Il forte aumento dei costi di produzione strutturali (alimentazione, energia) provoca un impatto molto negativo sul reddito degli agricoltori e non garantisce la redditività. Il prezzo dei bovini pagato al produttore oggi è uguale a 15 o 20 anni fa, mentre, oggi, il prezzo della carne è aumentato considerevolmente al dettaglio.
Il modello economico del settore non può essere basato su uno schema di prezzi al ribasso visto che la produzione deve sottostare a stringenti requisiti normativi e regolamenti.
Le due federazioni hanno condiviso una posizione comune individuando una priorità: la Gdo e i trasformatori devono riconoscere un valore equo alla carne prodotta dagli allevatori, per poter migliorare i prezzi alla produzione e ai giovani bovini e vitelli da ristallo e quindi dare prospettive alle attività degli allevatori italiani e francesi, per continuare l’ingrasso e per aumentare le vacche nutrici.
La sostenibilità della filiera dipende dal mantenimento dell’attività di allevamento. Gli allevatori allertano i responsabili della macellazione e della distribuzione sulla necessità e urgenza di valorizzarla. In caso contrario, gli allevatori abbandoneranno la produzione e non ci sarà più ricambio generazionale.
E’ anche essenziale rafforzare i regolamenti comunitari dell'etichettatura di origine e la tracciabilità dei prodotti, per fornire tutte le informazioni richieste dai consumatori e per evidenziare la qualità della produzione. Inoltre, le disposizioni del regolamento (Ce) 1760/2000 sulla "etichettatura facoltativa delle carni bovine" (art. 16,17 e 18), non devono essere abrogate, per dare la possibilità ad ogni Stato membro di utilizzarle, per fornire ai consumatori informazioni certificate lungo tutta la filiera.
I rappresentanti degli allevatori italiani e francesi sottolineano inoltre l'importanza di orientare gli aiuti della nuova Pac verso la produzione di carne bovina per favorire un riequilibrio del reddito degli allevatori di bovini da carne.
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