Nel corso dell’incontro, che ha visto la partecipazione del ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, sono stati illustrati i temi principali che impegneranno nei prossimi mesi la Commissione agricoltura dell’Europarlamento.
De Castro ha esordito rassicurando che, a dispetto della riduzione delle iniziative sulle quali si concentrerà l’Esecutivo Ue prospettata pochi giorni fa nel programma di lavoro per il 2015 dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, non si registreranno battute d’arresto per i regolamenti agricoli più importanti attualmente in lavorazione.
Diverse le attività dei prossimi mesi già in agenda e che a breve entreranno nel vivo della fase operativa:
Programma di educazione alimentare: l'evoluzione di “Frutta e latte nelle scuole”
Il programma di distribuzione di frutta e latte nelle scuole dovrebbe evolversi, abbandonando il suo attuale aspetto di promozione del consumo per svilupparsi in una nuova dimensione educativa del consumo alimentare nella prima infanzia. La nuova proposta di regolamento introduce un quadro giuridico e finanziario comune per i programmi di distribuzione di frutta e verdura e di latte nelle scuole, completato da un rafforzamento delle misure. Partendo da tale proposta, il lavoro che attende il Parlamento dovrà essere orientato al superamento della frammentarietà delle singole iniziative.
“È fondamentale anche un lavoro di supporto basato su un’informazione che renda per i bambini il mondo agricolo più reale di Peppa Pig” è stato detto nel corso dell’incontro. Il nuovo percorso, per la realizzazione del quale è stato prevista una spesa di circa 250 milioni di euro, ambisce all'introduzione di un vero e proprio programma aperto anche agli altri prodotti alimentari che, di volta in volta, caratterizzeranno le scelte operative dei singoli Stati membri.
Nuove regole per l’agricoltura biologica
È già sul tavolo della Comagri il nuovo regolamento relativo alla produzione e all'etichettatura dei prodotti biologici.
La proposta, presentata lo scorso mese di marzo, punta al raggiungimento dell’equità concorrenziale per gli operatori biologici, della trasparenza alimentare con un accrescimento del livello di fiducia dei consumatori e, infine, della considerazione della produzione biologica quale leva per l'accrescimento dello sviluppo sostenibile dell'Unione; un provvedimento che ha iniziato il suo iter parlamentare, ma che necessita di qualche ritocco, in particolare per eliminare il ricorso eccessivo agli strumenti della delega e dell'implementazione che crea incertezze giuridiche al sistema produttivo.
Da rivedere anche il divieto alle aziende miste, che rischia di essere un freno allo sviluppo dell'agricoltura biologica, nonché il tema delle certificazioni e dei controlli e della scarsa efficacia di quest’ultimi nell'ambito degli scambi commerciali con i Paesi terzi.
“La commissione voterà senz’altro il testo prima dello scadere dei prossimi sei mesi. Abbiamo un 40% di produttori che oltre al biologico fanno anche altro. Non si possono obbligare queste aziende a passare integralmente al bio: il risultato sarebbe una riduzione della produzione, ossia l’esatto contrario di quello che si vuole ottenere” ha detto De Castro, ribadendo la fondamentale importanza dei controlli.
Controlli che, a detta del ministro Martina, hanno raggiunto nel 2014 la ragguardevole soglia delle 100 mila unità e la cui efficacia è stata riconosciuta dalla Commissione Europea come “al di sopra dei requisiti richiesti”.
Settore ortofrutticolo
Tempo di bilanci per il settore dell’ortofrutta, con la Commissione Agricoltura e sviluppo rurale impegnata nella definizione della propria relazione necessaria a valutare l'impatto delle misure introdotte durante l'ultima tappa (2007) del processo di riforma del settore ortofrutticolo europeo. Il report proporrà una serie di raccomandazioni, tra cui il miglioramento degli strumenti di prevenzione e gestione delle crisi, la riduzione degli oneri burocratici e una maggiore semplificazione del quadro giuridico, l'eventuale introduzione di misure aggiuntive per incoraggiare un aumento del livello di organizzazione dei produttori. La gestione delle crisi, venuto alla ribalta con l’embargo russo, sarà prevedibilmente il tema centrale delle discussioni dei prossimi mesi, avendo messo in mostra, secondo il ministro Martina, “tutti i limiti della Pac”.
Un altro momento dell'incontro di presentazione del Report Comagri;
in piedi, la senatrice Leana Pignedoli.
© Alessandro Vespa - AgroNotizie
Ttip agroalimentare
Il settore agroalimentare sarà fortemente coinvolto dall'esito del negoziato Ttip, che sta muovendo l'interesse di un’opinione pubblica che si mostra a dir poco spaccata tra favorevoli e contrari.
A livello europeo il saldo della bilancia agroalimentare è positivo per circa 6 miliardi, e nell'ultimo decennio è stato caratterizzato da una continua crescita (+36%). Per l’Italia l'export agroalimentare verso gli Usa rappresenta la terza destinazione delle spedizioni, per un valore di quasi 3 miliardi di euro, con il primato di alcuni comparti rappresentativi del made in Italy come vino, olio, formaggi, salumi e prosciutti.
“Bisogna evidenziare che nel negoziato non sono in discussione gli standard qualitativi europei, - ha spiegato De Castro – questi sono già regolamentati e un accordo commerciale non cambia i regolamenti. Quello che stiamo cercando di cambiare è tutto il sistema di dazi, blocchi, quote e via di seguito”.
