E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della decisione della Russia di limitare o bloccare con decreto anche per un anno le importazioni agricole dai paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina. Il governo russo in un prossimo futuro stilerà una lista con i prodotti ed i Paesi oggetto delle sanzioni.
"Oltre il 16 per cento del valore delle esportazioni agroalimentari italiane è rappresentato da vini e spumanti - sottolinea la Coldiretti - che dovrebbero però essere al riparo dalla scure di Vladimir Putin dopo che nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70 per cento dell'oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard".
A rischio però le spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro nel 2013, di pasta per 50 milioni di euro, ma in aumento del 20 per cento nel primo quadrimestre del 2014 e carni per 61 milioni di euro.
La decisione russa è destinata ad alzare il livello dello scontro commerciale tra Russia ed Unione Europea che aveva avuto una anticipazione nella cosiddetta “guerra dei prosciutti”: la Russia ha già chiuso le frontiere a tutto l'export europeo di maiali, carni di maiale e trasformati in violazione delle regole sugli scambi alla Wto di cui è membro dal 2012, prendendo a pretesto la scoperta, a fine gennaio, di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la Bielorussia.
Una decisione che ha portato lo scorso aprile 2014 alla positiva decisione dell’Unione Europea di rivolgersi all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), dopo che le discussioni bilaterali Bruxelles-Mosca non hanno dato risultati.
"Per l’Italia - nota la Coldiretti - oltre al danno diretto dovuto alle mancate esportazioni si sta verificando un danno indiretto perché i maiali tedeschi, che normalmente vengono spediti in Russia, ora arrivano in Italia con danni per gli allevatori, ma anche per i consumatori perché carne e derivati del maiale vengono spesso spacciati come made in Italy perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta".