L'8 febbraio 2018 si è tenuta a Roma un'attesa Commissione agricoltura in preparazione della Conferenza stato regioni.
Il ministero per le Politiche agricole avrebbe dovuto presentare il testo corretto del nuovo decreto ministeriale sui diritti di reimpianto dei vigneti, contenente la norma anti elusione sul divieto di trasferimento surrettizio di titoli da una regione all'altra.

Ma allo stato si registra che per la seduta della Conferenza stato regioni convocata dalla presidenza del consiglio dei ministri per il 15 febbraio prossimo il decreto sui reimpianti non è all'ordine del giorno: segno evidente che Mipaaf e Commissione agricoltura, ancora una volta, non hanno trovato la quadra sul provvedimento necessario a riportare un reale equilibrio tra il potenziale vitivinicolo delle diverse regioni italiane.

Lo scorso 10 gennaio era stato stralciato dal decreto del ministero delle Politiche agricole in materia di autorizzazione per gli impianti viticoli, il comma che sancisce la non trasferibilità dei diritti per l'impianto dei vigneti fuori regione: per tentare di trovare una soluzione adeguata alle richieste di tutte le regioni italiane.

Nella Commissione del 10 gennaio infatti era stata fortemente difesa e sostenuta dall'assessore all'Agricoltura della Regione Siciliana, Edy Bandiera, insieme alle regioni Campania, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna ed in contrapposizione al Veneto, la posizione di un contrasto reale e forte al fenomeno elusivo. Era stato pertanto proposto da queste regioni il divieto per le imprese agricole di esercitare i diritti di reimpianto sui propri terreni prima del termine di cinque anni dalla stipula dei contratti di fitto dei fondi rustici sui quali vengono effettuate le estirpazioni.

Questo stratagemma è stato richiesto per evitare che imprese agricole localizzate in una data regione possano in un'altra regione stipulare contratti di affitto di superfici vitate con l'espressa autorizzazione - inserita nello stesso contratto - a estirpare e reimpiantare anche su superfici aziendali diverse da quella in cui è stata effettuata l'estirpazione. Il termine di cinque anni, entro il quale non è possibile legalmente esercitare i diritti su terreni diversi, ove diventasse legge, farebbe venir meno meno il vantaggio economico immediato dell'azione, oggi possibile e formalmente legale.

Ma tale norma – richiesta da Sicilia, Campania, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna - doveva contenere un qualche temperamento, vista invece la contrarietà manifestata da Regione Veneto e la necessità da parte del Mipaaf di trovare il consenso necessario per l'intesa su tutto l'articolato in sede di Conferenza stato regioni. Pertanto ora sarà necessario attendere una nuova Commissione agricoltura per saperne di più.