“Siamo di fronte a un’annata positiva, con dati interessanti, in particolare quello sull’export – sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli – Come Regione stiamo lavorando per sostenere, anche attraverso il Psr, le Ocm e i progetti con Governo e Ue, questo processo. Aggregazione, gioco di squadra, integrazione sono fondamentali non solo per competere sui mercati, ma anche per investire in ricerca e fare efficaci programmi di promozione”.
“Rimane il problema della redditività, legata anche all’estrema volatilità dei prezzi sui mercati mondiali – spiega la Caselli – ma anche qui la strada da percorrere è ancora una volta quella dell’integrazione, della qualità e dei prodotti a maggior valore aggiunto”.
“L’Emilia Romagna è al quinto posto tra le prime 10 Regioni europee – ha poi precisato Andrea Zanlari, consigliere di Unioncamere Emilia Romagna per il settore agroalimentare – ed è sempre più accentuata la proiezione ai mercati esteri. L’export regionale ha registrato un aumento significativo trainato soprattutto dai mercati extra Ue. L’approccio integrato di promozione e valorizzazione del comparto agroalimentare emiliano-romagnolo di qualità unito al contesto turistico, continuerà a essere la carta vincente per l’internazionalizzazione delle imprese”.
Andando ad analizzare l’export extra Ue, che vale 4 miliardi di euro, tra i mercati al top ci sono gli Stati Uniti (+28,5%) e la Cina (+34,4%). Aumenta l’export agricolo del 4,9% e i prodotti dell’industria alimentare del 6,4%.
“I prodotti made in Emilia Romagna vanno soprattutto al di fuori dell’Europa – sottolinea Gabriele Canali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza – 4 miliardi su 5,7 vengono infatti fatturati sui mercati extra Ue, con un aumento nel 2015 del 14% e punte del 28,5% negli Usa, oltre al +34,4% in Cina e +109% in Vietnam. Risultati importanti confermano la forza di un sistema agroalimentare, che vale complessivamente 25 miliardi e che da solo fa il 17,2% del totale nazionale dell’export di frutta”.
L’Emilia Romagna risulta essere la prima Regione in Italia per peso delle cosiddette attività secondarie e di supporto che permettono di diversificare e integrare il reddito agricolo. Si va dal contoterzismo agli agriturismi, dalla produzione di energia alla prima lavorazione.
E’ una delle novità emerse dal rapporto 2015, illustrato da Roberto Fanfani dell’Università di Bologna. La diversificazione vale 1,3 miliardi di euro. L’annata agraria 2015 è poi stata pesantemente condizionata dall’andamento meteo, oltre a una forte instabilità e volatilità dei prezzi sui mercati mondiali, con effetti diretti sul reddito degli agricoltori. Incide naturalmente ancora l’embargo russo e la concorrenza di alcuni paesi agricoltori.
Analizzando, infine, invece le Plv per settore, le produzioni vegetali hanno toccato una Plv di 2,3 miliardi di euro (+5,6%). Scende del 2,2% il giro d’affari delle produzioni zootecniche, arrivando sotto 1,9 miliardi. Riduzione anche per i cereali (-1,8%), mentre crescono le Plv per mele, pere, pesche e nettarine, oltre a quello di pomodori da industria (+12,5%). Male infine le produzioni suine (-7%) e le uova (-7,8%).