Si è trattato di un incontro singolare: il sottosegretario non avrebbe infatti avuto contatti diretti con i vertici di Regione Puglia, né con altre organizzazioni agricole. Ad annunciarne e rendicontarne l'esito sempre una nota dell'Organizzazione Agricola, che ha ribadito al sottosegretario di Stato la propria posizione in ordine al Piano per la Rigenerazione Olivicola della Puglia, adottato con il Decreto Interministeriale del 6 marzo 2020: occorre liberalizzare gli impianti da parte del Ministero dei Beni Culturali, perché secondo Coldiretti anche a causa dei vincoli appena il 4% delle superfici olivetate sono state oggetto di reimpiantati, pari 386mila olivi su 3.400 ettari, mentre le piante morte per l'epidemia sono ben 21 milioni.
Coldiretti ha ribadito che risultano alla cabina di regia dell'Osservatorio Fitosanitario Regionale 160mila piante e 1.220 ettari reimpiantati con la varietà Leccino e 2170 ettari e 226.000 piante di ulivo FS17 piantumate dopo gli espianti, contro gli oltre 90mila ettari di superficie olivetata che sono stati intaccati in provincia di Lecce dalla Xylella.
L'organizzazione agricola ha sostenuto che la liberalizzazione dei reimpianti con l'adeguata diversificazione colturale è un passaggio fondamentale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico, puntando oltre che sulle due varietà resistenti di ulivo, sempre con il supporto della scienza, su altre specie arboree tipicamente mediterranee. "Nelle aree a vincolo paesaggistico serve la deroga del Ministero dei Beni Culturali per poter espiantare gli ulivi e reimpiantare altre specie arboree e vegetali per non condannare nuovamente il Salento a una monocultura", afferma nella nota di Coldiretti il direttore regionale Pietro Piccioni.
Coldiretti Puglia torna così a ricordare che a distanza di venti mesi dalla pubblicazione del Decreto Interministeriale del 6 marzo 2020, contenente il Piano Straordinario per la Rigenerazione Olivicola della Puglia da 300 milioni di euro, risultano ancora da fermi a Roma 134 milioni di euro sul totale delle risorse stanziate: "mentre sono rimasti inattuati gli interventi che avrebbero consentito agli agricoltori di ricominciare a lavorare e a produrre dopo la grave crisi causata dalla Xylella, con l'inutilizzo delle risorse per il contrasto al vettore da destinare agli enti pubblici, la rimozione degli ulivi secchi, la ricerca, la diversificazione produttiva, oltre alla necessaria rimodulazione delle risorse sugli interventi che non hanno assorbito adeguatamente le somme destinate". Da quanto dato sapere, nell'incontro non si sarebbe affrontato il tema del rifinanziamento del Piano, ritenuto da Regione Puglia largamente sottocapitalizzato rispetto alle necessità e sul quale l'ente territoriale pugliese ha rilanciato di recente una richiesta di rifinanziamento per circa 700 milioni di euro.
Stigmatizzata da Coldiretti Puglia la scelta comunitaria di aver allungato con i gerani l'elenco delle piante ospiti di Xylella fastidiosa, con gravi ripercussioni sul settore florovivaistico che in Puglia ne produce oltre 300mila pezzi, dopo la pubblicazione degli allegati I e II del regolamento di esecuzione (UE) 2020/1201 delle piante ospiti e delle piante specificate e i metodi di prova per l'identificazione della Xylella fastidiosa che riportano tutto il genere Pelargonium.
"È urgente verificare le ragioni - ha chiesto Coldiretti Puglia al sottosegretario Battistoni - per cui la Commissione Europea ha incluso tutto il genere dei gerani nell'elenco, prima circoscritta al solo Pelargonium fragrans, considerato che non si potranno produrre e commercializzare i gerani nelle aree demarcate infetta e contenimento, con un ulteriore danno rilevante per i florovivaisti pugliesi".