Già, perché se da un lato la difficile posizione geopolitica del paese nello scacchiere mediorientale e il clima ostile del deserto rendono le pratiche agricole in quest'area piuttosto difficili, dall'altro Israele sta dimostrando di rappresentare a tutti gli effetti un "terreno fertile" per l'agroalimentare e le startup che la guidano, un ecosistema di circa 700 aziende con il pallino per l'innovazione tecnologica.
Il rapporto - pubblicato recentemente - rileva infatti che nel corso dei cinque anni esaminati, le startup israeliane attive nell'ambito della tecnologia agroalimentare hanno raccolto 759 milioni di dollari, "spalmati" su più di 250 accordi. Numeri impressionanti se si pensa alle dimensioni del paese e alla sua popolazione, che supera di poco gli 8 milioni di abitanti.
L'anno di punta per gli investimenti è stato il 2017 con 220 milioni di dollari, scesi a 174 nel 2018. Nel 2017 e nel 2018 il settore che ha catalizzato più fondi (208 milioni distribuiti su 52 deal) è stato quello dell'agricoltura 4.0, con software per il supporto gestionale delle fattorie, sensori IoT per il monitoraggio delle colture ed il rilevamento dei parassiti e tecnologie di efficienza idrica.
Le startup che offrivano strumentazioni per immagini avanzate e sistemi complessi di sensori hanno attirato i maggiori investimenti: tra queste, ai primi posti si sono piazzate Taranis e Prospera (che si occupano di analisi delle immagini per la gestione delle colture), SeeTree, FieldIn, Saturas, SupPlant e CropX.
Ottima la performance di Vayyar Imaging, specializzata nella tecnologia di Imaging radar 3D, che sta usando le sue capacità di rilevamento per supportare l'analisi di animali, piante e suolo, rendendo attraente questa tecnologia per gli investitori tradizionali.
Bel risultato anche per Phytech, che opera nel campo dell'irrigazione intelligente: i suoi sensori smart hanno attirato gli investimenti di un gruppo eterogeneo di società come Syngenta, Tencent e Mitsui & Co. Il settore delle biotecnologie in agricoltura e nell'alimentazione animale ha raccolto 148 milioni di dollari distribuiti su 59 accordi; a brillare in questo campo è stata Rootility, società focalizzata sullo studio degli apparati radicali delle piante.
Sul terzo gradino del podio il settore del restaurant marketplace (vendita al dettaglio e tecnologie legate alla ristorazione, ristoranti online e kit pasto), e quello della logistica e del packaging.
Dal rapporto emerge chiaramente che Israele fa ancora affidamento sul supporto di investitori stranieri, e in effetti alcuni dei principali finanziatori provengono da oltreoceano. Il coinvolgimento straniero è molto importante, in quanto praticamente tutte le startup israeliane hanno ambizioni internazionali, tanto che alcune di loro hanno addirittura rinunciato a stabilirsi nel paese a causa delle dimensioni estremamente ridotte del mercato locale. E non poteva essere altrimenti: non potendo contare sui vicini per il commercio, gli israeliani non hanno mai avuto altra scelta se non quella di sviluppare le proprie soluzioni agricole, mettendo in evidenza i legami profondi tra sopravvivenza e innovazione.
Ispirato da una visione patriottica dello sviluppo della terra, Israele ha investito in ricerca e sviluppo per creare nuovi sistemi di irrigazione e altri meccanismi per ecosistemi agricoli sostenibili, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi del mondo intero.
Come riportato da Start-Up Nation Central, organizzazione no-profit indipendente in prima linea per l'innovazione israeliana, "una combinazione di background agrario, istituzioni agronomiche di livello mondiale e ingegneria meccanica sviluppatasi in seno all'élite dell'esercito israeliano, guida la scena tecnologica agroalimentare di Israele. Alcune delle tecnologie aeree, di elaborazione dati e imaging più avanzate che hanno attirato i maggiori investimenti negli ultimi anni si basano proprio sulla formazione militare degli imprenditori israeliani, che hanno riproposto queste innovazioni applicandole all'agricoltura. E, in effetti, molti degli attuali fondatori di quelle startup oggi sul trampolino di lancio sono cresciuti in un kibbutz come pionieri dell'agricoltura, ritrovandosi oggi ad offrire un'esperienza basata su soluzioni in-farm personalizzate che puntano a rendere più semplice la vita degli agricoltori. Per tutte queste ragioni - conclude Start-Up Nation Central - Israele gode di un naturale ed intrinseco vantaggio nel campo dell'innovazione agricola, producendo alcune delle tecnologie attualmente più mature e hi-tech a livello globale".