Dal rapporto si evince come nel mondo il 99% dei consumatori consideri il fenomeno dell’Italian sounding una frode, un dato che va a minare la forte propensione dichiarata dai consumatori stranieri di voler acquistare e consumare olio italiano, il 79% degli europei, il 68% degli asiatici e l’84% di quelli americani. L’indagine traccia così un profilo del consumatore mondiale e delle sue aspettative rispetto al prodotto e alle sue abitudini.
“Andiamo a capire finalmente il profilo del consumatore mondiale rispetto alla conoscenza del prodotto – afferma il presidente David Granieri – che ora Unaprol mette a disposizione delle istituzioni per migliorare le politiche d’intervento nel settore”.
Dall’indagine risulta che una media dell’86% dei consumatori conosce o ha sentito parlare dell’olio extravergine d’oliva e il 72% dei consumatori sa che l’Italia è un Paese produttore. In entrambi i casi il prodotto è meno conosciuto in Asia, in particolare in Cina. Conoscenza molto elevata in Europa, con una flessione in Gran Bretagna cui fanno compagnia Nuova Zelanda e Australia, dove le conoscenze del prodotto made in Italy sono inferiori alla media mondiale citata.
L’Italia guida la classifica di notorietà tra Paesi produttori, seguita da Spagna, Grecia e Portogallo. I più informati sono gli europei, ma in Asia il 33% dei consumatori non sa ancora oggi quali siano i Paesi che producono olio. Inoltre, il 37% dei consumatori a livello mondiale dichiara di utilizzare frequentemente l’olio extravergine di oliva italiano, mentre il 63% lo utilizza raramente o mai. Dati che comunque confermano una certa positività del mercato a riguardo dell’olio extravergine di oliva italiano. Sul fronte della trasparenza, l’indagine di Extract evidenzia che il 55% degli acquirenti legge l’etichetta, con in prima fila gli americani e gli europei.
“Insieme al rapporto consegniamo alle Istituzioni lo studio di fattibilità su un marchio di sostenibilità di tutta la filiera – sottolinea Granieri – che dovrà contraddistinguere sul mercato mondiale la qualità del vero extravergine di oliva italiano. Un marchio che racchiude valori economici, etici contro il lavoro nero, di tracciabilità e con parametri qualitativi superiori del vero prodotto italiano”.
Quattro semplici concetti dovranno essere trasmessi dal nuovo marchio allo studio: ambientale, economico, sociale ed etico e salutistico. “Ambientale – conclude Granieri – perché capace di tutelare le risorse naturali e la biodiversità; economico, perché si preoccupa di garantire un reddito equo agli agricoltori e uno sviluppo alle comunità rurali; sociale ed etico perché garantisce trasparenza nell’occupazione, sicurezza nei luoghi di lavoro e nell’uso di prodotti ecosostenibili. Infino trasmette un concetto salutistico, perché proviene da una filiera tracciata, che esalta le proprietà salutistiche dell’olio extravergine di oliva, con parametri nutrizionali più restrittivi di quelli previsti dalla legge e, quindi, in grado di soddisfare le attese di tutti i consumatori”.
Collaborazione Ice-Unaprol
L’Agenzia Ice e l’Unaprol portano avanti da anni un’intesa di successo e l’iniziativa congiunta in occasione del lancio del rapporto Extract si concretizza con un’azione di incoming di buyer e di giornalisti dagli Stati Uniti. Dopo la sigla del primo accordo tra Mise e Unaprol, poi sfociato nell’intesa operativa tra Ice e lo stesso consorzio olivicolo italiano, sono al vaglio nuove misure per intensificare iniziative e azioni di sensibilizzazione e fidelizzazione del consumatore mondiale a sostegno del vero olio extra vergine di oliva di qualità italiano. Tra le aree di interesse al primo posto sempre gli Stati Uniti, che si confermano come principale mercato di sbocco per l’extravergine di oliva made in Italy, con un valore di 1,3 miliardi di euro di valore dell’export di oli di oliva extravergine in generale.
Grandi potenzialità per l'olio italiano
I consumi mondiali di olio di oliva sono cresciuti del 73% negli ultimi 25 anni, cambiando così la dieta dei cittadini in molti Paesi. Lo dice Coldiretti, in occasione del rapporto Unaprol/Ixè.
"Nel mondo sono stati consumati complessivamente 2,99 miliardi di chili di olio di oliva nel 2015 - spiega Coldiretti - con la vetta della classifica conquistata dall'Italia con 581 milioni di chili e della Spagna con 490 milioni di chili, con gli Stati Uniti a sorpresa al terzo posto. A sostenere la crescita della domanda mondiale sono gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici, che hanno fatto impennare le richieste di quel crescente segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione".
Secondo i dati di Coldiretti l'Italia ha esportato 320 milioni di chili di olio nel 2015, dei quali 100 solo negli Stati Uniti. L'export made in Italy relativo a questo segmento è sceso del 16%, anche per la consistente flessione negli Usa nell'ultimo anno.
"Per cogliere le opportunità che si aprono per il prodotto simbolo del made in Italy bisogna stringere le maglie della legislazione con l'attuazione completa delle norme già varate con la legge salva olio - commenta il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata. La credibilità è il fattore di successo sui mercati internazionali dove si affacciano nuovi ed agguerriti concorrenti che vanno affrontati anche con un rinnovato impegno sul piano della sostenibilità ambientale, sociale ed economica".
Le frodi
Nel 2015 sono quadruplicate le frodi nel settore degli oli e dei grassi, con un incremento record del 278% rispetto all’anno precedente del valore dei sequestri di questi prodotti.
E’ quanto si evince da un’analisi di Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai Carabinieri dei Nas, in occasione della presentazione del primo rapporto “Olio extra vergine di oliva italiano e consumatore mondiale, realizzato da Unaprol-Ixè.
“Nel 2015 i sequestri nel settore degli oli e grassi si sono attestati sui 29,5 milioni di euro – sottolinea Coldiretti - con 58 persone segnalate all’autorità giudiziaria e ben 345 segnalate all’autorità amministrativa, a fronte di 2691 controlli. Un’impennata rispetto all’anno precedente dovuta al moltiplicarsi dei casi di olio di oliva importati che vengono mescolati con quelli nazionali per diventare magicamente italiani, a danno dei produttori italiani e dei consumatori. A questo fenomeno non è certo estraneo il fatto che l’anno scorso sono cresciute del 481% le importazioni di olio dalla Tunisia per un totale record di oltre 90 milioni di chili".