Si è riunita a Roma la sesta assemblea elettiva della Cia che, dopo un decennio di guida della Confederazione da parte del presidente Giuseppe Politi, segna un passaggio di consegne a un nuovo gruppo dirigente.
Questa mattina, infatti, è stato eletto il nuovo presidente Dino Scanavino.

Sul tavolo dell’evento, articolato in due giornate, soprattutto problemi noti, ma che continuano a non trovare soluzioni soddisfacenti, a partire dall’assenza di una politica agricola nazionale degna di tale nome.

“Al premier Matteo Renzi lanciamo un appello: il governo apra subito una nuova stagione anche per l’agricoltura e l’agroalimentare – ha dichiarato nella sua relazione il presidente uscente, Politi -. La crescita del settore può creare più di centomila nuovi posti di lavoro e contribuire alla ripresa del Paese. Per questo è indispensabile una rinnovata politica agraria nazionale, soprattutto in vista della nuova Pac che sarà operativa dal 2015 e dell’importante appuntamento dell’Expo. Bisogna ridurre i costi e la burocrazia che annientano la competitività delle aziende e le mettono fuori mercato”.

Dopo quelli che sono stati definiti ‘dieci anni senza una strategia’, Cia sottolinea la necessità di una politica orientata alle imprese, nelle loro diverse articolazioni, aggregazioni e rapporti con il mercato, che persegua l’obiettivo di collocare il sistema agroalimentare e le sue imprese nelle dinamiche della crescita e superi la logica di un contingente fatto di continue emergenze.
Gli effetti di un decennio di ‘non politica’ modellata esclusivamente su indirizzi e risorse della Pac, d’altra parte, sono riassunte da Cia in pochi numeri: dal 2004 la produzione agricola aumenta del 3 %, ma solo per effetto dell’andamento dei prezzi, perché in volume, la produzione ha perso circa l’11%, mentre il reddito agricolo per addetto – che nella media europea è cresciuto del 16,3% - è calato in Italia del 13%.

“Alle forze politiche e soprattutto al nuovo governo – ha proseguito Politi - diciamo fin da adesso che le strategie economiche e sociali devono puntare anche sul settore primario e far sì che esso sia messo nelle opportune condizioni per crescere in maniera equilibrata e uscire da quella crisi strisciante che ormai lo attanaglia da alcuni anni. Riteniamo indispensabile che governo e Parlamento mettano al centro della propria agenda il tema delle relazioni di filiera e dell’organizzazione economica degli agricoltori. L’Italia - ha detto ancora Politi - ha bisogno di filiere agricole e agroalimentari più competitive, più organizzate, con una maggiore capacità contrattuale degli agricoltori. Occorre un vero momento di discontinuità della politica agraria italiana che riconosca nell’organizzazione delle filiere e nell’economia contrattuale gli assi d’azione più importanti e innovativi. Confidiamo molto nell’impegno e nelle capacità del neo-ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina con il quale in questi mesi abbiamo lavorato bene e con primi importanti risultati”.

Massima apertura da parte del neoministro dell’agricoltura, Maurizio Martina. “Come governo sappiamo che attorno a questo settore ci giochiamo una parte consistente del nostro sviluppo futuro. Serve un grande lavoro di squadra. Il governo farà la sua parte di coordinamento e iniziativa, ma c’è bisogno che ognuno degli attori della filiera si assuma le sue responsabilità: le parzialità si devono unire. Un Paese che riesce a unire le forze in un progetto condiviso è un Paese forte. Siamo in una fase di passaggio complicata e i segnali positivi che abbiamo non bastano per stare tranquilli.
Ci sono sfide che dobbiamo affrontare insieme, ma queste stesse sfide sono anche opportunità da cogliere. Tra un anno abbiamo un appuntamento (Expo 2015) che è uno strumento che può fare la differenza nello sviluppo dell’agroalimentare italiano”.

Disegna uno scenario futuro di grande collaborazione, il ministro, quasi a riaprire i termini della Conferenza sull’Agricoltura promossa dalla Cia, una collaborazione tra tutti gli elementi del settore che consenta di sviluppare un progetto strategico nazionale condiviso che renda giustizia ai meriti e alle potenzialità dell’agricoltura e dell’agroalimentare. Non sono mancati, da parte di Martina, un plauso e un incoraggiamento all’unità che la rappresentanza del settore, con Agrinsieme, sta cercando di raggiungere.



Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina
(Foto ©Alessandro Vespa - AgroNotizie)

“È venuto il tempo di affrontare – ha annunciato Martinail tema di un grande appuntamento nazionale pubblico, visibile, esplicito dei nostri mondi che possa connettere l’agricoltura e l’agroalimentare con il Paese, anche andando oltre gli addetti ai lavori perché quello che sceglieremo sulla Pac non riguarda solo noi, ma dà un senso di marcia a un modello di sviluppo. Dobbiamo avere l’ambizione di contribuire a una discussione più ampia, anche per far capire quale potenzialità c’è in quello che facciamo tutti i giorni”.

Poi un cenno sulla legge di stabilità. “Abbiamo un impegno importante – ha affermato il ministro - anche per il Collegato Agricoltura della Legge di Stabilità, che è sicuramente perfettibile, ma prevede strumenti utili per il settore, come per l’accesso al credito, come per una questione cruciale come i rapporti nella filiera".

“Anche il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo è un momento cruciale per riprendere alcuni argomenti fondamentali, possiamo collegare quest’occasione ad Expo ed esaltare l’esperienza dell’agricoltura italiana. Ci sono tutte le condizioni per una svolta".
“Ci sono tutte le condizioni per dare insieme una svolta – ha concluso il ministro dichiarando la propria piena disponibilità a una collaborazione basata sulla lealtà -. Non sempre vi piacerò ma le critiche, purché costruttive, sono benvenute. Lavoriamo insieme e vedrete che i risultati arriveranno”.