Per la pasta, che il 45 per cento dei cittadini ritengono essere il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio del sito www.coldiretti.it, si è di fronte ad una specie di ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione del Paese quando la conquista della modernità passava anche dall’acquisto della pasta piuttosto che dalla sua realizzazione in casa. Per gli italiani che dalle campagne e dai piccoli comuni affluivano nelle grandi città lasciare le tradizionali abitudini culinarie era una straordinaria e simbolica conquista del nuovo benessere mentre oggi, dopo le ondate di mucca pazza e la riscoperta della genuinità come valore, il fatto in casa - precisa Coldiretti - torna a valere di più del prodotto acquistato. Una tendenza confermata dal boom dei corsi di cucina negli agriturismi di Terranostra e nei mercati di Campagna Amica ma anche dal successo delle trasmissioni televisive e delle pubblicazioni dedicate.
E quando non è possibile fare da soli si cerca comunque nello scaffale il prodotto che richiama alla genuinità e alla tradizione come dimostra la decisa svolta nazionalista della pasta con la nascita e la rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%. Un percorso che è iniziato nei primi anni della crisi sotto la spinta dell’iniziativa del progetto di Filiera agricola italiana di Coldiretti (Fai) che si è esteso ad alcune etichette della grande distribuzione (da Coop Italia a Iper) fino ai marchi più prestigiosi (Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, Armando, eccetera) fino all’annuncio dello storico marchio napoletano “Voiello”, che fa capo al Gruppo Barilla, che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di varietà “aureo”. Una tendenza - sostiene Coldiretti - rivolta a garantire qualità e sostenibilità della produzione, ma favorita anche dalla volontà di sostenere il lavoro e l’economia italiana in un difficile momento del Paese che spinge i consumatori a privilegiare scelte di acquisto sostenibili che contribuiscono al rilancio del made in Italy.
I risultati sono evidenti con il World pasta day 2015 che – continua Coldiretti - festeggia con il record storico delle vendite di pasta italiana all’estero grazie all’aumento del 6 per cento nel primo semestre dell’anno con il fatturato realizzato dall’esportazioni che salirà all'importo record di 2,4 miliardi di euro nel 2015 se il trend sarà mantenuto, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. Un risultato - precisa la Coldiretti - ottenuto grazie alla crescita nei mercati tradizionali come l’Unione europea (+6%) e soprattutto negli Stati Uniti (+19%) ma anche su nuovi mercati come la Cina dove si è verificato un balzo del 35%.
Nonostante questo l’Italia resta il maggior consumatore di pasta con un quantitativo per persona pari a circa 26 kg all’anno, una quantità che è tre volte superiore a quella di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quella di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quella di un giapponese. Nel podio dei mangiatori di pasta - continua Coldiretti - si piazzano dietro all’Italia il Venezuela, con 13 chili all’anno a testa, e la Tunisia, con 12 chili all’anno pro capite. L’Italia - conclude Coldiretti - con 3,4 milioni di tonnellate di prodotto è di gran lunga leader a livello mondiale, con un pacco di pasta su quattro che è prodotto in Italia.
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Fonte: Coldiretti