In Puglia, il Corpo Forestale dello stato ha poi smascherato una frode sull’olio extravergine, imbottigliato e venduto come 100% italiano era in realtà di origine estera. Nel quadro di quest’altra operazione, svolta su delega della Direzione distrettuale antimafia di Bari, sequestrati numerosi lotti di olio per settemila tonnellate e sigilli apposti anche al laboratorio che ne certificava la falsa origine.
Pensando di trovare un maggior favore da parte dei consumatori, alcuni produttori di olive da mensa hanno fatto ampio ricorso in passato a due coloranti di origine vegetale, l’E140 e l’E141, a base di clorofilla o di suoi derivati rameici. Tali coloranti, atossici, sono tuttavia banditi dalle olive e da svariati anni gli organi di controllo vigilano affinché le olive verdi da mensa commercializzate ne siano esenti.
"Per poter eludere tale sorveglianza, recentemente sono state messe a punto delle nuove tipologie di frodi, per cui, al posto dei coloranti a base di clorofilla, le olive vengono immerse in soluzioni concentrate a base di solfato di rame, ossia vengono “verniciate”, come si dice nel gergo di chi pratica questo tipo di frode, per conferire una colorazione verde intensa, anche in presenza di olive raccolte nell’annata precedente e, dunque, caratterizzate da una colorazione estremamente sbiadita" spiega il Corpo Forestale dello Stato in una nota stampa. L’efficacia della frode è stata garantita a lungo dal fatto che, di norma, il solfato di rame non viene impiegato quale colorante, anche a fronte della sua tossicità, e che pertanto non viene ricercato nelle normali analisi di laboratorio eseguite dagli organi di controllo.
“Il solfato di rame nei campioni prelevati è stato riscontrato in concentrazioni doppie rispetto a quanto consentito dalla normativa che lo fissa come “Limite massimo di residuo” in misura non superiore a 30 mg/kg quale risultanza sull’oliva del trattamento fatto sulla pianta per scopi fitosanitari come ad esempio per contrastare attacchi fungini, tra cui la Peronospera - riferisce ancora la nota, che ricorda - il solfato di rame può essere utilizzato esclusivamente per pratiche agricole, ma in questi casi è stato illecitamente utilizzato per colorare le olive di un verde intenso e attraente.
Il Corpo forestale dello Stato ha scoperto un uso illegale del solfato di rame irrorato direttamente sulle olive, con funzione di colorante e stabilizzante, quindi assolutamente vietato. Infatti ne è stata riscontrata una quantità che si aggira sui 70 mg/kg: più del doppio del consentito. Il solfato di rame è bio-accumulabile dall’organismo e pertanto persiste negli organi e come tutti i metalli è difficilmente smaltibie. Il trattamento consentiva, allo stesso tempo, di rendere le olive molto più colorate, di un verde intenso ed uniforme su tutte le drupe e quindi di riciclare olive prodotte nelle annate precedenti smaltendo le scorte presenti in magazzino.
I controlli sulle olive sono stati effettuati anche sulle tre Dop registrate presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali: Nocellara del Belice; Bella della Daunia (cultivar Bella di Cerignola); Oliva tenera Ascolana. Durante i controlli delle Dop sopra menzionate i Forestali non hanno riscontrato problematiche legate al solfato di rame.
In occasione dei controlli, il Corpo forestale dello Stato ha però presentato denunce sia per frode in commercio, relativamente a olive etichettate falsamente come made in Italy, sia per illecito utilizzo di denominazione protetta, con riferimento a numerosi lotti di falsa “Nocellara del Belice”. Infine, nel corso delle operazioni condotte sono stati sequestrati circa 5.250 quintali di olive da mensa in cattivo stato di conservazione.
In tema di olio extravergine di oliva, recentemente nel brindisino e nel barese su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari sono stati sequestrati lotti riconosciuti come falso olio extravergine di oliva 100% italiano in molte aziende aventi sede a Fasano, Grumo Appula e Monopoli, come pure su un laboratorio di certificazione con sede in quest’ultimo comune.
Gli investigatori della Forestale, specializzati nella lotta alle frodi agroalimentari, si sono rivolti all’Istituto di bioscienze e biorisorse (Cnr – Ibbr) di Perugia per stabilire l’origine geografica di molte partite di olio extra vergine di oliva etichettato come “100% italiano”. Per l’occasione è stata utilizzata la tecnica innovativa del riconoscimento del Dna delle cultivar di olivo presenti nell’olio (analisi molecolare). La maxifrode ha interessato un quantitativo di circa settemila tonnellate di olio.