“L’Associazione mantovana allevatori – spiega il direttore, Gabriele Caleffi – sempre di più sta assumendo un ruolo di maggiore incisività nella vita degli allevamenti, con il ruolo di consulente esperto non soltanto per la zootecnia, ma più in generale per la gestione generale dell’azienda agricola”. Ne è appunto un esempio il nuovo servizio a zero impatto ambientale per contrastare la piralide, nemico del mais, che in Pianura padana trova condizioni climatiche favorevoli per lo sviluppo.
La piralide, inoltre, predispone il mais a sviluppare fumonisine. “L’intervento predisposto da Comal – ricorda il presidente dell’Ama, Alberto Gandolfi – riesce a evitare un pericolo doppio, senza nessun utilizzo di veleni e senza perdite da calpestamento nei campi. Se i sistemi tradizionali prevedono l’impiego di piretroidi e di macchine come i cosiddetti 'trampoli', che fisicamente entrano nelle colture del mais provocando calpestamenti e perdite di prodotto, il drone chiaramente no”.
La fase sperimentale
Il lavoro è stato svolto dal 2008 in quattro aziende che hanno voluto seguire questa metodologia di lotta biologica, utilizzando l’imenottero parassitoide Trichogramma brassicae, un insetto oofago, che neutralizza le uova delle piralide. “Si tratta di insetti già presenti in natura – specifica Caleffi – ma non in misura sufficiente a contrastare la piralide del mais”.
La sperimentazione è stata fatta, inizialmente, distribuendo gli insetti manualmente. Fino all’avvento del drone, il quale sfrutta tutte le coordinate geo-satellitari dei terreni.
Gli allevatori interessati a questa prima fase, che partirà operativamente questa settimana, al momento sono 20, su oltre 200 ettari.
“Abbiamo definitivamente superato i problemi iniziali – afferma Emanuele Zanforlin, responsabile commerciale di Koppert Italia, filiale nazionale della più importante azienda mondiale per la lotta biologica, che ha sede a Rotterdam – che erano, principalmente, i costi superiori rispetto al trattamento chimico e la distribuzione manuale, che era improponibile su vasta scala”.
Come funziona
Le uova di Trichogramma brassicae vengono confezionate dentro sfere di cellulosa biodegradabili, facilmente distribuibili attraverso distributore automatizzato e montato sul drone. Con un volo ad altezza di un metro superiore all’apice della pianta di mais, viene rilasciata la capsula. Nel giro di 15-20 giorni si sviluppano le larve per la lotta biologica, con nascite scalari.
“La piralide si sviluppa fino a tre generazioni – dice Zanforlin – e con la lotta biologica si riesce a coprire il periodo che va da inizio luglio a fine agosto”.
I risultati, ma anche i costi, sono equiparabili ai trattamenti chimici, col vantaggio che la distribuzione può avvenire in qualsiasi condizione ambientale (se i terreni sono bagnati il trampolo non può entrare in campo, il drone può trattare) e a impatto zero sul versante ambientale. “Il servizio – ribadisce il presidente Errera – è possibile grazie alla collaborazione fra Associazione mantovana allevatori, Comal e il Sata, il Servizio tecnico di assistenza agli allevatori, finanziato dalla Regione Lombardia”.
Chi volesse beneficiare del servizio può contattare Valentina Nodari di Comal società agricola al numero telefonico 0376/247231.
Il drone
Le dimensioni del drone, quadricottero, sono di un metro per un metro, e, per legge, deve essere teleguidato da un pilota diplomato Enac. Il velivolo viaggia a una velocità di crociera circa 20-30 chilometri orari e, dice Alessandrini: “rappresenta nel trattamento della piralide col trampolo un salto in avanti paragonabile al passaggio dall’aratura coi buoi alle trattrici”.
Il drone è definito “tecnologia autentica”, perché non dà emissioni di Co2. È infatti alimentato a batteria ricaricabile, con una durata in grado di coprire 5 ettari. Il costo del drone si aggira intorno ai 40mila euro, ma i prezzi sono in discesa rapida.
In campo il drone per il contrasto biologico alla piralide opererà passaggi aerei ogni 10 metri circa, muovendosi a spirale greca.
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Fonte: Apa Mantova