La robotica sta lentamente rivoluzionando la gestione dei vigneti superando la sfida della carenza di manodopera e, combinata con approcci agronomici innovativi, può rispondere anche alle richieste di una maggiore sostenibilità.
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Tuttavia - in caso di terreni impervi, con pendenze elevate o in presenza di ostacoli naturali - l'uso di robot non sempre è facile: le difficoltà nello spostamento, la mancanza di spazio di manovra e i limiti alla comunicazione possono ostacolare l'operatività di soluzioni autonome tradizionali.
In questo contesto il Progetto europeo Scorpion (Horizon 2020) ha sviluppato Weta Robot, un mezzo autonomo pensato per lavorare in vigneti in forte pendenza e con uno spazio interfilare minimo di 1,2 metri. Dopo averlo visto all'opera al World Fira 2023 con un sistema per l'applicazione di prodotti fitosanitari, AgroNotizie® si è avventurata tra i filari per scoprire un promettente upgrade: un sistema d'irrorazione basato sui raggi UV-C.
Weta Robot e il team Scorpion protagonisti di una serie di giornate dimostrative ad Aymavilles in provincia di Aosta
(Fonte foto: AgroNotizie)
Le vigne della Cave des Onze Communes ad Aymavilles (Ao), ai piedi delle montagne valdostane, sono state lo scenario ideale per apprezzare in azione, insieme a viticoltori ed esperti del settore, il prototipo con la sua nuova dotazione a raggi UV-C.
Robot per i vigneti "estremi"
Weta Robot è stato creato da un partenariato di realtà portoghesi, spagnole, italiane e olandesi che riunisce associazioni di viticoltori in aree a elevata pendenza (Cervim, Innovi), istituti di ricerca (Inesc Tec, Eurecat, CNR Stems, Università di Wageningen e Ipn) e alcune aziende del settore (Teyme, Deimos, Spi). In Italia è in prova presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Stems.
Il robot nasce con l'obiettivo di:
- essere a guida autonoma;
- ottimizzare l'uso di acqua e prodotti fitosanitari;
- eseguire trattamenti di precisione e a dose variabile tramite mappe di prescrizione;
- essere compatibile con i sistemi di gestione del vigneto già in uso (sensori, centraline, sistemi di supporto alle decisioni Dss).
"Il prototipo in prova in Valle d'Aosta è la seconda versione scaturita dal Progetto Scorpion. La prima, dotata di cingoli e motore diesel, garantiva maggiori prestazioni in pendenza, ma poi abbiamo optato per una versione 100% elettrica per ottenere minori emissioni e maggiori leggerezza ed efficienza" spiega Danilo Rabino, ricercatore presso il CNR Stems.
Weta Robot si muove e lavora autonomamente nei vigneti della cantina valdostana Cave des Onze Communes
Progetto Scorpion, focus su prestazioni e sostenibilità
L'attuale Weta Robot è caratterizzato da 2 elementi: un corpo macchina compatto, che racchiude gli organi dedicati al movimento, le batterie, l'elettronica e un serbatoio da 100 litri, e una parte modulare costituita da unità intercambiabili a forma di ferro di cavallo rovesciato in grado di aprirsi per racchiudere al loro interno il filare.
"Dotato di 4 motori elettrici - uno per ciascuna ruota - alimentati da una batteria da 20 ampere per 6 kW di potenza che possono salire fino a un massimo di 12kW, il robot ha un'autonomia di circa 4 ore se utilizzato con apparato irroratore" mostra Filipe Santos di Inesc Tec mentre alza il cofano del prototipo.
Un ricevitore Global Navigation Satellite System (Gnss) con mappe pre caricate gestisce la guida autonoma. Telecamere, sensori e un sistema Lidar aumentano l'affidabilità del robot, garantendo movimenti precisi e sicuri tra i filari.
Componenti di Weta Robot: da sinistra, lampade UV-C, sensore Lidar, sensori di prossimità e ruota con motore
(Fonte foto: AgroNotizie)
UV-C: la nuova frontiera dei trattamenti fitosanitari?
Precedentemente munito solo di un sistema con ugelli e pannelli di recupero per minimizzare la deriva nei trattamenti fitosanitari, Weta Robot è ora disponibile anche con moduli per l'emissione di raggi UV-C, utili per contrastare l'insorgere di malattie fogliari. Con i raggi si riduce l'uso di prodotti chimici migliorando la salute delle piante.
"Alcuni studi già negli anni Novanta evidenziavano l'effetto positivo dei raggi UV utilizzati con dosi e tempi di trattamento molto precisi e in modo preventivo oppure nella fase iniziale di sviluppo delle malattie fogliari - commenta Rabino. Soprattutto nell'ultimo caso è importante prevedere anche interventi notturni: di giorno la normale irradiazione solare innesca nei patogeni reazioni di fotoprotezione, che di notte vengono meno".
I pannelli per l'irrorazione e l'emissione di raggi UV-C hanno le medesime forme e dimensioni. Un solo operatore può effettuare rapidamente il cambio da un tipo all'altro in poco meno di 10 minuti tramite due bulloni posti alla sommità del ferro di cavallo.
I pannelli modulari di Weta Robot possono aprirsi e traslare lateralmente per trattare un filare completo
(Fonte foto: AgroNotizie)
"Gli UV-C utilizzati sulle pareti vegetali sono efficaci quando hanno una lunghezza d'onda di 250-280 nanometri - chiarisce Santos. Per generare i raggi abbiamo installato nelle due calate una serie di lampade a mercurio. Il robot controlla il numero di lampade attive e il tempo di accensione per variare l'intensità del trattamento".
"In alternativa, esistono lampade a Led con consumi energetici molto inferiori, ma sono ancora in fase di studio. Per ora presentano un costo troppo alto per questa applicazione e un problema non trascurabile legato alla dissipazione del calore" aggiunge Rabino.
I nuovi pannelli di Weta Robot presentano lampade a mercurio (sinistra) al posto dei classici ugelli per l'irrorazione (destra)
(Fonte foto: AgroNotizie)
Dall'Italia Weta vola in Portogallo
Dopo il periodo di prova nei vigneti valdostani, Weta Robot riprende il suo percorso di sviluppo in Portogallo dove verrà sottoposto nel mese di agosto ad approfonditi test per i trattamenti estivi. I dati raccolti saranno utilizzati per valutare le prestazioni e l'impatto del prototipo in vista della conclusione del progetto prevista per fine ottobre.
Con l'aumento dell'adozione di soluzioni robotiche come quella del Progetto Scorpion, il futuro della viticoltura sembra meno a rischio. L'automazione e l'impiego di mezzi agronomici non tradizionali pongono le basi per il miglioramento della qualità delle uve e dei vini, oltre che per la riduzione dei rischi per l'ambiente e la salute umana.
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