Parte in flessione il 2021 per la bilancia commerciale cerealicola italiana, sia sul fronte delle importazioni che dal lato export. I movimenti valutari fanno comunque partire in deficit la bilancia, dato ormai tradizionalmente consolidato negli ultimi anni ma con una tendenza al calo. Infatti il valore dell'import, rispetto al gennaio 2020, è sceso dai 563,2 milioni dello scorso anno ai 520,3 dell'anno in corso, mentre il valore dell'export è sceso dai 308,2 milioni del 2020 ai 294,8 di quest'anno. Il saldo valutario netto è negativo per 225,5 milioni di euro, contro i 255 milioni del 2020.

Andando nel dettaglio dei dati relativi ai quantitativi movimentati, le importazioni risultano in diminuzione di 352mila tonnellate nelle quantità (-17,6%), in ribasso in particolare per i cereali in granella (-21%), di cui 240mila tonnellate di frumento in meno, oltre a -30mila tonnellate di mais e -14mila tonnellate di sorgo. Calo rilevante anche per le farine proteiche (-97mila tonnellate), mentre crescono gli arrivi di semi e frutti oleosi (+33mila tonnellate) e di riso (7.600 tonnellate).

Sul fronte delle esportazioni, le vendite all'estero di prodotti trasformati sono diminuite nel primo mese dell'anno di 52mila tonnellate, seguite da paste alimentari (-13.400 tonnellate) e dal riso (-9.700 tonnellate). Crescono invece le esportazioni di cereali in granella (+23.200 tonnellate) e della semola di grano duro (+3.400 tonnellate).