La Commissione europea ha ufficialmente richiesto alla Francia di modificare le proprie regole sulla produzione e la commercializzazione di prodotti alcolici ottenuti a partire da scolature di sottoprodotti della vinificazione. In particolare, il caso riguarda l'autorizzazione data dalle autorità francesi ad alcune distillerie di produrre, in via sperimentale, spiriti e distillati a partire da sottoprodotti della vinificazione (feccia e vinacce), con l'intenzione di porli in commercio sotto il nome di 'eaux‑de‑vie de vin' e 'distillats de vin'.

Il nocciolo della questione è che la Francia permette la commercializzazione di questi prodotti con nomi che richiamano esplicitamente il vino, nonostante derivino da sottoprodotti del processo di vinificazione: una violazione del Regolamento (EC) No 110/2008 su definizione, descrizione, presentazione, etichettatura e protezione dell'indicazione geografica delle bevande alcoliche.

Non si tratta di un semplice cavillo burocratico o di denominazione: la decisione della Francia di commercializzare con richiami al vino bevande che di vino hanno ben poco ha avuto un impatto economico negativo sui produttori degli altri Paesi europei. L'utilizzo di materie prime ottenute a prezzo nominale (in quanto sottoprodotti) ha conferito un vantaggio competitivo non indifferente ai prodotti francesi rispetto ai distillatori di altri Stati membri, che hanno visto erosa la propria parte di mercato.

Dopo una prima lettera di messa in mora, le autorità francesi si sono impegnate a interrompere questa pratica per i prodotti ottenuti dalle vinacce, ma non per quelli provenienti dalla feccia. La Commissione ha quindi deciso di inviare un parere motivato (il secondo passo della procedura di infrazione) alla Francia, con la richiesta di correggere il regolamento in oggetto. Nel caso le autorità francesi non prendano adeguati provvedimenti entro due mesi, la Commissione può portare la questione davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione europea.

 

Il commento di AssoDistil

 

"Un grande risultato, raggiunto anche grazie all'impegno congiunto delle istituzioni italiane". Così AssoDistil, l'Associazione nazionale del settore, commenta l'iniziativa della Commissione europea.

"E' una vittoria importante – ha osservato il presidente Antonio Emaldi - non soltanto per noi italiani, ma per tutti i distillatori europei, che rispettano le regole e cercano, ogni giorno, di offrire un prodotto autentico e di qualità".

La procedura di contestazione, sottolinea il leader di AssoDistil, "rappresenta un provvedimento necessario per ripristinare condizioni di mercato eque ed una leale concorrenza tra Stati membri ed operatori del comparto. Non a caso, di questi comportamenti illegittimi, i prodotti nostrani, ottenuti quindi da vino autentico, come pure quelli di altri importanti Paesi distillatori, hanno molto sofferto in termini di volumi e fatturato".