ai valori della settimana precedente. Perdono terreno i finocchi, che scendono a 0,33 euro al chilogrammo (-13,3%), l'indivia ricca cala a 0,53 euro (-8,7%), mentre la lattuga cappuccio perde l'11, 8% e passa di mano a 0,38 euro al chilogrammo. Stessa variazione negativa e stesso prezzo medio per la lattuga gentile. La lattuga iceberg prezza invece 0,73 euro e perde il 12,1%, la lattuga romana spunta 0,43 euro, ma è in perdita e del 10,3%. Non si salvano i sedani da costa verdi: perdono il 13,3% e si attestano a 0,33 euro al chilogrammo.

Da Brindisi giungono segnali contrastanti: se i carciofi di tipo catanese perdono il 22,2% rispetto alla settimana precedente calando a 0,18 euro, i cavolfiori registrano un rialzo del 4,2% e toccano 0,63 euro al chilogrammo. Sempre sulla stessa piazza, i finocchi calano del 15,4%, toccando 0,28 euro al chilo.

E' di ben dieci referenze diverse il paniere di prodotti ortivi per i quali Ismea rileva il prezzo all'origine sulla piazza di Foggia. Qui tutti i principali prodotti dell'agricoltura della capitanata presentano prezzi in picchiata, con l'eccezione della lattuga romana che guadagna il 6,7% e rilevata a 40 centesimi al chilogrammo. Il prodotto che cala di più è il carciofo di tipo catanese, che perde il 25% sulla settimana precedente ed è stimato ad euro 0,15 al capolino. Le perdite non sono comunque mai inferiori al 6,7% e riguardano in prevalenza le lattughe, mentre cali più pronunciati su questa piazza si osservano per cavolfiori (-12,5), lattuga iceberg (-13,8%) e finocchi (- 16,7%). Gli spinaci ricci di prima qualità, invece, alle condizioni di "franco mercato produzioneperdono il 10,9% e si attestano a 1,23 euro al chilogrammo di prezzo medio.

Mercati contrastati a Taranto: mentre i cavolfiori guadagnano sulla settimana precedente il 10,5%, attestandosi a 0,53 euro al chilogrammo, i finocchi perdono il 16,7%, toccando 0,25 euro.
 

Basilicata, Calabria e Sardegna danno segnali di stabilità

In Calabria, sulla piazza di Crotone, dove tiene ancora banco il problema della siccità, i finocchi restano stabili sulla settimana precedente a 0,40 euro al chilogrammo.
E stabilità si rinviene ancora anche in Sardegna, sulla piazza di Sassari, dove il carciofo spinoso sardo conferma 0,15 euro a capolino della settimana precedente. Sul mercato dell'isola prezzi stabili a 0,75 euro al chilogrammo anche per i cavolfiori.
Nel metapontino Ismea invece registra prezzi stabili sia per i cavolfiori, attestati a 0,48 euro, che per l'indivia riccia, prezzo 0,60 euro.
 

Sicilia, tra cali e impennate ugualmente vertiginosi

In Sicilia, i prezzi all'origine delle ortive - tutti alle condizioni di "franco mercato produzione" - sulla piazza di Vittoria compongono un quadro molto complesso. Si va dai cetrioli di serra che in una settimana perdono il 40% del valore, crollando a 0,45 euro al chilogrammo, alle melanzane lunghe di serra, che nella stessa settimana guadagnano lo stesso 40% di valore attestandosi ad 1,05 euro al chilogrammo, mentre permangono stabili i valori delle melanzane tonde di serra, attestate a 0,55 euro al chilogrammo.

Nel segno della stabilità ci sono i fagiolini di serra tipo boby, che continuano a spuntare 4,75 euro al chilogrammo, i peperoni colorati di serra (1,55 euro), i peperoni verdi (0,45 euro) e i pomodori di serra ciliegini (1,15 euro). Si attestano allo stesso prezzo dei ciliegini i pomodori lisci di serra, che invece si segnalano in rialzo del 9,5%. Perdono invece terreno i pomodori rossi tondi lisci a grappolo (-13,0). Cali a due cifre anche per le zucchine di serra, sia chiare (-13,3%) che scure (-22,2).