La campagna del pomodoro da industria volge al termine anche nel Mezzogiorno Guglielmo Vaccaro, presidente dell'Organismo Interprofessionale per il Bacino del Centro Sud Italia, traccia con AgroNotizie® un bilancio di questa campagna, contrassegnata dagli effetti della siccità in Puglia e dalle bizze del clima, che pure ha consentito di centrare l'obiettivo di 2,6 milioni di tonnellate di pomodori condotti alla trasformazione. Ma che a causa di un ritardo della maturazione delle bacche e di una elevata percentuale di scarti ha accresciuto i costi dell'industria allungando i tempi di lavorazione e abbassando la resa industriale, mentre un severo taglio alle rese agricole è stato compensato solo dalla messa a coltura di oltre 33.644 ettari in tutto il bacino.

 

A pesare sulla campagna anche l'impossibilità di utilizzare i formulati a base di metribuzin per il diserbo, la cui autorizzazione è stata revocata dalla Commissione Ue con un Regolamento di Esecuzione del novembre 2024 e che sono stati richiesti in deroga dalle Oi del Pomodoro di Nord e Centro Sud per la prossima campagna 2026 ai ministeri vigilanti.

 

Infine, l'Oi Pomodoro da Industria del Centro Sud conta di ottenere l'erga omnes dal Ministero dell'Agricoltura per la campagna 2026, in modo da dare ancora più slancio e coesione alla filiera.

 

Presidente Vaccaro, come è andata questa campagna per il pomodoro da industria?

"Come da previsioni il raccolto è stato di oltre 2,6 milioni di tonnellate di materia prima, si tratta del quantitativo appena sufficiente agli stabilimenti per raggiungere gli obiettivi produttivi, benché l'industria sia attrezzata per trasformare in un tempo più ristretto. La variabile di questa campagna, diversa dalle altre, è legata a tempi di maturazione slittati in avanti di 3 o 4 settimane, cosa che ha comportato perdite di marginalità per le aziende di trasformazione. Infatti, è stata molto meno intensa del previsto la fase di raccolta a ferragosto. Solo nel mese di settembre si è giunti ad una maturazione piena. Il ritardo della maturazione ha costretto le industrie a continui stop and go con conseguenze importanti sui costi di processo che, per garantire i necessari standard qualitativi, hanno portato a rese industriali di gran lunga inferiori alle medie degli ultimi cinque anni".

 

Un rallentamento della maturazione legato, come sappiamo, alle temperature più miti sopraggiunte dopo il caldo anche eccessivo di giugno e parte di luglio, ma quali sono state le conseguenze sulla filiera?
"Si è registrato un certo nervosismo ad agosto, evidenza mai manifestata in passato. La parte agricola ha immaginato penuria di prodotto, d'altro canto chi aveva gli stabilimenti aperti temeva di non riuscire a raggiungere gli obiettivi di trasformazione di inizio campagna, vedendo arrivare meno prodotto del previsto in quel mese. Questo fatto ha inciso sulla negoziazione delle quantità nel mese di agosto".

 

Certo, al punto che si sono registrati anche prezzi ben al di sopra di quanto previsto in via indicativa dal Contratto di Programma Quadro, come sottolineato da Anicav. L'inizio della campagna invece era stato tranquillo, vero?
"A luglio tutto è andato bene con la raccolta partita prima in provincia di Caserta, poi seguita da Toscana e Umbria, quindi si sono iniziate a riscontrare le difficoltà in parte dovute alla carenza idrica nel foggiano, in Puglia, che ha comportato un taglio netto delle rese agricole. Sulla vicenda della diga di Occhito sul Fortore - il cui invaso quest'anno non ha assicurato l'irrigazione in Capitanata a causa della siccità - abbiamo sollecitato anche il commissario di Governo per l'emergenza idrica Nicola Dell'Acqua, al quale abbiamo detto con chiarezza che occorre provvedere alla costruzione delle opere necessarie per attingere l'acqua del Molise dal bacino di Guardialfiera per portarla verso l'areale foggiano. Ma il commissario non ha ancora agito in tal senso".

 

Nonostante tutto questo la campagna ha centrato gli obiettivi industriali a oltre 2,6 milioni di tonnellate, come mai?