I rapporti commerciali tra Stati Uniti e Europa sono infatti vincolati da una serie di ostacoli che ne limitano le potenzialità esportative e, nello specifico, dalle cosiddette barriere non tariffarie (differenze di requisiti sanitari, ambientali, ecc.) rispetto alle quali si concentra il grande interesse di entrambi i blocchi negoziali. Il tema del trattamento fiscale delle bevande alcoliche e, in particolare, del vino importati nel mercato statunitense, le restrizioni fitosanitarie che ostacolano le nostre esportazioni di insaccati e prodotti orto frutticoli, il sistema di quote tariffarie cui sono soggette le spedizioni di formaggi, il riconoscimento delle indicazioni d'origine e la complessità dei processi autorizzativi previsti dalla legislazione statunitense in materia di sicurezza alimentare, sono alcune tra le più importanti tematiche che nei prossimi mesi dovranno essere affrontate durante la fase negoziale del Trattato.
Le posizioni oltranziste contro il negoziato presenti nel grande pubblico, secondo quanto riportato da De Castro, sono peraltro perfettamente rispecchiate nelle istituzioni europee, dove tra gli oltre 700 deputati, circa 200 hanno già dichiarato che esprimeranno voto contrario all’accordo a prescindere da quale siano i suoi contenuti. “Rinunciare a priori al negoziato significa rinunciare a un mercato di circa 350 milioni di consumatori, e non solo – ha detto De Castro – significa anche rinunciare a portare avanti negli Usa quella lotta alla contraffazione e all’Italian sounding da tutti richiesti e sostenuti”.
Una posizione, quella del nostro deputato europeo, condivisa anche dal ministro Martina, soprattutto in considerazione del fatto che gli accordi raggiunti alla conclusione dei negoziati dovranno essere ratificati a livello comunitario e nazionale, il che lascia un portone spalancato per la fuga qualora non dovessero essere ritenuti “opportuni”.
Settore lattiero caseario
Altro tema “bollente” sarà quello delle quote latte e del settore lattiero-caseario in generale. A partire dal prossimo aprile, infatti, sparirà il sistema delle quote produttive e si rende necessario un intervento per la gestione del passaggio al post quote latte, per evitare la crisi del settore in diversi stati membri. Una crisi più che annunciata, alla luce di un prevedibile crollo dei prezzi del 40% aggravato da una volatilità in grado di far impazzire i mercati e lasciare i produttori senza punti di riferimento. L'emergenza secondo De Castro è legata a tre motivi principali: calo dei consumi, aumento della produzione del 5% ed embargo russo.
“Non invidio affatto il ministro Martina e sono contento di stare a Bruxelles, perché prevedo un periodo molto caldo, con gli allevatori che torneranno a scendere in piazza” ha detto il presidente di Comagri, individuando “il punto di massima criticità tra febbraio e marzo”.
Lo dice con una battuta, De Castro, che però non scherza affatto quando denuncia una grave sottovalutazione del rischio da parte del commissario Phil Hogan, e l’assenza nel nuovo pacchetto latte che sostituirà il regime delle quote di un qualsiasi sistema a garanzia della “sostenibilità dell’offerta” in presenza di volatilità dei prezzi. Per far fronte alla situazione la Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, sta elaborando proposte di possibili soluzioni per gestire l’offerta in un mercato aperto.
Giudizio sulla situazione è condiviso anche dal ministro Martina, che ha rincarato la dose di critiche dichiarando di trovare “sensate” alcune proposte, come quella della Polonia di rateizzare le multe per lo sforamento delle quote latte e bloccare gli interessi, scontratesi con una “incomprensibile rigidità del commissario”.
Martina ha poi sottolineato che “la madre di tutte le partite si gioca in Europa” e che “nessuno Stato, da solo, può pensare di risolvere la questione”, annunciando però che, per quanto di sua competenza, il governo italiano ha inserito nel maxi emendamento alla legge di stabilità uno strumento per sostenere i produttori italiani, incentivandoli a “puntare sulla qualità”.
Maggiori informazioni su questo strumento ci sono giunte poche ore dopo il report di Comagri e dopo l’approvazione al senato del maxiemendamento che, tra gli altri interventi in campo agricolo, prevede l’istituzione di un Fondo per gli investimenti nel settore lattiero caseario, attraverso il sostegno alla produzione con una dotazione finanziaria di circa 110 milioni di euro (8 milioni per il 2015, 50 milioni di euro all’anno per il 2016 e 2017). Gli obiettivi dichiarati sono: incremento della longevità; miglioramento degli aspetti relativi al benessere animale; studio della resistenza genetica alle malattie; rafforzamento della sicurezza alimentare e riduzione dei trattamenti antibiotici.
Alle imprese che aderiscono al piano viene concesso un contributo secondo le regole del ‘de minimis’, quindi fino ad un massimo di 15.000 euro per le aziende agricole e fino ad un massimo di 200.000 euro per le aziende che, oltre alla produzione primaria, operano anche nella trasformazione e commercializzazione.
Nell’attuazione sono previsti criteri favorevoli alle imprese condotte da giovani e a quelle nelle zone montane.
“Diamo un segnale importante al mondo dei produttori di latte, anche in vista della conclusione del regime delle quote – ha dichiarato il ministro Martina in un comunicato successivo all’approvazione in senato – Con l’istituzione del Fondo Latte Qualità, passiamo dalle parole ai fatti, stanziando 110 milioni di euro per il triennio 2015-2017 che serviranno per interventi mirati al miglioramento qualitativo del prodotto italiano”.