Sopravvissute alle gelate di aprile e alla siccità dell'estate 2021, le clementine tarantine, già dimezzate per le intemperie del clima, in campagna non trovano una remunerazione equa, svendute a prezzi stracciati a 30 centesimi al chilogrammo, decisamente al di sotto dei costi di produzione. È quanto denunciato ieri, 4 novembre 2021, da una nota stampa di Coldiretti Puglia, emanata alla luce crollo dei prezzi delle clementine, con il rischio deflazione nei campi con gli agrumi che restano invenduti sugli alberi.

Eppure, fino alla rilevazione Ismea del 29 ottobre, visibile ieri sul sito dell'Istituto, le clementine sulla piazza di Taranto erano quotate all'origine - Iva esclusa - in media dagli 83 centesimi al chilogrammo per le Caffin, fino agli 80 centesimi per le varietà apirene comuni, stesso prezzo per le Clemenrubi, tutto alle consuete condizioni di franco azienda. Unico prezzo più basso rilevato da Ismea quello per le clementine apirene comuni vendute a 68 centesimi al chilogrammo, ma alla condizione di franco azienda, raccolta a carico dell'acquirente.

Da ieri, invece prezzi a 30 centesimi e "mentre i lavoratori per la raccolta sono divenuti introvabili - insiste Coldiretti Puglia - al crollo dei prezzi degli agrumi in campagna corrispondono i prezzi stellari dei costi di produzione, a causa dell'aumento dei carburanti, dei rincari fino al 50% per le operazioni colturali, e ad aumentare sono pure i costi per l'acquisto dei fertilizzanti".

"La raccolta delle clementine è iniziata a ottobre, caratterizzata dai prezzi bassi, con le clementine vendute in campagna a 30 centesimi al chilo, di cui 15 centesimi pagati solo per la raccolta. Il conto economico è drammatico", denuncia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto.

"I prezzi non sono assolutamente remunerativi. Si profila un'annata da dimenticare", lancia l'allarme il presidente Cavallo. "Si tratta di un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno di prodotti del territorio e favorire le esportazioni".

Il risultato è un calo dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona all'anno - insiste Coldiretti Puglia - per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini e le clementine.

Per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi occorre - conclude la Coldiretti Puglia - realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto equo, basato sugli effettivi costi sostenuti.