Dino Scanavino è il nuovo presidente nazionale della Cia, Confederazione italiana agricoltori. Imprenditore vitivinicolo e vivaistico di Calamandrana, nell’Astigiano, 53 anni, è stato eletto oggi all’unanimità dall’Assemblea elettiva, riunita a Roma all’Auditorium della Tecnica e composta da 436 delegati, in rappresentanza dei quasi 900 mila iscritti dell’organizzazione in tutta Italia.
Scanavino, già vicepresidente nazionale dal 2010 nonché presidente della Cia di Asti dal 2002, sarà alla guida della Confederazione per i prossimi quattro anni e rappresenta il passaggio definitivo da una governance mista composta da agricoltori e funzionari confederali a una tutta di agricoltori, come sancito dal nuovo Statuto. Succede a Giuseppe Politi, che è stato al vertice dell’organizzazione per gli ultimi dieci anni.

Oggi i cittadini, agricoltori compresi, non si sentono rappresentati dalla politica -ha detto il neo presidente della Cia- e quindi è assolutamente necessaria quella che io chiamo una ‘intermediazione buona’ tra gli interessi dei cittadini agricoltori e quelli della nazione, per curare il disagio che c’è nel Paese”. “L’agricoltura è la 'dispensa' dell’Italia e rappresenta una risorsa strategica per la ripresa dell’economia -ha spiegato Scanavino-. Anche con la crisi l’agricoltura sta garantendo occupazione e produttività. Basti pensare che nel 2013 sulla scena agricola sono spuntate 11.485 nuove aziende, pari al 10 per cento delle imprese neonate in Italia, e che oltre il 17 per cento di queste ha un titolare di età inferiore ai 30 anni. Non si può dimenticare che l’agroalimentare è l’unico comparto che continua a crescere sui mercati stranieri e che oggi cibo e vino ‘made in Italy’ costituiscono il secondo comparto manifatturiero del Paese con un fatturato di oltre 130 miliardi di euro e un'incidenza del 15 per cento sul Pil”.

Il reddito degli agricoltori però - ha aggiunto il nuovo presidente della Cia - non cresce perché lo Stato appesantisce il settore con inconcepibili oneri burocratici. Ora serve un cambio di passo: la politica deve investire sul serio sul settore, dedicandovi tempo e risorse. La scelta di individuare agricoltura e cibo tra i settori chiave per il rilancio è un buon inizio. E' necessario un nuovo progetto di politica agricola e agroalimentare nazionale”. “Bisogna arrivare preparati per cogliere appieno gli appuntamenti che ci attendono, a partire dall’applicazione della nuova Pac e dall’Expo 2015 - ha aggiunto Scanavino - continuando a promuovere l’aggregazione e l’internazionalizzazione delle imprese; ridurre i costi produttivi, amministrativi e fiscali e favorire il ricambio generazionale. Perché c’è un’intera generazione, che è quella dei nostri figli, che rischia di restare fuori dal mercato”.       

Il numero uno della Confederazione ha sottolineato: la parola d’ordine deve essere “semplificare” e “Agrinsieme ne è un esempio, poiché nasce dalla scelta di lavorare uniti di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari, rompendo le logiche della frammentazione - ha chiosato Scanavino-. Abbiamo dato un segnale di anticipo sulla politica. Questo patto copre praticamente tutta la filiera agroalimentare e i suoi problemi, che finiscono per riflettersi anche su quelli di chi va a fare la spesa. Solo insieme si può far ‘pesare’ di più l’agricoltura e affrontare in maniera adeguata questioni ataviche e nuove sfide del settore”.