Circa 42 ettari, tutti in Emilia Romagna, i campi che sono stati completamente distrutti, come prescritto dal decreto di lotta obbligatoria. Al convegno organizzato dall'Oi del pomodoro da industria del Nord Italia che si è tenuto a Parma, il 20 novembre scorso, si è fatto un bilancio fitosanitario dell'annata 2017 ed è stato fatto il quadro della situazione sul batterio Ralstonia solanacearum, un'avversità da quarantena che preoccupa.

"Ci siamo subito attivati - ha detto Tiberio Rabboni, presidente dell'Oi pomodoro Nord Italia - con la Regione Emilia Romagna per chiedere l'indennizzo al 100% del danno subito da chi è stato colpito". Le aziende interessate sono a Parma, a Ferrara e nel bolognese (su patata, non su pomodoro).
"L'indennizzo - ha continuato Rabboni - potrà essere erogato solo nel 2018, nel frattempo abbiamo istituito un fondo di solidarietà straordinario, per quest'anno. Il messaggio che deve passare - ha puntualizzato - è che è nell'interesse di tutti segnalare immediatamente sintomi di possibili batteriosi".

Per studiare il problema e affiancare nella lotta il servizio fitosanitario, l'Oi ha anche costituito un gruppo di lavoro interno e ha promosso un coordinamento. L'allerta è massimo perché Ralstonia solanacearum non è da sottovalutare: a chiarire la sua pericolosità è stato Valentino Testi, direttore del Consorzio fitosanitario di Parma

"E' la batteriosi del pomodoro più virulenta, la più temuta. Si conserva bene nel terreno - ha spiegato Testi - si conserva nell'acqua, nei residui colturali e nelle infestanti. Se si insedia in un territorio è facile trovarla per anni. E' un batterio termofilo, in tre razze. La uno e la due hanno bisogno di almeno 35-37 gradi, la razza tre è detta invece fredda. L'estate 2017 ne ha favorito lo sviluppo, alte temperature e forte siccità".
 

Importante, per evitare che il batterio si presenti nuovamente il prossimo anno, è curare il monitoraggio, cosa cui stanno pensando i consorzi fitosanitari, e segnalare tempestivamente ogni pianta sospetta: "Il patogeno penetra attraverso l'apparato radicale - ha detto ancora Valentino Testi - e invade il sistema vascolare della pianta portandola al collasso. Se la pianta si affloscia deve scattare il campanello d'allarme. Altro sintomo importante è il fatto che proliferano le radici avventizie".

C'è da temere per la diffusione sul territorio durante la prossima stagione? "Speriamo di no - ha risposto Testi al microfono di AgroNotizie - andiamo verso un mutamento del clima, ma spero che non ci siano le condizioni climatiche favorevoli alla diffusione. Chiaramente l'anno prossimo controlleremo i campi vicini a quelli infettati quest'anno. La malattia comunque per ora non è epidemica".