Potrebbe essere un brevissimo beat il passaggio dal maltempo alle speculazioni. E a farne le spese, oltre alle commodities, quest’anno potrebbe finire contagiato dalla febbre dei listini impazziti anche il fieno.
Nelle campagne del Nord Italia a trazione zootecnica, si sta facendo in questi giorni il primo raccolto.

“Le piogge hanno ritardato di un mese le operazioni – commenta Davide Lorenzi, allevatore di vacche da latte a Marmirolo, nel Mantovano – ma i problemi che stanno emergendo sono molteplici: oltre al ritardo nelle operazioni di raccolta, infatti, la qualità è diminuita sensibilmente rispetto alla media del primo sfalcio, che per il periodo è denominato maggengo, con l’eccezione appunto di quest’anno. E anche la quantità è in flessione”.

Si affaccia così una rosa di conseguenze negative sono piuttosto ampie, che stanno preoccupando molto il mondo agricolo. La contrazione delle rese (si parla di una media 7-8 tonnellate per ettaro, il 10-15% in meno rispetto alle produzioni standard), ma soprattutto la scarsa qualità peserà sull’alimentazione del comparto bovino, influenzando di rimbalzo in maniera negativa le performance produttive.

“Di fatto è il secondo anno consecutivo che i medicai e i prati stabili sono in sofferenza – affermano altri allevatori -. Nel 2012 per la siccità, quest’anno per un eccesso di piovosità”. E così in campagna c’è anche chi ha sacrificato, trinciandolo, il primo taglio: si tratta del raccolto più pregiato sul piano delle qualità nutrizionali, ma alternative valide – in molte zone del Nord Italia – non è che ce ne fossero.
Le attese sono tutte concentrate sugli sfalci successivi, con l’augurio che l’esplosione repentina dell’estate non si riveli un colpo altrettanto duro per le colture in campo.

Fra gli allevatori, intanto, c’è tensione. I timori che si possano innescare fenomeni speculativi sono elevati e, se si dovessero verificare impennate nelle quotazioni dei foraggi, i risvolti per le imprese legati ai costi di produzione rappresenterebbero un ulteriore macigno.

Lo scenario preoccupa enormemente anche le imprese di meccanizzazione agricola, che da pochi giorni sono entrate nel pieno delle proprie attività, con 12 settimane di ritardo rispetto all’andamento stagionale normale. “Il rischio – dichiara il coordinatore nazionale di Confai, Sandro Cappellini - è che, nonostante l’aiuto garantito anche quest’anno dalla Regione Lombardia con l’anticipo delle risorse della Pac, gli agricoltori paghino con notevole ritardo gli imprenditori agromeccanici, lasciandoli esposti ad onerosi anticipi per l’acquisto di carburante e il pagamento dei dipendenti e collaboratori. Ma in questo modo si rischia di seppellire l’unico comparto che in Italia sembra accusare meno la crisi”.