Il 40% dell'olio extra vergine di oliva italiano è di maggiore qualità rispetto al resto della produzione nazionale. Lo ammette il primo Piq – Prodotto interno qualità sulla filiera oleicola, realizzata da Fondazione Symbola e Cra in collaborazione con Coldiretti e Unaprol, presentato nel Padiglione Coldiretti all'Expo di Milano, alla presenza del ministro Maurizio Martina. Il rapporto è stato presentato nel corso di un convegno dal titolo “L'olio italiano e la sfida della qualità – Il Piq della filiera oleica: per identificare, misurare, difendere”.

Symbola e Cra, per analizzare la qualità della filiera, hanno messo insieme 102 indicatori che rappresentano il più completo set informativo sulle diverse fasi produttive dell'olio. Le aziende mettono a segno tendenze positive nel contenimento dei costi di consumo dell'acqua, nella certificazione biologica e nella quota di olio recuperato sul totale distribuito. 

Di qualità non significa solamente qualità organolettica – spiegano Symbola e Cra – ma soprattutto frutto di una filiera che, in tutti i suoi passaggi, riserva le giuste attenzioni riguardo l'ambiente, il capitale umano, la gestione delle risorse e dei rifiuti, adotta certificazioni e rispetta i parametri di qualità salutistica”. Lo studio osserva una polarizzazione del mercato. Da una parte ci sono le imprese che scelgono la qualità, puntando sul valore del loro prodotto; dall'altra ci sono quelle che, in difficoltà, tagliano sulla qualità per aumentare la quantità. E' così che si giunge ad un ampliamento della forbice tra la produzione di qualità, ferma appunto al 39,2%, e una di basso livello, pari al 60,5% di quella nazionale.

L'obiettivo deve essere l'opposto, ovvero stimolare il paradigma dell'economia di qualità, secondo cui a minor quantità corrisponde un maggior valore dei prodotti. “L'olio è un tassello importante della quotidianità degli italiani, della cucina, della cultura nazionale e ha un ruolo importante anche all'estero – sottolinea David Granieri, presidente di Unaprol – pur in tempo di crisi in controtendenza con l'andamento complessivo del settore in Italia sono proprio i consumi di qualità a far registrare una crescita”.

Spesso – continua Granieri – la qualità percepita dai consumatori non corrisponde a quella reale del prodotto. Per questo avviare un lavoro di definizione e sistematizzazione del concetto di qualità è la premessa per comunicare in modo chiaro e accessibile questo valore, provando così a scardinare gli ostacoli che ne impediscono il pieno sviluppo”.  

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