Assegnati a Pesaro gli "Orciolo d'oro", otri in ceramica usati in passato per trasportare e conservare gli oli extra vergini e oli di oliva. L'Orciolo d'oro, il premio più antico d'Italia giunto quest'anno alla sua 23° edizione, è stato consegnato alle aziende prime classificate da un panel di assaggiatori riconosciuto dal Mipaaf. Le aziende premiate sono: De Carlo, Bitritto (Ba), Spaccavento, Molfetta (Ba), Cassini Paolo, Isolabona (Im), Caputo Maria, Molfetta (Ba), Fattoria Altomena Pelago (Fi), Sole di Cajani, Caggiano (Sa).

Il concorso di quest'anno ha visto competere 320 aziende provenienti da tutta Italia e altre 120 equamente distribuite tra emisfero Nord e Sud del mondo per la rassegna degli oli internazionali. Un successo in crescendo per l'oliveto Italia che mentre si allarga a Nord Est con le varietà Casaliva, Grignan e Favarol, premia sempre più le cultivar Itrana, coltivata nel basso Lazio e la Coratina, pugliese del centro e nord barese. “Queste due cultivar - afferma Giulio Scatolini  capo panel di Unaprol e dell'Orciolo d'Oro -  hanno due profili organolettici unici, caratterizzati da un fruttato medio/intenso, correlato alla raccolta anticipata delle olive, che rende più gradevoli e apprezzate dai consumatori le percezioni dei nobili e salutistici amaro e piccante, garanti altresì di una vita più lunga dell'olio".

l'Orciolo d'oro di quest'anno ha dedicato un premio speciale della stampa agli oli extra vergine tracciati I.O.O.% di alta qualità italiana targati Unaprol in concorso. Una giuria composta da giornalisti esperti di enogastronomia, appositamente riunita a Pesaro, ha assegnato i premi per il fruttato leggero all’azienda Maggiarra, Sonnino (Lt), per il fruttato medio all’azienda Valle di Comino, Frosinone e per l’intenso all’azienda La Tenuta dei Ricordi di Lenola (Lt).  L'elenco completo di vincitori, gran menzione e menzione speciale della 23 edizione è consultabile sul sito www.enohobby.it.

La filiera marchigiana si prepara a nuova campagna olearia e punta a fondi strutturali Ue
L'olivicoltura marchigiana si prepara ad affrontare la nuova campagna olearia con gli strumenti messi a disposizione dai fondi strutturali europei. Oltre un miliardo di euro in sette anni, buona parte di questi destinati all’agricoltura, che dovrebbero modificare in meglio le prestazioni di un'olivicoltura antica che punta a incrociare nuovi consumatori facendo leva sul turismo. L’occasione viene da un convegno sull’alta qualità dell’olio di oliva promosso dall’associazione Enhobby che ha curato per Unaprol un momento di approfondimento sulle filiere olivicole tracciate che contribuiscono a migliorare l’offerta italiana di olio extra vergine di oliva nel mercato europeo e mondiale. Dal focus dell’osservatorio economico di Unaprol emerge che l’olivicoltura marchigiana copre una superficie pari a circa 9.500 ettari, mentre la produzione di olive da olio si attesta intorno alle 29.000 tonnellate. Quasi il 17% della superficie olivetata è coltivata con metodi di produzione biologica.

Rispetto alla dimensione provinciale, si registra una differenziazione abbastanza marcata tra le varie superfici ad olivo, con due province, Ascoli e Macerata, più coinvolte nella coltura con il 32% e il 25%, seguite dalle province Ancona col 18%, Pesaro e Urbino con il 9% e Fermo con il 17%. Sono presenti in Regione due Dop, rispettivamente per l’olio nella provincia di Pesaro e Urbino (Cartoceto) e per le olive da tavola nella provincia di Ascoli (Ascolana tenera).
 
La produzione di olio di oliva nelle Marche, per la campagna 2013/2014, si è attestata  intorno alle 3700 tonnellate, con  una contrazione pari al 10% rispetto ai livelli raggiunti nella precedente campagna. La produzione dell’olio extravergine d’oliva Cartoceto Dop è ancora molto esigua a causa della ristrettezza dell’areale. Si tratta di una produzione di nicchia, il cui valore aggiunto è molto elevato. I dati Agea relativi alla prima trasformazione mostrano che a giugno 2013 sono risultati attivi 193 stabilimenti, di cui 76 solo frantoi, 10 confezionatori e 107 frantoi anche confezionatori. Il livello di integrazione verticale appare abbastanza alto.

 Per quanto riguarda l’olivicoltura da mensa, il processo di valorizzazione nella Regione è stato avviato di recente con la costituzione della Dop Oliva ascolana tenera. L’attività di certificazione, iniziata nel 2006, resta comunque ancorata a una nicchia di mercato.