Beni naturali, ma anche beni culturali, elementi cardine del paesaggio, serbatoi di conoscenza e di memoria delle comunità locali. Sono gli alberi monumentali, di cui si è parlato il 23 e 24 maggio scorsi a Bologna nella sede della Regione Emilia Romagna. Elementi storici del territorio, testimoni di come era in passato e di come si è evoluto, gli alberi monumentali contraddistinguono spesso un luogo permettendo di riconoscerlo e ci raccontano la sua storia e quella della gente che ci ha vissuto, raccontano anche di noi che in quei luoghi ci viviamo oggi; oltre ad essere portatori di un prezioso contributo alla biodiversità.
E non da ultimo sono portatori di un patrimonio genetico che ha loro permesso di vivere così a lungo superando le difficoltà ambientali e che è quindi molto interessante anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
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Per tutti questi motivi gli alberi monumentali spesso, purtroppo non sempre, godono di un'attenzione particolare e anche di affetto da parte delle comunità.
Per l'alto valore polifunzionale che esprimono è importante garantirne la conservazione nel tempo e la tutela in quanto beni "insostituibili".
A sensi della normativa vigente il grande albero può essere tutelato in quanto "bene culturale" dal Decreto legislativo 42/2004, il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio; in quanto "albero monumentale" la tutela si sostanzia a 2 livelli: quello regionale con la LR 20/2023 "Disciplina per la conservazione degli alberi monumentali e dei boschi vetusti" e quello nazionale con l'articolo 7 della L 10/2013 "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani".

La sequoia dei Giardini Margherita a Bologna
(Fonte: Rosella Ghedini, Associazione Pubblici Giardini)
In Italia oggi ci sono 4.695 Alberi Monumentali d'Italia, di cui 125 nella Regione Emilia Romagna; altri 538 godono della tutela di livello regionale.
L'organizzazione del convegno ha visto impegnate la Regione Emilia Romagna (Rer) insieme alla Società Botanica Italiana (Sbi), in seno alla quale un paio di anni fa è nato un gruppo di lavoro dedicato in maniera specifica agli alberi monumentali e guidato con grande competenza dal professor Camarda dell'Università di Sassari, purtroppo venuto a mancare di recente; durante il convegno è stato ricordato il suo grande contributo in studi e ricerche nel corso di tutta la sua vita professionale.
Oggi alla guida del gruppo di lavoro alberi monumentali è il professor Francesco Tarantino.
Ogni anno la Società Botanica Italiana promuove un appuntamento per fare il punto sullo stato delle conoscenze e delle attività sul tema degli alberi monumentali; quest'anno è stata scelta la sede di Bologna.
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Il programma del convegno, ricco di presenze autorevoli sia di livello istituzionale che scientifico, ha visto il coinvolgimento di molti attori che operano nella materia: oltre agli esponenti degli enti organizzatori del convegno (per la Rer vari dirigenti e funzionari dei Settori Patrimonio culturale e Settore Aree Protette, Foreste e Sviluppo Zone Montane; per la Sbi Antonella Canini, Fabrizio Buldrini e Francesco Tarantino) hanno portato la loro competenza esponenti del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Laura Canini), della Regione Carabinieri Forestale Emilia Romagna (Gaetano Palescandolo e Aldo Terzi), dell'Alma Mater Studiorum Università di Bologna (Alessandro Chiarucci, Luca Dondini, Giovanna Pezzi, Alberto Minelli), dell'Università della Tuscia (Gianluca Piovesan), dell'Università di Palermo (Giuseppe Venturella), di professionisti arboricoltori (Giovanni Morelli), di associazioni del territorio (Associazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini con Alessandro Bedin, Associazione IlTurco con Licia Vignotto, Associazione Patriarchi della Natura con Ossani, Associazione Italiana Architettura del Paesaggio con Marcella Minelli), di centri di formazione (Dinamica con Roberto Prampolini), del Consiglio Nazionale Dottori Agronomi e Dottori Forestali (Barbara Negroni), della Regione Puglia (Domenico Campanile) e della Regione Veneto (Simone Bertin).

