"Sono soddisfatto del quadro economico fotografato dal rapporto - ha commentato Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari - in particolare per il contributo importante che le cooperative stanno dando in termini di incremento delle vendite sui mercati internazionali. Il settore lattiero-caseario ha visto aumentare il proprio export del 20% in un solo anno, mentre le prime venticinque cooperative vitivinicole hanno in media la metà del loro giro d'affari derivante proprio dall'export".
Secondo il Rapporto, con le sue 4.703 imprese attive la cooperazione agroalimentare italiana garantisce occupazione a più di 91.500 addetti e genera un fatturato di quasi 35 miliardi di euro, pari al 23% del giro d'affari dell'alimentare italiano, ottenuto attraverso la lavorazione e trasformazione di una quota pari al 32% della materia prima agricola italiana, per un valore di 16,1 miliardi di euro.
Pur in presenza di un leggero calo dei soci produttori aderenti (-3%), la cooperazione registra una crescita sia del fatturato (+0,6%) che dell'occupazione (+0,9%). Buone anche le performance dell'export: complessivamente nel 2016 il sistema cooperativo italiano ha realizzato oltre confine il 17% del proprio fatturato per un totale di circa 5 miliardi di euro, pari al 13% delle esportazioni agroalimentari italiane.
Evidenziato il ruolo strategico che la cooperazione agroalimentare gioca nella valorizzazione dei prodotti made in Italy, tanto in Italia quanto sul mercato estero: le imprese cooperative, infatti, lavorano materia prima che per il 74% è di provenienza locale, per il 24% nazionale e solo per il 2% estera. "Questo è possibile grazie al forte legame che le imprese cooperative hanno con la propria base sociale di agricoltori" ha spiegato Ersilia Di Tullio, responsabile cooperazione della società Nomisma che ha curato lo sviluppo dello studio. "Oggi la quota prevalente degli approvvigionamenti di materia prima delle cooperative è costituita dai conferimenti dei propri soci, come evidenzia il grado di mutualità pari in media all'83%.
Il lieve calo numerico delle cooperative rispetto al 2006, associato ritorno alla crescita dei fatturati va considerato come un segnale positivo" ha concluso la Di Tullio. "Siamo di fronte a un irrobustimento fisiologico attribuibile alla tendenza al raggruppamento aziendale che negli ultimi anni connota tutta l'agricoltura italiana".
Carne, ortofrutta, latte e vino si confermano i principali settori cooperativi grazie al forte legame con la base produttiva agricola. Le cooperative del settore delle carni fresche e trasformate esprimono la quota di fatturato più importante (8,9 miliardi di euro, pari al 26% del totale); segue il comparto dell'ortofrutta (8,7 miliardi, 25% del fatturato totale), quello del latte (6,6 miliardi, 19%), dei servizi (4,8 miliardi, 14%) e del vino (4,5 miliardi, 13%).
L'Osservatorio ha inoltre monitorato l'evoluzione nel corso degli ultimi dieci anni delle prime venticinque cooperative per fatturato dei settori ortofrutticolo, lattiero-caseario e vitivinicolo, che ha evidenziato un consolidamento delle dimensioni medie aziendali e tendenze positive di tutti i principali indicatori di performance economico-finanziaria. Spicca la crescita a tre cifre (+112%) del fatturato delle Top25 nel vino e quella, sempre molto alta (+82%), registrata dalle cooperative dell'ortofrutta. In dieci anni sono cresciute anche le retribuzioni lorde, da un +42% nelle cooperative dell'ortofrutta al +126% nel comparto del vino.
Questa crescita non ha compromesso il forte legame con la base sociale, che si mantiene molto saldo anche in queste grandi cooperative, come dimostrano i valori di mutualità pari rispettivamente all'87% per le Top25 del latte ed all'85% per le Top25 dell'ortofrutta e del vino.
Il rapporto 2017 dell'Osservatorio ha anche approfondito il tema della responsabilità sociale di impresa: il 56% del campione preso in esame dall'indagine (230 cooperative "avanzate", che esprimono il 27% del giro d'affari di tutta la cooperazione) ha messo in atto azioni virtuose a favore di un intenso coinvolgimento della base sociale nella governance dell'impresa.
Particolarmente diffusi gli interventi a favore della sostenibilità ambientale, sostenuti dalle cooperative "avanzate" sia presso la base agricola di soci che nei propri impianti di trasformazione. Nel primo caso a prevalere sono le iniziative a sostegno dell'adozione in azienda di pratiche agricole a basso impiego di input chimici (39%) e i servizi a favore della raccolta e smaltimento dei rifiuti ordinari o speciali (32%).
Di rilievo anche il coinvolgimento in iniziative a favore del risparmio energetico e idrico (rispettivamente 23% e 21%), e a tutela de benessere animale (18%) o della biodiversità (14%).
Le azioni di sostenibilità ambientale implementate dalle cooperative "avanzate" direttamente nei propri impianti, invece, prevedono la raccolta differenziata dei rifiuti (50%) e gli interventi di natura energetica (presenza di impianti di produzione di energia rinnovabile 31%, efficientamento energetico degli edifici e stabilimenti produttivi 26%). In base ai dati, oggi il 15% del fabbisogno energetico dalle cooperative di maggiori dimensioni (fatturato superiore ai 7 milioni di euro) è soddisfatto grazie ad energia rinnovabile prodotta autonomamente dalle stesse imprese.
Significative anche le azioni a favore dei dipendenti, adottate dal 57% delle cooperative agroalimentari. In particolare oltre la metà delle cooperative ha realizzato iniziative a favore della loro formazione, con focus sulla salute e sicurezza sul luogo di lavoro (29%), e azioni che favoriscono la fluidificazione della comunicazione, affidata alla raccolta di indicazioni e suggerimenti operativi dei dipendenti (19%).
Da non trascurare, infine, il rapporto delle imprese cooperative con la comunità, che si traduce in prevalenza nella realizzazione di interventi di sostegno finanziario a eventi di natura culturale (33%), iniziative di volontariato e beneficienza e attività legate allo sport (entrambe al 23%) o a vere e proprio donazioni a scuola, impianti sportivi, strutture sanitarie o altre comunità locali (20%).
"Nel corso degli ultimi anni - ha concluso il presidente Mercuri - è progressivamente maturata presso le cooperative una sensibilità del ruolo che l'impresa riveste non solo come soggetto economico, ma come attore ad ampio raggio che, con le sue azioni e i suoi comportamenti, influenza dimensioni diverse e più ampie che coinvolgono la società e l'ambiente. I dati emersi dall'indagine confermano l'impegno crescente da parte delle cooperative in termini di analisi e di trasparenza del loro impatto sociale e ambientale".