È stato firmato il 13 febbraio 2018 dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, il decreto ministeriale sulle autorizzazioni per gli impianti viticoli, ovvero alle licenze necessarie per impiantare vigneti, che introduce alcune novità di grande rilievo per il settore, recependo per il settore vino quanto disposto dal regolamento Ue Omnibus.

In particolare il ministro ha accolto la richiesta proveniente dalla regione Sicilia e dalle regioni Campania, Emilia Romagna, Umbria e Toscana, che avevano spinto per una norma secca contro l’elusione del divieto di trasferimento dei diritti di reimpianto tra una regione e l’altra, prevedendo che un’impresa agricola che abbia estirpato vigneti oggi in un’azienda in affitto in una data regione, possa essere autorizzata a trasferire i diritti di reimpianto in una regione diversa non prima di sei anni dalla data di registrazione del contratto di conduzione.
 
L’autorizzazione ad emanare il decreto – senza più passare per la Conferenza Stato-Regioni vista la situazione di stallo determinatasi in Commissione agricoltura - è pervenuta al ministro Martina dalla deliberazione motivata del Consiglio dei ministri dello scorso 8 febbraio, a norma dell’articolo 3, comma 3 del decreto legislativo n. 281 del 1997. Era risultato chiaro che sarebbe stato impossibile trovare un componimento tra le istanze delle varie regioni sulla vicenda della clausola anti elusione – avversata dalla Regione Veneto - proprio sulla norma che pone il divieto formale di trasferimento di diritti di reimpianto da una regione all’altra.
 
Ecco nel dettaglio la nuova norma antielusione "L’estirpazione dei vigneti effettuata prima dello scadere dei sei anni dalla data di registrazione dell’atto di conduzione non dà origine ad autorizzazioni di reimpianto in una regione differente da quella in cui è avvenuto l’estirpo".

Questa norma però vale solo per il futuro. Il successivo capoverso infatti recita: "La presente disposizione non si applica agli atti di trasferimento temporaneo registrati prima dell’entrata in vigore del presente decreto e per i quali è stata già effettuata l’estirpazione del vigneto, ovvero sia stata data la comunicazione d’intenzione di estirpo".

Con il nuovo decreto vengono recepite anche alcune misure contenute nel regolamento comunitario Omnibus, che diventano operative per il settore vitivinicolo, ovvero la possibilità di stabilire una soglia massima di 50 ettari per ciascuna domanda di autorizzazione al nuovo impianto, soglia che potrà essere ulteriormente ridotta dalle singole Regioni per tenere conto delle esigenze proprie del territorio. Complessivamente per l'annualità 2018 la superficie che può essere distribuita sotto forma di autorizzazioni per il nuovo impianto è pari a 6.685 ettari.
 
L'altra novità riguarda la possibilità di garantire il rilascio di una quota minima compresa tra 0,1 e 0,5 ettari a tutti i richiedenti, qualora le richieste ammissibili dovessero risultare superiori alla superficie messa a disposizione sotto forma di autorizzazioni, come è accaduto negli ultimi due anni.
 
Secondo Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore Vino dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari, "L'implementazione delle soglie introdotta dal Dm è un correttivo atteso e più che mai necessario, a testimonianza del buon lavoro condotto con il regolamento Omnibus dai deputati italiani, tra cui il correlatore, nonché vicepresidente vicario della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro".
 

Sicilia, la soddisfazione dell'assessore

“I vigneti resteranno in Sicilia. È stata messa la parole fine al depauperamento delle superfici vitate dell’Isola, che rischiavano di essere alienate in altre regioni”.
Commenta così la norma antielusione l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, che l'aveva fortemente sostenuta nelle scorse settimane in commissione Politiche agricole della Stato-Regioni, e che aggiunge: "Si mette fine in tal modo agli artificiosi espedienti, messi in atto nei mesi passati, con i quali aziende provenienti da altre regioni riuscivano ad accaparrarsi le autorizzazioni al reimpianto originate dal territorio siciliano, ingrossando il patrimonio vitivinicolo di altre regioni a discapito della Sicilia".