La Toscana ha attivato il piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l'eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nei cinghiali.

 

Dopo l'ok della Giunta Regionale diventa infatti operativo il piano che segue le linee stabilite dal Decreto Legge 9/2022 e che tiene conto delle indicazioni europee e del documento sulla gestione del cinghiale e della peste suina africana redatto da tutti gli enti nazioni competenti in materia, cioè il Ministero della Salute, quello della Transizione Ecologica, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) e l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).

 

È bene ricordare che, riguardo alla diffusione delle peste suina africana, la Toscana risulta attualmente zona indenne. Le aree più prossime alla zona infetta sono situate nel settore Nord occidentale, nelle province di Massa Carrara, Pisa, Lucca e, più di recente, nel settore Sud nelle province di Grosseto, Livorno e Siena.

 

Il piano regionale contiene i dati sulla presenza e diffusione del cinghiale in Toscana, gli obiettivi di riduzione del rischio Psa, l'analisi delle aree e delle situazioni particolari di rischio e le azioni necessarie per la riduzione delle consistenze della specie nei diversi ambiti di competenza: i territori in cui i cinghiali sono cacciabili, le aree protette e le aree soggette al controllo o al contenimento faunistico.

 

Il cinghiale infatti oltre a essere veicolo possibile dell'infezione Psa e di altre patologie, negli ultimi anni ha rappresentato per la Toscana un elemento faunistico di grande problematicità in particolare per i danni alle coltivazioni e per il rischio di incidenti stradali.

 

La Regione aveva quindi già iniziato dal 2016 un percorso di gestione del cinghiale di particolare attenzione. 

 

Un percorso che attraverso modifiche normative e regolamentari si è cercato di agevolare il prelievo, la gestione della filiera carni e il controllo dei cinghiali, centralizzando le attività di pianificazione e controllo degli interventi e dei risultati.

 

L'attenzione per la peste suina è massima come ha sottolineato l'assessore all'Agroalimentare Stefania Saccardi

 

Da tempo, come ha spiegato l'assessore, la Regione ha attivato le procedure e i protocolli necessari nelle zone limitrofe a quelle a rischio, costituendo anche l'unità di crisi sanitaria per le emergenze epidemiche, che riunisce le Asl, l'Istituto Zooprofilattico e l'amministrazione regionale.

 

Sono stati poi attivati anche interventi di sorveglianza passiva: gli operatori, coordinati dalle locali Atc e dalle Asl direttamente interessate, dotati di apposito kit per operare in biosicurezza, sono infatti incaricati di cercare e segnalare sul territorio carcasse di cinghiale e analizzarle, con l'obiettivo di garantire un tempestivo riscontro dell'eventuale infezione.

 

Come ha precisato l'assessore al Diritto alla Salute, Simone Bezzini, al primo posto è stata messa la biosicurezza sia nelle attività legate al prelievo e controllo venatorio sia negli allevamenti semibradi, grazie anche a una task force, che coinvolge gli uffici delle direzioni Sanità, Agricoltura, Ambiente e Protezione Civile e che si riunisce in forma permanente, confrontandosi con le forze dell'ordine, gli enti parco e le associazioni di categoria agricole e venatorie. 

 

L'adozione del piano regionale, per Bezzini, è un altro passo avanti per rafforzare tutte le strategie che sono state messe in campo in termini di prevenzione e rapidità di intervento, non solo a livello precauzionale, ma anche per gestire, controllare ed eradicare la peste suina africana sia nei cinghiali selvatici che nei suini di allevamento, qualora vengano ritrovati animali malati.