Sul tema fiere gli operatori della filiera ortofrutticola si sono dimostrati molto più compatti di quanto non si direbbe vedendoli spesso operare in ordine sparso sul mercato. Non si sono fatti lusingare dalle tante proposte che da Nord a Sud stanno tirando per la giacca l’ortofrutta italiana per sviluppare nuovi format e location fieristiche sul sistema frutta e verdura, per stringere invece le loro preferenze intorno ad una manifestazione unica di settore che li riporti al centro dell’interesse internazionale.

A questo punto, però, conseguentemente, gli stessi operaotri dovrebbero anche farsi carico di promuovere un cambiamento nell’approccio alle fiere da parte del sistema imprenditoriale della filiera nazionale dell’ortofrutta, evitando di approvare o bocciare le diverse proposte degli Enti fieristici oggi sul tavolo, per prendere in mano il pallino della progettualità secondo una logica di filiera. Non è un’inversione di ruoli fra Enti fieristici e utilizzatori, o – almeno – non sarebbe una novità. E’ ciò che sta facendo da sempre la Produce marketing association americana, l’organizzazione che raggruppa le imprese del settore, che organizza ogni anno il Pma Fresh Summit, convention & exposition, la più grande fiera del Nord America per frutta e verdura, parzialmente itinerante negli Stati di riferimento dell’ortofrutta, poiché la prevalenza delle edizioni è realizzata in California.

Che cosa si dovrebbe fare a casa nostra?
Prima di tutto costruire un concept fieristico che risponda agli obiettivi enunciati, con concrete opportunità di inserirsi nello scenario internazionale attuale. Solo per fare un esempio dei temi caldi da definire si può citare il consumatore finale e il suo ruolo in una fiera specializzata, ad esempio seguendo le attuali tendenze di successo del Vinitaly o del Salone del mobile. Oppure come legare commercio e tecnologie, punto debole dell’attuale Fruit Logistica.

Senza queste premesse parlare di dove fare l’evento non ha tanto senso.

Chi dovrebbe fare questo lavoro? In analogia, gli organismi di rappresentanza del mondo imprenditoriale, tecnologie incluse, trovando la quadratura su uno dei tanti tavoli aperti dal settore, anche perché – così – vedremo se questa comunione d’intenti potrà permettere di fare una volta tanto sistema.
Solo a questo punto avrà senso parlare di location, un tema che dovrà essere analizzato sotto diverse chiavi di lettura per fare una valutazione razionale. E’ un problema di strutture, servizi e attrattività generale, che sono i temi all’ordine del giorno, ma anche di costi e know how specifico, che nello scenario attuale pesano altrettanto. In ogni caso il processo logico non è modificabile, se deve essere una fiera di settore per lo sviluppo dell’ortofrutta italiana nello scenario internazionale. Ecco perché merita una riflessione particolare Expo e i suoi rapporti con la fiera dell’ortofrutta: Expo è certo un’opportunità importante da non lasciarsi sfuggire ma non è in sé una panacea a tutto; come per ogni evento una tantum, è importantissimo fissare gli obiettivi e costruire la miglior strada per raggiungerli, poiché se si sbaglia non c’è prova d’appello.

Roberto Della Casa
Managing director Italiafruit
roberto@italiafruit.net

Copyright Italiafruit