E' quanto emerge dall'iniziativa organizzata dall'Agenzia Ice con la Naooa la North American olive oil association, nell'ambito del programma The extraordinary taste of Italy che ha coinvolto, a Chicago, l'intero tavolo di filiera dell'olio di oliva italiano.
Il mercato americano resta sempre il più interessante dal punto di vista delle esportazioni di prodotto italiano. Ogni anno il nostro Paese esporta circa 400mila tonnellate di olio di oliva in generale in tutto il mondo. Nello scorso anno, di queste 400mila tonnellate, ben 120mila sono state vendute solo sul mercato degli Stati Uniti.
Il 5% di tutto l'olio venduto su questo mercato è rappresentato dal segmento composto da Dop, Igp e olio biologico. Un'offerta che conferisce valore aggiunto al prodotto made in Italy grazie alle certificazioni delle designazioni di origine.
A questo 5% si aggiunge un'ulteriore quota del 15% di tutto l'olio extravergine di oliva importato dagli Stati Uniti, rigorosamente 100% made in Italy, che è la punta di diamante di un'offerta di eccellenza alla quale si aggiunge la composizione di blend che fanno, da sempre, parte della tradizione e del patrimonio di conoscenza del nostro made in Italy sui mercati di tutto il mondo.
L'intero sistema dell'offerta italiana di olio extravergine di oliva nel mondo, ed anche verso gli Stati Uniti, è tutelato da un apparato imponente di controlli con nove livelli diversi di indagine sulla qualità e l'origine del prodotto.
A monte il Sian, il sistema informativo unificato di servizi del comparto agricolo, agroalimentare e forestale che monitora i flussi di olio in entrata e in uscita da frantoi e stabilimenti oleari.
Ogni anno il ministero della Salute effettua mediamente 20mila controlli in generale sull'olio di oliva. Grazie a questa attenzione così alta, nel comparto olio di oliva si registra una serie di irregolarità tredici volte in meno rispetto ad altri alimenti.