Se ne parla tanto e sono moltissime le aziende che vedono i biostimolanti come un'opportunità di mercato, ma anche gli agricoltori si sono ormai accorti dell'aiuto indispensabile di questi prodotti per migliorare la resa e la qualità delle proprie produzioni.
Come? Attraverso gli effetti che essi hanno in tutte le fasi principali del ciclo colturale: dallo stimolo della radicazione allo sviluppo vegetativo ed efficienza fotosintetica, dall'aumento del calibro dei frutti, alla resistenza a spaccature e a stress climatici di vario tipo, fino al miglioramento di vari aspetti qualitativi, in termini di contenuto zuccherino, sapore, colorazione e shelf-life.
Sul mercato esistono vari tipi di biostimolanti, o presunti tali, ma ciò che caratterizza realmente un biostimolante sono la materia prima naturale, il processo di produzione e gli effetti dimostrati sul metabolismo primario e secondario delle piante. Ecco quindi che la selezione dei "veri" biostimolanti si riduce a poche grandi famiglie: idrolizzato enzimatico di fabaceae, prodotti a base di estratti di alghe e lieviti, idrolizzati proteici a base di amminoacidi liberi, micorrize, acidi umici ed altri estratti vegetali.
Inoltre, esiste uno specifico allegato, all'interno del D.Lgs. 75/2010 (Allegato 6, punto 4.1), che elenca quali sono i biostimolanti riconosciuti in legge come tali.
Il binomio "materia prima – processo di produzione" è quello che realmente differenzia un biostimolante da un altro e ne sancisce la maggiore qualità ed efficacia. Biostimolanti prodotti a partire dalla stessa materia prima ma con un processo differente hanno caratteristiche ed effetti sulle piante profondamente diversi. Stessa cosa se partiamo da materie prime differenti, pur usando lo stesso processo, la composizione e le peculiarità del prodotto non possono essere uguali.
Ilsa sfrutta proprio questo binomio per produrre biostimolanti unici, differenti da tutti gli altri presenti in commercio. Collagene e piante della famiglia delle fabaceae (leguminose) sono le materie prime, idrolisi enzimatica ed estrazione in CO2 supercritica i processi.
Idrolisi enzimatica dunque, e non idrolisi chimica. Al posto di composti chimici, Ilsa utilizza specifici pool di enzimi per la produzione dei propri idrolizzati proteici e quindi di biostimolanti a base di amminoacidi liberi. Pur partendo dalla stessa materia prima, a differenza di quelli ottenuti da idrolisi chimica, gli idrolizzati proteici ottenuti per idrolisi enzimatica sono stabili e hanno bassa salinità.
Inoltre, l'idrolisi enzimatica, a differenza dell'idrolisi chimica, ha la caratteristica di mantenere gli amminoacidi liberi nella forma "levogira", quella naturale e realmente utilizzata dalle piante. Ilsa è una delle pochissime aziende al mondo che fa idrolisi enzimatica ma le altre aziende che usano lo stesso processo partono però da materie prime diverse.
Il risultato? Un prodotto di buona qualità ma con un profilo di amminoacidi completamente diverso e meno equilibrato rispetto a quello che può garantire il collagene, materia prima davvero nobile, tant'è che viene usato per produrre cosmetici e gelatine per l'alimentazione umana.
Ma non solo collagene.
Ilsa usa il processo di idrolisi enzimatica per produrre anche biostimolanti 100% vegetali, a partire da piante della famiglia delle fabaceae. Il risultato anche questa volta è eccellente e la matrice è un "idrolizzato enzimatico di fabaceae", riconosciuto in legge come biostimolante. Attraverso il binomio "fabaceae-idrolisi enzimatica", Ilsa riesce ad ottenere amminoacidi vegetali, vitamine, composti fenolici, saponine ed altri composti vegetali ad azione biostimolante, in particolare il triacontanolo, alcol dalle caratteristiche ormono-simili, sul quale esistono decenni di pubblicazioni scientifiche e del quale le fabaceae sono particolarmente ricche.
Solo l'idrolisi enzimatica riesce ad estrarre efficacemente una piccola quantità di triacontanolo naturale (max 10 mg/kg) rispetto ad altri tipi di idrolisi che lo distruggono completamente. Inoltre, rispetto al triacontanolo di sintesi che si trova in commercio, quello naturale estratto dalle fabaceae è completamente solubile e a disposizione delle piante.
Un'altra innovazione di Ilsa, a disposizione degli agricoltori di tutto il mondo, è la tecnologia dell'estrazione in CO2 supercritica, non nuova per alcuni settori come quello alimentare, farmaceutico e cosmetico ma una novità assoluta per la produzione di mezzi tecnici per il settore agricolo. Regolando la condizioni di temperature e pressione, l'anidride carbonica si converte in un "fluido supercritico" (con caratteristiche intermedie tra gas e liquido) e diventa il solvente, assolutamente naturale e innocuo, in grado di estrarre non solo il triacontanolo ma anche tutte e le altre molecole vegetali ad azione biostimolante.
Ilsa ha chiamato questo programma: Viridem (dalle piante per le piante) e attraverso molecole completamente naturali, ottenute da materie prime "nobili" e da processi "esclusivi", oggi dispone di una gamma di biostimolanti capace di rispondere alle più svariate esigenze delle piante con efficacia difficilmente raggiungibile da altri prodotti.
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Fonte: Ilsa