Prevenire è meglio che curare, ma quanto meglio? Per dare una risposta circostanziata a questo interrogativo è sufficiente recarsi in una delle stalle della Fattoria San Rocco, e per la precisione a Sant'Agata Bolognese, il paese della Lamborghini, dove quest'azienda agricola multisito alleva le sue bovine in transizione.

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Auto di lusso uguale stalle di lusso? Non proprio: dopo il parto le vacche della Fattoria San Rocco sono stabulate in un'ex-porcilaia, ristrutturata a inizio anni '70 per accogliere i bovini. Va meglio alle vacche a fine asciutta, che hanno a disposizione due ampi box parto su abbondante lettiera, recentemente ricavati da un ex-fienile.
"In quest'azienda e in particolare in questa stalla - ci fa subito notare Massimiliano Zocca, responsabile tecnico di questa conosciuta realtà del comprensorio del Parmigiano Reggiano, dotata di caseificio aziendale - è la componente management a fare la differenza, perché abbiamo limiti strutturali obiettivi e invalicabili. Per cui per migliorare ci serve organizzazione, preparazione, unità di intenti. E soprattutto non mollare mai".

Stalla di Sant'Agata Bolognese: una delle due sale parto, ricavate da un fienile, in cui le bovine della Fattoria San Rocco trascorrono gli ultimi diciannove giorni di asciutta
Stalla di Sant'Agata Bolognese: una delle due sale parto, ricavate da un fienile, in cui le bovine della Fattoria San Rocco trascorrono gli ultimi diciannove giorni in asciutta
 

Motivazioni solide

Ed è proprio alla lungimiranza del management aziendale, ben consigliato dai due veterinari Davide Bolognini ed Elisa Carlotta Zaniolo, che si deve il ricorso, a partire dalla fine del 2016, ad un protocollo immunostimolante da implementare nel close-up e subito dopo il parto per contrastare la fisiologica carenza/inattività dei neutrofili tipica del puerperio.
"All'immunostimolazione ci ho sempre creduto - osserva Bolognini - perché giocare in prevenzione è decisamente importante. In modo particolare oggi, dal momento che al settore zootecnico viene chiesto di limitare l'impiego di antibiotici. In quest'azienda poi, grazie all'impiego di Afi Farm e alle rielaborazioni su file di excel, la registrazione degli eventi di stalla è da sempre molto efficace, e sarebbe stato dunque possibile anche valutare concretamente l'impatto dell'immunostimolazione sulla salute delle bovine".

"Alla fine del 2016 - interviene Massimilianostavamo già provvedendo, qui in azienda, a ridurre l'uso di antibiotici. Un obiettivo che si può perseguire anche attraverso il miglioramento del management, ma fino a un certo punto. Senza trascurare il fatto che l'immunostimolazione ci poteva servire anche per migliorare la fertilità delle nostre vacche, obiettivo a cui mirano i protocolli di sincronizzazione che abbiamo in essere dal 2014. Per noi poteva quindi essere strategico limitare i problemi uterini del periodo antecedente la fecondazione".

Grazie alla immunostimolazione, nelle vacche in post parto c'è stato un crollo delle endometriti
Grazie alla immunostimolazione, nelle vacche in post parto c'è stato un crollo delle endometriti
 

Risultati eclatanti

Ecco dunque perché, quando i veterinari aziendali chiedono a Massimiliano Zocca il via libera al trattamento di immunostimolazione, il semaforo verde non tarda ad accendersi.

Nessun problema per ciò che riguarda il rispetto del protocollo farmacologico: qui c'è infatti una procedura interna di indicizzazione della durata presunta della gravidanza, che consente al software gestionale di inserire nella lista di attenzione le bovine che si trovano una settimana prima del parto; ancora meno problematico è il secondo intervento, che viene fatto di routine alla prima visita il giorno successivo al parto.
Oggi la soddisfazione nei confronti dell'immunostimolazione è divenuta palpabile: in un anno (tra dicembre 2016 e dicembre 2017) le endometriti si sono addirittura dimezzate, il tasso di concepimento alla prima fecondazione è migliorato di tredici punti percentuali, e anche il tasso di riforma obbligata è diminuito sensibilmente (Tabella 1).

Tabella risultati del trattamento immunostimolante

Non solo: anche le infezioni mammarie - che in questa azienda tendono a non evidenziarsi clinicamente, visto che oltre una certa soglia di cellule somatiche partono le terapie - sono diminuite, visto che il numero dei trattamenti endomammari è diminuito del 15%, così come la quantità di antibiotico usato contro le mastiti della lattazione è calata del 5% (Tabella 2).

Tabella risultati del trattamento immunostimolante sul consumo di antibiotici endomammari per la lattazione
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"Nei primi tre mesi del 2018 - aggiunge Massimiliano - le ritenzioni placentari sono scese al 7,54% dei parti, e nella metà dei casi la ritenzione è stata da ricondurre a un parto gemellare. Inoltre le endometriti sono ulteriormente calate, così come il conception rate alla prima inseminazione è ulteriormente migliorato, arrivando al 44%. In più, grazie all'effetto congiunto dei protocolli di sincronizzazione e di immunostimolazione, il pregnancy rate della stalla storicamente più critica, quella di Recovato, è passato dal 12% del 2014 al 26% di oggi".

E quando gli chiediamo un giudizio complessivo sull'immunostimolazione in transizione, "è un trattamento preventivo - dice - che nella zootecnia di oggi deve essere sfruttato o per lo meno preso in considerazione, perché comporta dei vantaggi che vanno ben al di là del suo costo economico. L'interrogativo da porsi - conclude - è proprio questo: il costo dell'immunostimolazione vale più o meno di un 44% di CR alla prima fecondazione?".

Per quanto riguarda la Fattoria San Rocco, la risposta è nei fatti: questo protocollo è ormai una routine. Prevenire è molto meglio che curare.
 

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di Alessandro Amadei