Le sue 23 piante non gli avevano mai fruttato nulla, trattandosi tutte di esemplari adulti della varietà Leccino, cultivar autoincompatibile, in un comprensorio isolato sprovvisto di altre varietà (gli impollinatori erano morti a causa del gelo invernale). L’idea di sperimentare l’impollinazione artificiale gli è venuta confrontandosi con un vicino produttore di actinidia, il kiwi, coltura per cui è comunemente praticata questa innovativa tecnica agronomica. Il principio è semplice: si tratta di prelevare il polline da alcune varietà di olivo, conservarlo a bassa temperatura per mantenerlo vitale e, al momento della fioritura, “soffiarlo” sulle piante bersaglio in modo da favorire la fecondazione dei fiori aumentando la produzione di olive.
L’olivo infatti, è una pianta caratterizzata da un’elevatissima percentuale di aborti fiorali e per questa ragione anche un modesto miglioramento nella percentuale di allegagione porta a notevoli aumenti produttivi. Per realizzare questa esperienza D’Isola si è affidato all’esperienza della Biotac di Tacconi che da diversi anni si occupa di impollinazione di actinidia e produce macchine in grado di aspirare il polline e di distribuirlo sui fiori femminili. I risultati di questa semplice esperienza sono stati sorprendenti: i 23 olivi in produzione del piccolo appezzamento hanno prodotto la bellezza di 11 quintali di olive pari a una media di poco meno di 50kg di olive a pianta, un valore eccezionale se raffrontato con la media produttiva della Lombardia che è ferma ai 10 kg a pianta.
Il polline è stato raccolto da oliveti composti dalle varietà Pendolino, Moraiolo, Casaliva e conservato a 4°C per alcuni giorni fino al momento dell’impollinazione che è stata effettuata con polline puro al mattino presto erogando un totale di circa 2 g di polline per pianta in 2 passaggi nell’arco di 2 giorni.
La tanto felice esperienza di D’Isola ha convinto l’Aipol, la più importante realtà associativa della Lombardia, in collaborazione con Gianni Tacconi, esperto di impollinazione dell’actinidia, a organizzare una prova scientifica su vasta scala, che sta partendo proprio in questi giorni, allo scopo di verificare l’efficacia e approfondire le potenzialità di questa promettente tecnica agronomica in olivicoltura.
“Aumentare la produttività degli appezzamenti dei nostri olivicoltori anche di una piccola percentuale sarebbe già un grande risultato visto che gli oli lombardi sono oggi ricercatissimi sul mercato e la domanda supera l’offerta - afferma il presidente di Aipol Silvano Zanelli - per questo la Cooperativa ha deciso di destinare una parte dei contributi europei riservati agli olivicoltori per realizzare questa sperimentazione che durerà tre anni. Speriamo alla fine di queste prove di poter consegnare ai nostri produttori uno strumento utile per rendere economicamente sostenibili le aziende olivicole che oggi in Lombardia hanno dei costi di produzione elevatissimi”. Nell’ottica della massima collaborazione che contraddistingue l’Aipol e la Biotac, la “prova” è aperta a tutti coloro che volessero saperne di più o sperimentare nella loro realtà l’impollinazione dell’olivo. Alcune altre realtà olivicole hanno già pianificato alcune prove anche in altri areali e, come si suo dire, “la parola al frantoio”.
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Fonte: Aipol - Cra-Gpg, Centro di Ricerche per la genomica vegetale