Il sistema della cooperazione agroalimentare italiana non conosce crisi. Questo, almeno, stando a quanto emerso nel corso della presentazione del Rapporto 2015 dell'Osservatorio della cooperazione agricola italiana, istituito dal ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto da Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unicoop. L'istantanea del comparto registra negli anni più neri della crisi, tra il 2011 e il 2013, una crescita del fatturato quasi doppia rispetto all’industria alimentare del Paese (+9% contro +5%), che dovrà essere seguita da una crescita nel Sud e politiche di branding ed export.
 
Per Nomisma, che ha svolto la ricerca, la consistenza del comparto è di 5.024 imprese collettive associate, con 92mila addetti e 815.898 adesioni, in grado di generare nel 2013 36,1 miliardi di euro di fatturato e collocare l’Italia al terzo posto nella speciale classifica Ue della cooperazione. “I dati evidenziati dall’Osservatorio – ha detto il presidente di Alleanza delle Cooperative-settore agroalimentare, Giorgio Mercuri - da una parte confermano il sistema vincente della nostra cooperazione, dall’altra indicano che ci sono ampi margini di miglioramento”.
 
Nel complesso, le cooperative agroalimentari europee sono pari a 21.769 e realizzano un fatturato di 347,3 miliardi di euro. L’Italia è il Paese con più cooperative agroalimentari nell’Europa a 28, con una quota del 27%, mentre in termini di fatturato si attesta al 10%, dietro a Francia (24%) e Germania (19%). Come numero di soci il nostro Paese rappresenta il 14% della quota totale, la stessa percentuale della Francia e meno di Germania (23%) e Spagna (19%).
L’export della cooperazione agroalimentare italiana raggiunge un valore di 6 miliardi di euro, pari al 18% del valore complessivo dell’export agroalimentare nazionale. La penetrazione dei mercati internazionali è prerogativa delle imprese più strutturate, con il 78% delle cooperative con fatturato superiore a 40 milioni di euro che realizza in media il 18% delle proprie vendite all’estero, mentre solo un terzo delle cooperative con fatturato tra 2 e 7 milioni di euro è attivo all’estero. In particolare sull’export risultano vincenti le politiche di marca, seguite dal private label.
 
Secondo Mercuri non si potrà parlare di “modello italiano della cooperazione” senza una preventiva omogeneizzazione, intesa anche nei termini di valore prodotto, del sistema associativo su tutto il territorio nazionale e senza proseguire nel processo di aggregazione e potenziamento delle nostre cooperative. “In questo modo i nostri prodotti – ha spiegato Mercuri - potranno contare di più sui mercati internazionali, che costituiscono il futuro sempre più prossimo per le nostre organizzazioni”.

La strada indicata da Mercuri è stata, secondo quanto indicato dal rapporto, già intrapreso con successo da Emilia Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, che da sole valgono il 75% del fatturato complessivo del sistema cooperativo italiano e rappresentano il 24% del giro d’affari totale dell’agroalimentare nazionale, movimentando il 36% degli approvvigionamenti della materia prima agricola. Sebbene infatti la cooperazione agroalimentare sia trasversalmente presente sull’intero territorio nazionale, il Nord detiene il primato nella produzione di ricchezza con il 44% delle cooperative che generano l’82% del fatturato del sistema. Nel settentrione si concentrano le cooperative più grandi, dove il fatturato medio per impresa è pari a 13,3 milioni di euro, contro appena 2 milioni del Sud.

‘Piccolo è bello’ vale solo dentro i grandi contenitori organizzati se, come evidenzia lo studio, si considera che le realtà di grosse dimensioni hanno segnato le migliori performance sul fatturato tra il 2011 e il 2013: +11% per le cooperative con fatturato oltre i 40 milioni di euro, +8% tra i 7 e i 40 milioni di euro, +4% tra i 2-7 milioni. È negativo il trend (-11%) delle cooperative sotto i 2 milioni di euro. Sempre nel periodo 2011-2013, con un +9%, le cooperative hanno realizzato un maggiore incremento del fatturato rispetto alle imprese di capitali, ferme a +5%.
 
In una prospettiva di filiera il primato per fatturato spetta alla zootecnica da carne, con 9,7 miliardi di euro nel 2013. Segue l’ortofrutta con 8,4 miliardi e il lattiero-caseario, con 6,8 miliardi. Le cooperative del vitivinicolo, con 4,3 miliardi di euro di fatturato, sono fra le maggiori imprese nazionali ed europee, con 5 aziende italiane sulle 7 top del settore. A queste si aggiungono le cooperative dei servizi (5,7 miliardi di euro), quelle del settore olivicolo (217 miliardi) e le cooperative di conduzione e forestali (289 milioni).
 
Per il viceministro del Mipaaf, Andrea Olivero: “Il settore agroalimentare oggi più che mai è al centro dell’attenzione del Governo e della politica economica, come dimostrano le scelte perseguite in questi mesi tese a una visione del settore che ha come punti di forza l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la semplificazione, l’accesso al credito. Il mondo della cooperazione, e i dati lusinghieri che sono stati presentati oggi lo dimostrano, è in grado di valorizzare più di un terzo della produzione agricola nazionale, ha una notevole propensione all’export delle nostre eccellenze agroalimentari. Dobbiamo certamente trovare soluzioni che possano ridurre lo squilibrio che anche quest’anno ritroviamo tra Nord e Sud, una sfida da perseguire collettivamente come sistema Paese. Perciò il mio impegno oggi è di proseguire quel lavoro di squadra finalizzato a garantire sul piano legislativo e normativo quanto risponde ai fabbisogni di questa agricoltura rinnovata che ha in sé la valorizzazione dei prodotti, dei territori, delle tradizioni e delle persone”.