"Riteniamo molto remota la possibilità di una responsabilità diretta dei semi utilizzati per ottenere i germogli, analoghi casi portano ad escludere tale ipotesi". E' quanto sottolinea Assosementi, l'Associazione italiana delle aziende sementiere, in merito di un possibile coinvolgimento di sementi di provenienza italiana nell'epidemia di Escherichia coli, e annunciano una circolare del ministro della Salute sulla tracciabilità delle sementi.

"Siamo a conoscenza di approfonditi controlli svolti dai Nas presso alcune aziende sementiere, tutti risoltisi negativamente, senza riscontrare il batterio", precisa Marco Nardi, direttore di Assosementi.
"Nel ciclo che porta ai germogli per consumo alimentare è necessario distinguere la fase di produzione delle sementi, le quali devono avere i requisiti per essere conservate a lungo e poi germinare, e la fase di messa in germogliazione, che diventa un processo di produzione alimentare vero e proprio".

Riguardo a eventuali disposizioni del ministero della Salute sulla tracciabilità delle sementi, Assosementi puntualizza che la produzione destinata alla commercializzazione è già perfettamente tracciata sulla base di quanto disposto dalla legge sementiera 1096/71.
Le sementi di molte specie sono soggette a controlli ufficiali anche durante le fasi di moltiplicazione in campo, in funzione della loro certificazione ufficiale o per i requisiti fitosanitari. "Senza conoscere con precisione la causa del problema – conclude Assosementi - appare prematuro introdurre nuovi vincoli".