Dalle medesime elaborazioni, sottolinea Coldiretti Piacenza, si evince che la bilancia commerciale piacentina, per frutta, ortaggi e conservati è comunque in positivo in quanto anche le esportazioni sono aumentate del 16,8 per cento da giugno 2013 a giugno 2015, con un valore in questo ultimo anno pari a 31.593.665 euro. A preoccupare particolarmente è però il rischio concreto che venga spacciato come made in Italy sui mercati nazionali ed esteri pomodoro o derivati prodotti a partire da materia prima estera e di scarsa qualità senza che il consumatore lo sappia a causa della mancanza dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta. Le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina, denuncia Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre 2015, sono aumentate del 520 per cento a livello nazionale e raggiungeranno a fine anno circa 90 milioni di chili, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale. Cresce infatti il numero di navi che dalla Cina portano in Italia fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. La Cina - riferisce la Coldiretti - ha iniziato la coltivazione di pomodoro per l’industria nel 1990 e oggi, dopo aver superato l’Unione europea, rappresenta il secondo bacino di produzione dopo gli Stati Uniti.
“Il gigante asiatico - spiega Marco Crotti, presidente di Coldiretti Piacenza -, nel 2014 ha conquistato il primato anche nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione europea. Su un totale di 3.097 allarmi per irregolarità segnalate in Europa infatti, ben 469, vale a dire il 15 per cento, hanno riguardato la Cina. Inoltre - prosegue Crotti -, il più delle volte dietro ad un prodotto estero di importazione asiatica troviamo lavoratori sottopagati e costretti a lavorare in condizioni che in nessun modo possono essere considerate dignitose. Una situazione che dunque getta un'ombra su un settore intorno al quale ruotano produttori, associazioni di prodotto, trasformatori, enti e istituzioni che lavorano nella trasparenza e che vanno tutelati e distinti da chi oggi opera creando situazioni di concorrenza sleale a danno dei consumatori e dell’immagine del made in Italy nel mondo”.
“Durante Oro Rosso - conclude Massimo Albano, direttore di Coldiretti Piacenza -, non potevamo che lanciare questo messaggio, relativo alla necessità di rendere il commercio trasparente tramite l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti che attualmente vale in Italia solo per la passata di pomodoro ma non per il concentrato o per i sughi pronti. Abbiamo dunque lanciato la campagna “E tu di che pomodoro sei?” proprio per sensibilizzare i consumatori e per dare chiare e semplici informazioni per l’acquisto consapevole di vero pomodoro italiano”.
Scarica la locandina di “E tu di che pomodoro sei?”
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Coldiretti Piacenza