Puglia, 25 milioni di danni da maltempo a Lecce
Il 20 novembre il territorio del Salento è colpito da forti raffiche di vento, piogge torrenziali e una tromba d'aria "Non c'è più tregua in campagna, perché i fenomeni calamitosi si ripetono ormai a distanza di poche settimane. Sono eventi imprevedibili che hanno effetti devastanti da cui non ci può difendere in alcun modo - è la denuncia del presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, che sottolinea come - gli effetti del clima impazzito hanno arrecato danni per milioni di euro sulla nostra provincia nel 2018". Colpiti soprattutto i comuni di Alezio, Gallipoli, Parabita e Galatina – segnala Coldiretti Lecce – con piogge torrenziali e forti raffiche di vento. "La declaratoria di stato di calamità naturale e la conseguente attivazione del Fondo di solidarietà nazionale, così come strutturati – spiega il direttore di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brillante – non rispondono efficacemente agli scenari apocalittici che ogni ondata di maltempo lascia dietro di sé. Tra l'altro, gli eventi sono troppo estremi per poter essere assicurabili. Abbiamo attivato tempestivamente il servizio di assistenza tecnica, a cui seguirà la richiesta di verifica in campo da parte dell'assessorato all'Agricoltura". Nella sola provincia di Lecce, Coldiretti stima danni dall'inizio dell'anno per 25 milioni di euro, a cui si dovrà aggiungere la conta dei danni dell'ultima ondata di maltempo.Calabria, il tornado rade al suolo trenta aziende agricole a Cutro
Il 21 novembre il presidente di Coldiretti Cutro, Tonino Tambaro, in una nota stampa di Coldiretti Calabria comunica: "Secondo una prima ricognizione, ci sono circa 30 imprese agricole nel perimetro interessato dal violento passaggio del tornado che hanno perso tutto. Tetti divelti, capannoni scoperchiati, tettoie completamente volate via, animali ed attrezzature disperse". Sono gli effetti in campagna della tromba d'aria che ha sconvolto anche la città capoluogo di Crotone. "Un danno rilevante è rappresentato anche dall'impossibilità di accedere ai terreni, a causa del maltempo, ed avviare la stagione cerealicola 2019, un duro colpo nel cuore produttivo del granaio di Calabria e del Pecorino crotonese Dop - afferma amaramente Tambaro - infatti, le aziende ad indirizzo zootecnico strutturate con tettoie e stabilimenti produttivi hanno ceduto alla forza impetuosa della natura, ponendo a serio rischio un intero comparto produttivo, strategico per l'economia calabrese"."Abbiamo avviato i primi servizi di assistenza - comunica il presidente di Coldiretti Catanzaro, Crotone e Vibo, Fabio Borrello - è necessario però un celere riscontro dei danni subiti, ed attivare con immediatezza ogni procedura utile al fine di ripristinare la funzionalità delle aziende colpite dall'evento, valutando anche interventi straordinari di sostegno".
Puglia, Calabria e Sicilia, la peggior annata olivicola da cento anni
La peggior annata olivicolo olearia del secolo colpisce in particolare le tre regioni più importanti: Puglia, Calabria e Sicilia. Frantoi chiusi, oleifici cooperativi completamente inoperosi, prodotto che scarseggia ed oltre un milione di giornate lavorative andate in fumo. È il quadro drammatico dell'olivicoltura italiana, alla prese con una delle peggiori campagne olivicole di sempre, tracciato da una nota di Italia olivicola.La raccolta delle olive, infatti, che trova solitamente a dicembre il suo culmine, può già considerarsi conclusa in gran parte d'Italia con almeno due mesi di anticipo. Colpa soprattutto delle gelate di fine febbraio e del maltempo che ha investito l'Italia in queste ultime settimane. "La situazione più critica in Puglia, polmone olivicolo nazionale. Nella zona più importante della produzione italiana, infatti, le province di Bari e Bat, la riduzione sfiora il 90% rispetto allo scorso anno. A Corato, Andria, Ruvo di Puglia, Bitonto, città vocate all'olivicoltura, molte attività hanno già chiuso i battenti, mentre alcune non hanno nemmeno iniziato a lavorare" si sottolinea nella nota che prosegue: "l'olivicoltura è praticamente rasa al suolo, invece, in Salento, dove la strage di ulivi causata dalla Xylella continua", e dove si aggiungono i danni del maltempo.
Lo scenario non migliora in Calabria e Sicilia, le altre due regioni olivicole d'Italia, che registrano pesantissime perdite di frutto e di prodotto appesantite dalle recenti abbondanti precipitazioni piovose. C'è però un altro effetto devastante dell'anno orribile dell'olivicoltura italiana, secondo Italia olivicola: la drastica riduzione delle ore di lavoro per gli operai agricoli addetti alla fase di raccolta.
"È tutto fermo da settimane - ha affermato Gennaro Sicolo, presidente di Italia olivicola, la più importante organizzazione dell'olivicoltura italiana -. Negli oliveti, nei frantoi, nelle cooperative non c'è lavoro, perché manca la materia prima di base e questo è un danno enorme per l'economia di ampi territori specializzati nell'olivicoltura".
L'ufficio studi di Italia olivicola ha stimato la perdita di un milione di giornate di lavoro solo per la manodopera a tempo determinato assunta dalle imprese olivicole durante la fase della raccolta. Le tre regioni maggiormente colpite dalla crisi produttiva assorbono il 47% della manodopera a tempo determinato dell'intera agricoltura nazionale, essendo aree agricole ad alta vocazione ortofrutticola ed olivicola, settori questi caratterizzati da una elevata concentrazione temporale dei fabbisogni di lavoro.
"Rivolgo un appello ai politici regionali e nazionali affinché si prenda atto della crisi del sistema olivicolo italiano e vengano attivate misure straordinarie per arginare l'impatto devastante che la mancata produzione determina a carico di tutti gli operatori della filiera", ha aggiunto Sicolo.
"In questo periodo così difficile bisogna assolutamente aumentare i controlli sugli oli provenienti da altri paesi affinché non siano spacciati per italiani attraverso carteggi e magheggi vari", ha proseguito il presidente di Italia olivicola. "Chiediamo un tavolo anticrisi interministeriale per mettere in campo iniziative volte a ridare ossigeno ai frantoi oleari, agli oleifici cooperativi, e per avviare un concreto confronto che porti al varo del nuovo piano olivicolo nazionale in grado di rilanciare uno dei settori principali dell'agricoltura italiana" ha concluso Sicolo.