Inizia a chiarirsi il funzionamento del Fondo Mutualistico Nazionale sulle Avversità Catastrofali (gelo, alluvioni e siccità). Il Fondo è stato ufficialmente presentato ad Assisi, durante il 14esimo Convegno Nazionale sulla Gestione del Rischio in Agricoltura, evento organizzato da Cesar Umbria e Asnacodi, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell'Università di Perugia.
Alcuni dati messi in evidenza durante il convegno umbro hanno chiarito le motivazioni che hanno portato l'Italia a spingere a Bruxelles perché questo Fondo Nazionale potesse essere istituito. Uno su tutti: mentre il cambiamento climatico mette sempre più a dura prova gli agricoltori e gli eventi meteo avversi di frequenza e catastrofali incalzano le aziende, le compagnie assicurative faticano a far tornare i conti e le tariffe, per le assicurazioni agevolate, aumentano. "Chiaramente c'è un problema tariffario - ha ammesso Umberto Guidoni, codirettore generale di Ania - ma le compagnie devono fare profitti. Noi abbiamo un loss ratio al 156%. È il rapporto tra quanto incassiamo in termini di premi e quanto paghiamo (Per ogni 100 euro incassati in premi nel settore, ne spendono 156 in sinistri, Ndr). Il rischio è sempre maggiore e sempre meno controllabile".
Il sistema assicurativo è in difficoltà proprio quando più ci sarebbe bisogno in campagna di proteggersi dai rischi, non solo meteorologici. La platea delle aziende che si assicurano è stagnante. Ecco dunque che dal 2023 debutta il Fondo Nazionale, che varrà solo per gli eventi catastrofali. Già dal 2022 però parte la sperimentazione con fondi messi a disposizione dalla Legge di Bilancio.
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A spiegare tecnicamente il nuovo Fondo Nazionale per i Rischi Catastrofali è stato Giuseppe Blasi, capo Dipartimento Politiche Europee e Internazionali dello Sviluppo Rurale, Mipaaf: "Il Fondo è stato inserito per la prima volta nel Piano di Gestione del Rischio 2022, ed è la più importante novità nel panorama europeo per quanto riguarda la gestione del rischio agricolo. È stato complicato arrivare alla modifica dei regolamenti comunitari ed è stato molto complesso convincere la Commissione Ue sulla bontà di questo strumento", ha premesso Blasi.
"Tutti i soggetti percettori dei pagamenti diretti Pac subiranno dal 2023 un 3% di prelievo e tutti questi soggetti beneficeranno del Fondo in caso di eventi catastrofali. Questo 3% - ha continuato Blasi - sarà versato nel Fondo di nuova istituzione e ciò varrà 105 milioni annui. Si tratta della quota privata di contribuzione al Fondo. A ciò si affianca una quota pubblica, pari al 70%, attraverso un nuovo intervento che è stato inserito nel Piano Strategico Pac consegnato a Bruxelles. Parliamo di altri 245 milioni di euro annui per un totale di 350 milioni di euro totali annui che serviranno per attivare gli strumenti del Fondo".
Nel 2022 sarà messo a punto lo strumento in modo che sia già operativo il primo gennaio 2023, con la nuova programmazione Pac. La platea potenziale di beneficiari è di 750mila agricoltori. A gestire il Fondo sarà Ismea assieme al Sin, il Sistema Informativo Nazionale per lo Sviluppo dell'Agricoltura. "Ismea sente una grande responsabilità" ha detto Angelo Frascarelli, presidente Ismea. "Ci metteremo il massimo impegno per dialogare con tutti e costruire, dal punto di vista tecnico, la migliore gestione del rischio, in sinergia con gli altri strumenti che già ci sono".
Prima del 2023 ci sono diversi nodi da sciogliere, a evidenziarli è stato ancora Giuseppe Blasi: "Il Fondo Nazionale dovrà agire in sinergia con gli altri strumenti di gestione del rischio, vanno aumentati i soggetti che si rivolgono alle compagnie di assicurazione per le polizze agevolate" ha detto. "Dovremo inoltre trovare il modo di sostituire progressivamente il Fondo di Solidarietà Nazionale. Quel Fondo va riformato. Negli ultimi anni il Parlamento è intervenuto troppe volte con deroghe e gli interventi ex post sono la negazione del sistema assicurativo. La sfida più importante però è quella tecnologica" ha sottolineato Blasi, scandendo bene le parole. "Non possiamo gestire uno strumento come il Fondo Nazionale sulle Avversità Catastrofali senza usare le nuove tecnologie, anche per essere più tempestivi e snellire la burocrazia".
Su quest'ultimo punto è intervenuto anche il direttore generale di Agea, Gabriele Papa Pagliardini: "La modalità di accertamento del danno - ha detto - non potrà essere classica, la visita in campo puntuale per ogni azienda in areale di danno. Dovremo usare le nuove tecnologie per supportare il livello d'accertamento".
Con il Piano di Gestione del Rischio 2022 debutta una nuova logica, a spiegarla è stata Simona Angelini, direttore generale Direzione Sviluppo Rurale, Mipaaf: "È un sistema di gestione del rischio completo - ha detto - che si sviluppa su tre livelli. Sul primo livello c'è il Fondo, una copertura obbligatoria. Sul secondo livello ci sono le polizze agevolate, i Fondi di Mutualizzazione e Ist. Su un terzo livello ci sono le misure di prevenzione e mitigazione, risk assessment e gli interventi ex post".
L'idea è che, a partire dal primo livello, gli agricoltori siano spinti alla cultura di gestione del rischio. Da sottolineare infatti che, come per tutti i Fondi, anche quello Nazionale risponderà fino a capienza. Più sono gli agricoltori colpiti da gelo, alluvione e siccità, meno rimborsi ci saranno a testa. Su questo punto, Asnacodi ha suggerito: "Lo strumento Fondo deve essere strettamente legato agli altri strumenti di gestione del rischio agricolo" ha detto Albano Agabiti, presidente di Asnacodi. "Dovrebbe esserci un meccanismo per cui, chi ricorre a strumenti puntuali come assicurazioni agevolate, Fondi Ist e di Mutualizzazione abbia una corsia preferenziale sul Fondo Nazionale. Serve un sistema incentivante perché gli agricoltori siano spinti ad abbracciare la cultura della gestione del rischio".
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