Il bagolaro di Casa Carducci a Bologna
(Fonte: Rosella Ghedini, Associazione Pubblici Giardini)
Preziosissima è stata la collaborazione della Fondazione Iu Rusconi Ghigi (Ivan Bisetti) per la visita guidata agli alberi monumentali del centro storico di Bologna organizzata nella mattinata della giornata successiva a quella del convegno per conoscere di persona i magnifici patriarchi della città.
Fin dal primo intervento, a cura dell'assessora regionale Gessica Allegni, tutti i relatori hanno ribadito la "multidisciplinarità" dell'attributo di monumentalità del grande albero e la conseguente necessità di collaborazione tra le competenze tecnico scientifiche e quelle culturali per la sua gestione e valorizzazione; è di fondamentale importanza l'azione in sinergia dei diversi attori e delle competenze che si occupano di patriarchi.
È stata anche ribadita la necessità di promuovere progetti di condivisione con le comunità; anche se si comincia a registrare un apprezzabile aumento della sensibilità e dell'attenzione nei confronti della natura tra i cittadini e le giovani generazioni, c'è ancora tanto bisogno di lavorare per una maggiore consapevolezza, più diffusa e capillare, e per una gestione condivisa del patrimonio culturale in generale, quindi anche degli alberi monumentali... e non solo di quelli.
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Ne deriva l'esigenza di promuovere progetti di divulgazione e conoscenza per allargare la consapevolezza del valore del patrimonio arboreo; e quindi sono preziose le attività di mappatura, le banche dati, la cartellonistica, la documentazione fotografica, pubblicazioni, mostre, iniziative di sensibilizzazione dei cittadini e di educazione ambientale; ma anche l'attività di formazione per personale qualificato per la gestione degli alberi (qualifica di arboricoltore).
Il convegno ha poi fatto il punto su tanti aspetti specifici inerenti l'arboricoltura, sia di tipo amministrativo che scientifico: dalla normativa per la tutela e le annesse procedure e vincoli, all'attività di vigilanza e monitoraggio, il valore in termini di biodiversità, le azioni di promozione e conoscenza, le ricerche sui patriarchi da frutto e sui castagneti vetusti, la caratterizzazione genetica delle antiche varietà, le tematiche della staticità e della biomeccanica, della datazione dell'età, le relazioni alberi-funghi, esperienze di studio del "valore sociale" degli alberi monumentali.
Una tavola rotonda ha messo a confronto l'esperienza di diversi attori che a vario titolo svolgono ruoli attivi attorno al tema del grande albero: amministrazioni comunali e regionali, associazioni, centri di formazione, università.

Il platano di piazza Minghetti a Bologna
(Fonte: Rosella Ghedini, Associazione Pubblici Giardini)
Dal meeting è emerso un panorama articolato e complesso del mondo professionale che ruota attorno ai grandi alberi e che esprime istanze e punti di vista diversi e che devono dialogare; a partire dal contesto della ricerca che è preziosa per poter acquisire una conoscenza più consapevole; il cittadino, che manifesta istanze a volte contrastanti, in qualche caso contrarietà verso i grandi alberi in un'ottica di utilità personale, altre volte affetto e forte attaccamento in un approccio più collettivo; c'è poi il comparto delle istituzioni che da un lato ha il compito della tutela del patrimonio arboreo e dall'altro deve anche garantire la sicurezza per i cittadini e la convivenza di tutte le parti ed esigenze.
Si tratta di un campo complesso che nessuno può gestire da solo; è indispensabile fare rete e lavorare in équipe dove ognuno con le proprie competenze contribuisce a trovare quell'equilibrio che serve a garantire la salvaguardia del patrimonio arboreo che per sua natura è "vivo" ed "insostituibile" e che necessita di amore e rispetto.
A cura di Rosella Ghedini, Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Emilia Romagna

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