“L’andamento climatico anomalo – spiega Confagricoltura - ha concentrato produzione ed offerta di prodotto in poche settimane di commercializzazione. A questo si aggiunge l’embargo Russo, che sottraendo una quota consistente di mercato alle produzioni spagnole, ha causato un’aggressiva irruzione sui mercati europei. In questo modo è stato minato il già fragile equilibrio costi-ricavi, che unito alla disorganizzazione commerciale della produzione italiana, ha realizzato una miscela esplosiva, recando danni irreparabili alla campagna agrumicola in corso”.
“Quasi il 70% delle clementine italiane è prodotto in Calabria, il resto in Puglia, Sicilia e Basilicata. Le imprese agrumicole – continua Confagricoltura – operano già in un quadro difficile e complesso, tra oneri, imposte e burocrazia. Questa crisi aggrava una situazione già difficile e rischia di compromettere ulteriormente l’economia di intere regioni”.
Nonostante l’affezione dei consumatori al prodotto ‘made in Italy’, infatti, anche i consumi interni continuano a calare. Le imprese lavorano in perdita e non riusciranno a coprire neanche i costi di produzione. Le clementine attualmente sono pagate solo 15/18 centesimi di euro al chilo sulla pianta “In questa situazione di emergenza è urgente - conclude Confagricoltura - riattivare, per il 2015, le misure di sostegno eccezionali. Va evitato, infatti, che si ripeta quanto accaduto per la frutta estiva in cui un pericoloso mix di fattori e una gestione lenta e tardiva hanno compromesso un’intera campagna”. Secondo i dati Ismea della prima fase di scambio, i prezzi sono già scesi del 35% in poco più di un mese.
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Fonte: Confagricoltura