Gli agricoltori passano molto tempo su scartoffie e altre attività che con i lavori nei campi hanno poco a che fare. In più, devono informarsi circa il loro lavoro quotidiano: oggi su come difendere le colture da specifiche avversità, domani per intercettare un contributo extra offerto da Psr o Pac.
Il tempo libero è così ridotto al minimo e si rischia quindi di non beneficiare di alcune informazioni che sono invece di estremo valore per la difesa strutturale di lungo periodo del comparto primario.
Vi sono infatti articoli (e AgroNotizie® ne è pieno) che hanno richiesto solide competenze e lungo lavoro di indagine, di ricerca dei dati e di verifica delle fonti. Articoli che possono rappresentare un riferimento culturale e professionale strategico per chi sia chiamato a rispondere alle molteplici accuse rivolte all'agricoltura: oggi gli agrofarmaci, come residui nei cibi o nelle acque, domani i fertilizzanti, ma anche la zootecnia accusata spesso ingiustamente di ogni male.
Da giornalista tecnico e da divulgatore scientifico provo quindi spesso una profonda frustrazione nel vedere articoli che sanno più di "comunicazioni di servizio", per quanto necessarie anch'esse, raccogliere più letture di altri contenuti che potrebbero essere armi potenti al servizio di associazioni, organizzazioni di categoria, cooperative e, perché no, degli agricoltori stessi.
Difendere il comparto per i prossimi vent'anni
Da vent'anni vengono continuamente tolte sostanze attive. Da molto più tempo si vive sotto un bombardamento di allarmismi ingiustificati che però alimentano derive normative che rischiano di trasformare il comparto primario in una sorta di giardinaggio di facciata tanto bello e pulito, ma che obbliga a moltiplicare le importazioni di cibo dall'estero.
Il giornalismo di settore è sempre in prima fila per contrastare tali derive, ma nulla può fare se poi dal proprio stesso comparto riceve attenzioni scarse sui temi più cogenti. Quelli che cioè hanno le potenzialità di aprire la porta a nuove e sempre più estreme e spesso irrazionali restrizioni.
Lamentarsi a posteriori, chiedendo alla stampa di settore di fare qualcosa, è quindi pratica inutile e autolesionista. La stampa di settore, tutta, fa già oggi quello che può, informando chi di dovere nel comparto e fornendo strumenti e argomentazioni atte a opporsi alla grancassa proibizionista dominante.
Meglio sarebbe quindi valorizzarne di più gli sforzi, prestando maggiori attenzioni a quegli articoli i cui contenuti possono difendere il lavoro agricolo per i prossimi vent'anni. Per quanto sia infatti pregevole un articolo che contiene consigli utili a contrastare, esempio a caso, la botrite dell'uva da tavola, non pare cosa saggia trascurarne altri che con i loro, di consigli, possono aiutare a difendere tutta la baracca per decenni. Perché trascurando questi, di sforzi, si rischia in futuro di non avere più né il problema della botrite, né quello dell'uva. Ma non per i motivi che si potrebbe sperare.
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