“La nuova contrazione della superficie del mais, meno pesante di quanto temuto ad inizio campagna, evidenzia che ci si sta avvicinando ad una soglia di resistenza legata ad un utilizzo del prodotto non surrogabile (zootecnia, biogas) ed alla fiducia che gli agricoltori continuano a manifestare verso la coltura anche per i risultati che può assicurare - ha dichiarato Giuseppe Carli, presidente della Sezione colture industriali di Assosementi - Le nuove varietà che la ricerca genetica continua a mettere a disposizione e le nuove agrotecniche consentono infatti di raggiungere importanti risultati. L’andamento stagionale piovoso e fresco ha poi finora favorito la coltura e quindi se continuerà di questo passo, sarà possibile contare su produzioni finali molto buone, dopo due stagioni molto deludenti”.
Secondo le stime di Assosementi il mais coltivato in Italia è destinato alla produzione di granella (660.000 ettari circa), di insilato (250.000 ettari) e di biogas (100.000 ettari). Le recenti statistiche diffuse dalla Commissione Eu (Eurostat e DG agricoltura) pongono l’Italia al quarto posto in Europa nella coltivazione di mais da granella, dopo Romania, Francia ed Ungheria. Assosementi ricorda tuttavia che negli ultimi 10 anni la coltura del mais ha perso in Italia oltre 400.000 ettari, vale a dire poco meno di 1/3 della superficie.
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Fonte: Assosementi