Non è stata una buona annata per il pomodoro da industria in centro Italia, con una campagna di raccolta che si prolungata per tutto settembre ma che ha visto molti frutti ancora verdi rimanere sui campi.

Per Confagricoltura Toscana la perdita di produzione si aggira intorno al 40% del prodotto, con un calo di fatturato di circa 5,4 milioni di euro, perdite dovute soprattutto all'andamento stagionale primaverile, che è stato in alcune zone troppo piovoso che hanno fatto ritardare i trapianti a volte anche fino a giugno con un ciclo produttivo quindi troppo corto.

Un calo di produzione che, forse, potrà portare a un aumento dei prezzi al consumo, ma che non ha migliorato il prezzo di vendita per gli agricoltori, anzi. 

Come riporta la Cia di Livorno, una delle zone più vocate per la produzione del pomodoro da industria in Toscana, il prezzo fissato per il centro nord negli accordi commerciali di febbraio è di 79,75 euro a tonnellata, un prezzo uguale al 2017 e addirittura più basso di quello del 2016 quando i pomodori erano stati pagati 85,20 euro la tonnellata.

Un calo di prezzo alla produzione che sono rimasti invariati o addirittura calati negli ultimi 20 anni, considerando che nel 1996 una tonnellata di pomodori da conserva veniva pagata 180 mila lire, cioè 92,96 euro. E questo mentre i costi di produzione non sono aumentati.

Per la Cia di Livorno il rischio è quello di vedere una produzione di qualità come quella toscana ridotta a una merce standardizzata e deprezzata con ripercussioni su tutta la filiera, ma soprattutto sul comparto agricolo.

E l'associazione di categoria vede la Gdo, la grande distribuzione organizzata, uno dei maggiori responsabili di questa tendenza che porta al crollo dei prezzi.

Il cosiddetto meccanismo delle aste online con doppia gara al ribasso, diffuso su larga scala, ha ripercussioni a catena su tutta la filiera. L'industria di trasformazione che ha prevenduto parte della produzione a prezzi bassissimi, si rifà sul produttore, imponendogli a sua volta prezzi d'acquisto della materia prima più bassi possibile ad esempio applicando elevate tare al prodotto consegnato.

Il risultato finale, come spiega in una nota l'associazione di categoria, sono produttori senza reddito da una parte e industriali della trasformazione che sostengono di vendere spesso a prezzi più bassi di quelli di produzione.

Per Pierpaolo Pasquini, presidente della Cia di Livorno, è quindi necessario realizzare complesso agricolo-industriale che lavori nell'ottica della cooperazione non della competizione che riesca a contrastare lo strapotere contrattuale della Gdo e faccia recuperare valore aggiunto a tutto il comparto.