Ci sono amici che vedono nella mia passione per il paesaggio agricolo una deriva intellettuale, bucolica, estetizzante. Invece no. Dico che le piante che caratterizzano il nostro paesaggio sono fondamentali anche per la nostra economia.

 

Prendiamo per esempio l'ulivo. Una pianta che domina il nostro paesaggio da millenni - in Italia esistono diverse piante di olivo domestico di 3mila anni - per gli olivastri sia arriva (come nel caso di Luras in Sardegna) a 4mila anni: piante che potrebbero essere state viste da Ulisse.

 

Sappiate invece che la coltura dell'olivo nel nostro Paese è in regressione. Non solo per i noti problemi fitopatologici di cui abbiamo tanto scritto, ma per mere ragioni di mercato. La produzione di olio di oliva in Italia è in forte e costante calo.

 

Uno studio di Nomisma indica che dal 2010 a oggi si è avuto un dimezzamento: da 500mila alle 270mila tonnellate previste per l'annata in corso. Mentre in tutto il mondo, sull'onda della gran moda della cucina e della alimentazione mediterranea, si investe su oliveti e frantoi e la coltura dell'olivo è in nettissima crescita: dagli Usa all'Australia, fino all'Argentina e al Cile.

 

Nell'area mediterranea si notano forti investimenti in Tunisia, Marocco come in Turchia. E anche nell'Unione Europea si cresce: in Spagna (leader incontrastato mondiale), Portogallo e addirittura in Francia.

 

In tutti i paesi sunnominati vi è un forte aumento dell'esportazione, soprattutto nelle piazze più care agli italiani. In un quadro di espansione del commercio mondiale di olio di oliva (+6,2% in dieci anni) l'export francese, per esempio, è aumentato del 8,2%, quello portoghese del 14,8%, quello turco del 16,4% (dati Nomisma).

 

Prima di trovarsi in una posizione totalmente marginale in un mondo (paradossalmente) italian sounding (fatevi un giro sulle etichette dell'olio sul web per conferma) sarebbe importante darsi da fare.

Darsi da fare per un piano di rilancio della coltura - che sarà anche un piano di rilancio paesistico in molte aree del nostro paese. E poi lavorare sui problemi tecnici e fitopatologici, come sugli accordi di filiera fra produttori e industria e poi sul marketing internazionale. Sarebbe bello inaugurare il quinto millennio di olivicoltura nel Bel Paese.