Il cibo e la sua materia prima sono il risultato di processi che non possono essere paragonati a quelli di altri settori di trasformazione industriale, in quanto l’alimento riguarda il benessere dell’uomo, la salubrità dell’ambiente e il territorio, i valori culturali e le tradizioni millenarie delle popolazioni.
“L’Italia, grazie alla propria storia e cultura millenaria, ha sempre avuto nel mondo un ruolo guida per gli aspetti culturali, sociali, economici e manifatturieri, quale centro di innovazione di prodotti e di stili di vita che sono di esempio ancora oggi – ha ricordato all’apertura dei lavori Giampiero Maracchi, presidente dell’Accademia dei Georgofili -. Nell’attuale fase cruciale di cambiamento globale, le tradizionali regole e le consuetudini nazionali sono però sempre più influenzate e sostituite dai regolamenti comunitari e al contempo la concorrenza dei mercati è sempre più intensa. Per la tutela della qualità agroalimentare, personalmente, non credo tanto nell’efficacia della repressione quanto nella necessità soprattutto di un cambiamento culturale che educhi ad una maggiore consapevolezza sia i produttori che i consumatori”.
Francesca Rocchi, vicepresidente di Slow Food Italia – ha evidenziato che il made in, specifico per ogni singolo Stato, deve essere reso visibile al consumatore e quindi valorizzato economicamente attraverso l’apposizione in etichetta dell’origine del cibo e attraverso i controlli di tracciabilità. La cosiddetta “etichetta narrante”, che non sostituisce l’etichetta di legge ma “narra” un prodotto in tutti i suoi aspetti, oltre a rendere il consumatore informato, consente al produttore di valorizzare il proprio lavoro e quindi il proprio reddito.
“L’importanza di tutelare e valorizzare l’origine dei prodotti agroalimentari è centrale per le politiche di sviluppo messe in atto dalla Regione Toscana – ha ricordato Marco Remaschi, assessore all’Agricoltura e alle foreste -. Voglio ricordare che la Toscana insieme al Veneto detiene uno dei più alti valori in termini numerici di prodotti Dop e Igp, che sono quelli maggiormente imitati e contraffatti. Per tutelare l’immagine della Toscana nel mondo servono norme semplici e chiare ma altrettanto severe“.
“L’industria alimentare italiana insieme all’agricoltura, all’indotto e alla distribuzione rappresentano la prima filiera economica del Paese, esportando annualmente nel mondo un valore di circa 35 miliardi di euro – afferma Giuseppe Vadalà, comandante regionale per la Toscana del Corpo forestale dello Stato -. L’italian sounding realizza 60 miliardi di valore economico, portati via e sottratti al nostro Paese, attraverso la vendita sul mercato di prodotti agroalimentari marcatamente fasulli e superficialmente imitati o contraffatti, realizzati soprattutto all’estero. Il giro d'affari della criminalità organizzata nel settore agroalimentare raggiunge i 15,4 miliardi di euro. Per questo l’affermazione della legalità anche in questo importante settore commerciale e di trasformazione è condizione indispensabile di sviluppo”.
Ha concluso i lavori Susanna Cenni, componente della Commissione contraffazione e della Commissione agricoltura della Camera dei deputati: “Il modello agroalimentare italiano è l’esempio virtuoso di valorizzazione che ogni Stato può perseguire per le proprie risorse agroalimentari e naturali. E’ importante svolgere un lavoro di sensibilizzazione culturale a livello europeo, con premi alle filiere etiche e trasparenti”.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Accademia dei Georgofili