Il 2012 che è appena iniziato sarà l'Anno internazionale delle cooperative: Patfrut di Ferrara ha organizzato per questa occasione una tavola rotonda dal titolo 'Quale futuro per l'ortofrutta nel contesto europeo?', chiamando a raccolta importanti esperti del settore.

L'incontro, che si è tenuto il 20 febbraio a Ferrara, ha visto la partecipazione di nomi di spicco del comparto ortofrutticolo italiano: Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, Paolo Bruni, presidente Cogeca, e Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

Ha aperto i lavori Luciano Torreggiani, presidente di Patfrut, che ha brevemente ripercorso il cammino intrapreso da Patfrut dopo la fusione, tracciando un percorso fatto di organizzazione del personale, di razionalizzazione dei costi, di ammodernamento strutturale e di rafforzamento economico, caratterizzato da investimenti ed azioni difficilmente perseguibili dalle singole realtà disaggregate. Con un unico, ambizioso fine: garantire ai soci produttori "il massimo reddito possibile".

 

"Riposizionare l'agricoltura come merita"

Per Vernocchi, l'agricoltura deve essere riposizionata come merita, per le eccellenze che il made in Italy riesce ad esprimere, pur trovandosi troppo spesso in competizioni impari con Paesi ove i costi di produzione sono molto più contenuti: l'ortofrutta è un settore che vale il 31% della Plv agricola italiana.
In più, è un asse importante per il tessuto sociale e per l'occupazione che genera, pur mancando il ricambio generazionale nella conduzione delle aziende agricole: solo il 2,9% di under 35 in Italia, l'8% in Francia e il 7,7 in Germania, mentre gli over 65 sono oltre il 40% in Italia, il 15% in Francia e il 7,5% in Germania. Analogo discorso per la superficie media delle aziende agricole, che anche in questo caso vede il nostro paese in forte ritardo sui partner europei.

 

"Fondamentale fare sistema"

Il presidente di Cogeca, Paolo Bruni, ha rilanciato con molta determinazione sulla necessità di una maggior coesione del comparto ortofrutticolo italiano e sul bisogno di promuovere i consumi ortofrutticoli.

"Il nostro Paese si è presentato ad un appuntamento internazionale come Fruitlogistica di Berlino – ha dichiarato Bruni – senza riuscire a dare una immagine omogenea del Paese Italia. La nostra nazione in alcuni comparti dell'ortofrutta come le pere, le pesche, il kiwi, il pomodoro vanta dei primati mondiali. Ma essere primi nelle produzioni non basta, occorre essere competitivi".

La sfida in questi momenti di crisi, di calo dei consumi e dei redditi deve essere rapidamente lanciata.

Bruni ha anche sottolineato l'importanza, in questi momenti di crisi, di combattere il calo dei consumi: l'Italia produce infatti 36 milioni di tonnellate di ortofrutta (primi in Europa) e ne consuma solamente 8,3 milioni di tonnellate.

"I nostri sforzi devono quindi orientarsi all'aumento della capacità di esportazione, aprendo nuovi mercati; un lavoro arduo e difficile con un'infinità di ostacoli da superare, come ad esempio le barriere fitosanitarie, che solo lavorando uniti e affinando il ruolo diplomatico delle nostre Ambasciate all'estero sarà possibile risolvere. Tutto ciò significa fare sistema" ha concluso Bruni.

 

De Castro e l'Ocm unica

Paolo De Castro ha introdotto il tema dell'Ocm unica, che dal punto di vista dell'evoluzione storico-normativa della Pac, è un'operazione di semplificazione e razionalizzazione di notevole portata. La creazione di un unico regolamento per tutti gli interventi di mercato sancisce la fine di un'epoca storica della Pac, durata oltre quarantacinque anni.

"Dobbiamo agire rapidamente ed in modo coordinato – ha dichiarato De Castro – per poter creare le condizioni di apertura di nuovi mercati attraverso l'abbattimento di quelle barriere, che oggi sono utilizzate spesso come strumento distorsivo per il libero scambio delle merci". Ha inoltre criticato nel metodo la decisione (votata con risicata maggioranza) del Parlamento Europeo di un accordo di libero scambio tra Marocco ed Ue, poiché ha creato "un precedente che legittimerà tutti gli stati del bacino del Mediterraneo a seguire l'onda libertina dell'Unione europea; si doveva invece perseguire la strada di accordi multilaterali, con le questioni agricole al centro dei colloqui".

 

Il caso della pera Abate

La serata è stata chiusa da Torreggiani che ha ricordato che solo tre giorni prima, in seno al Cso, alla presenza dell'assessore regionale all'gricoltura Tiberio Rabboni, è stato costituito un tavolo permanente per la valorizzazione della pera Abate, comprendente i principali attori della filiera pericola aggregata (cooperative e commercianti, che rappresentano oltre il 50% della produzione di Abate regionale).
Uno strumento nuovo per unire il settore e ottenere quella coesione necessaria per affrontare le imminenti sfide che il mercato globale propone, se si vuole tenere alta la bandiera dell'ortofrutta made in Italy nel mondo.