"Semplice: l'importante investimento agricolo, se pur inferiore di poco a quello del 2024, - 33.644,60 ettari messi a coltura in tutto il bacino - ha potuto generare questa produzione, peraltro l'obiettivo industriale era inferiore a quello dello scorso anno. Tuttavia, va sottolineato che, pur con queste importanti superfici investite, la resa agricola è risultata inferiore alla media degli ultimi cinque anni. Questo si tradurrà in una importante riduzione del prodotto finito che, nel Mezzogiorno, è facile stimare in un dato quantitativo di oltre il 15% rispetto al 2024, a causa delle già citate criticità: rese industriali più basse anche per una selezione del prodotto con un'elevata percentuale di scarto".

 

In definitiva, è una campagna no?

"Alla luce di tutto ciò, sebbene il traguardo dei 2,6 milioni di tonnellate possa dirsi formalmente raggiunto e sufficiente per garantire l'approvvigionamento dell'industria, il bilancio complessivo non è del tutto positivo. I quantitativi raccolti e conferiti agli stabilimenti hanno infatti generato percentuali di scarto significative, soprattutto se confrontate con quelle della scorsa campagna. Un dato che impone una riflessione sulla reale efficienza della filiera, al di là dei numeri assoluti".

 

Superfici investite a pomodoro da industria in ettari nel Bacino Centro Sud

Superfici investite a pomodoro da industria in ettari nel Bacino Centro Sud

(Fonte: Oi Pomodoro da Industria Centro Sud Italia, valori in ettari)

 

A livello di filiera non si è mai pensato di programmare una delocalizzazione delle produzioni per ovviare al problema acqua in Puglia?
"Delocalizzazione delle produzioni? Sono valutazioni che fanno le Op e non toccano l'Oi. Ormai c'è una tradizione nel foggiano che va considerata e che è di tutto rispetto, oltre il 60% del prodotto nostro viene da lì, poi c'è un know how agricolo che non può andare disperso. D'altro canto c'è già stata una ripresa dalla coltivazione in Campania, ma immaginare di sostituire l'insostituibile è impensabile. Si potrebbe ancora spostare non più del 10-15% della produzione agricola. Ma non sarebbe risolutivo, ecco perché dobbiamo insistere e confidare in una ripresa del dialogo tra Molise e Puglia in vista di un trasferimento di risorse idriche dal bacino del Biferno verso quello del Fortore".

 

Durante la campagna si sono presentati problemi sul fronte fitosanitario?

"Il calo delle rese non è stato indotto solo dalla mancanza d'acqua, si è infatti registrato anche altrove, questo perché al momento gli agricoltori non hanno potuto utilizzare formulati a base di metribuzin, comportando così problemi con le erbe infestanti. Non a caso abbiamo richiesto con apposita lettera - unitamente alla Oi del Pomodoro da Industria del Nord Italia - un'autorizzazione in deroga ai competenti uffici dei Ministeri di Sanità e Agricoltura per ottenere di consentire l'uso del metribuzin su pomodoro da industria per non oltre centoventi giorni, come previsto dal comma 1 dell'articolo 53 del Regolamento Ce 1107/2009, cosa che potrebbe contribuire ad innalzare le rese agricole".

 

Per quest'anno ancora si è lavorato senza l'erga omnes, per il prossimo anno si riuscirà ad applicare il Contratto di Programma Quadro anche alle aziende industriali e alle Op non aderenti all'Oi?
"Abbiamo convocato il comitato di Coordinamento della Oi per avviare l'iter di riconoscimento per l'erga omnes dalla campagna 2026, anticipandoci molto, e contestualmente abbiamo ritirato analoga richiesta già formulata per il 2025 e che non si era concretizzata in tempo utile. In assemblea verificheremo se ci sono i requisiti previsti dalla legge. Le parti agricola ed industriale devono rappresentare ciascuna almeno il 60% della rispettiva produzione e il voto favorevole dell'assemblea all'erga omnes deve essere espresso con una maggioranza qualificata dell'85%. Ove l'assemblea individuasse il numero degli ettari da mettere a coltura, servirebbe il voto unanime dell'assemblea".