Si torna a parlare della polemica innescata la scorsa settimana a proposito della frutta, povera di nutrienti a causa dell'impiego di agrofarmaci e delle pratiche di coltivazione intensiva. Questa volta, però, i toni si fanno più pacati, lasciando finalmente spazio a considerazioni basate sulla realtà e non sui preconcetti. Se ne fa interprete “Avvenire” del 20 febbraio ospitando il parere di Giorgio Calabrese, noto nutrizionista, secondo il quale non ci sono sufficienti basi scientifiche nell'affermare che i nutrienti della frutta sono diventati pressoché nulli. Gli fa eco “Il Campanile” del 21 febbraio con l'intervento di Agrofarma (l'associazione che riunisce le imprese del settore) a ribadire che senza agrofarmaci avremmo perso anche il nostro patrimonio gastronomico. Pur non mutando atteggiamento rispetto alle sue (rispettabili) convinzioni sul tema delle colture intensive, nel dibattito sugli alimenti e sulla loro tipicità interviene anche il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, che dalle colonne del “Corriere della Sera” ribadisce l'importanza della difesa della “sovranità alimentare” dei Paesi.
Il dibattito si sposta poi sugli Ogm, sull'onda della decisione comunitaria di dare via libera ai due nuovi mais geneticamente modificati. Se ne parla su “DNews” con un articolo nel quale sin dal titolo (Il tabù Ogm, quelle opinioni geneticamente immodificate) si mette l'accento sulla necessità di uscire dai pregiudizi per affrontare con serietà questo argomento. Un invito a “sdoganare” gli Ogm arriva anche da una ricercatrice dell'Università di Milano che dalle pagine di “Io Donna” riassume le motivazioni che inducono a guardare agli Ogm per le opportunità che possono offrire. Le biotecnologie promettono anche altre opportunità, come ad esempio la possibilità di ottenere energia dai batteri. Ne parla “Nova”, il dorso scientifico de “Il Sole 24 Ore “ in edicola il 19 febbraio.
Tornando alla qualità delle produzioni agricole italiane, va segnalato che quanto esce dai nostri campi continua a riscuotere il consenso dei mercati internazionali, come dimostra il buon andamento delle esportazioni, come scrive Andrea Zaghi su “Avvenire” del 19 febbraio. Se va bene per l'export, attenzione va riposta sui flussi di importazione per i quali non si ha alcuna intenzione di abbassare dazi o mettere in atto politiche che favoriscano “l'invasione” dei prodotti stranieri. Semmai le barriere economiche andrebbero alzate, come si può leggere sul “Corriere della Sera” del 21 febbraio, che riporta alcune considerazioni espresse dal ministro dell'Agricoltura a margine dei preparativi per il “G8” agricolo. Un appuntamento al quale il mondo agricolo arriverà forte del proposta di legge che vede fra i suoi punti cardine l'obbligo dell'etichetta di origine per i prodotti agroalimentari commercializzati in Italia. Una decisione, come si legge su “Il Messaggero” del 21 febbraio, che vuole essere un deterrente contro i comportamenti scorretti e uno strumento di tutela per i consumatori. Sull'argomento torna anche “La Discussione” del 22 febbraio dove si parla di questo disegno di legge, che nelle intenzioni vuole restituire competitività all'agricoltura (se ne parla anche su Agronotizie di questa settimana). Se ne discute anche su “Italia Oggi” del 20 febbraio, che si sofferma in particolare sull'articolo che prevede l'indicazione obbligatoria della provenienza per tutti i prodotti agroalimentari commercializzati in Italia. Un mezzo certamente efficace per dare ai consumatori maggiori strumenti di conoscenza per le loro scelte. E che da da parte del consumatore ci sia una forte attenzione per cosa porta in tavola lo dimostra anche la tendenza, puntualmente registrata da “Il Tempo” del 23 febbraio, a realizzare orti sui terrazzi e sui balconi oltre che nei giardini, in una sorta di “fai da te” degli alimenti. Lo stesso vale per le produzioni biologiche, che oggi hanno raggiunto in valore la considerevole cifra di 2,5 miliardi di euro come riporta “Affari & Finanza” del 23 febbraio. A trainare la corsa del bio, secondo quanto riporta “DNews” del 24 febbraio, sono soprattutto il pane, la pasta e i prodotti per l'infanzia. Ma anche uova e yogurt, come afferma “Finanza & Mercati” dello stesso giorno, non sono da meno.
Ancora le quote
Non potevano mancare le quote latte, anche questa settimana protagoniste indiscusse della cronaca, dopo le minacce degli allevatori di marciare con i loro trattori su Arcore, per far conoscere al presidente del Consiglio il dissenso sulle modalità di assegnazione degli aumenti produttivi ottenuti da Bruxelles. “La Provincia” di Cremona inizia già il 19 febbraio con la cronaca delle assemblee degli allevatori, ribattezzate per l'occasione “stati generali” antidecreto. Anche “Finanza & Mercati” interviene sull'argomento con una nota intitolata “non bisogna premiare i furbi”. Risponde il ministro Zaia dalle colonne de “La Gazzetta di Parma” invitando ad evitare quelle che definisce guerre tra poveri. Ma anziché placarsi, le polemiche si alzano di tono e arriva la minaccia della “marcia su Arcore”, argomento del quale si occupano molti giornali fra i quali “Il Sole 24 Ore” e “Il Giorno” del 21 febbraio. La parola torna a “La Provincia” del 23 febbraio, che pubblica un commento sulle motivazioni della protesta che sta montando fra gli allevatori. Protesta che rimbalza anche sulle colonne del “Corriere Veneto” del 24 febbraio.
Vino e musica
Lasciamo il latte alle sue polemiche (se ne parlerà ancora a lungo nei prossimi giorni, c'è da scommetterci) per sfogliare i giornali che si sono occupati del vino, altro argomento che con frequenza trova spazio sulla stampa. E le notizie su questo settore sono di segno positivo, come si può leggere su “Italia Oggi” del 21 febbraio che a proposito del Franciacorta riporta i buoni risultati dell'export. Va bene anche per il Chianti, come si può leggere su “Finanza & Mercati” del 23 febbraio. Cattive notizie invece per le vendite d'Oltreoceano del Brunello, che risente, come scrive “La Stampa” del 22 febbraio, della crisi economica che ha coinvolto anche i ristoranti, da sempre buoni estimatori dei vini italiani. Barolo e Barbaresco sono invece alle prese con la proposta di mettere in etichetta le menzioni, i “cru” per dirla con i migliori vini francesi. I dettagli si possono leggere su “Italia Oggi” del 21 febbraio, mentre nello stesso giorno “La Nazione” fa sapere ai suoi lettori che il vino sembra migliorare la qualità se le viti dalle quali proviene hanno potuto ascoltare le musiche di Mozart. Si sapeva che la musica ha qualche benefico effetto sulle vacche, che così producono latte migliore. C'è qualche dubbio che il beneficio si possa estendere anche alle viti. Ma chissà... Intanto gli esperimenti continuano.