Per evitare che l’olivicoltura italiana non possa più uscire dal baratro in cui è caduta nel corso degli ultimi anni, il Consorzio extravergine di qualità (Ceq) ha presentato a Roma, presso la Sala gialla del Cnel, una propria proposta di intervento a favore dell’evoluzione del settore.

All’incontro, strutturato come un tavola rotonda dal titolo “Olivicoltura anno zero. Si riparte”, hanno partecipato rappresentanti di tutti i livelli della filiera, dai produttori ai confezionatori all’industria: tra gli altri, Giovanni di Genova del Mipaaf, gli onorevoli Filippo Gallinella e Giuseppe L'Abbate del M5s, Giorgio Mercuri presidente Fedagri, Antonio Buonfiglio presidente Agci Agrital, Donato Rossi di Confagricoltura e i presidenti di Federolio, Aipo, Unapol, nonché rappresentanti di quasi tutte le varie sigle sindacali interessate. A un sommario appello, infatti, l’unica grande assente è stata Coldiretti. 

Ridotta ai suoi tratti più essenziali, la proposta del Ceq individua una soluzione condivisa basata sulla qualità del prodotto e articolata intorno a due elementi fondamentali: quello produttivo e quello commerciale.

All'incontro hanno presto parte appresentanti di enti, istituzioni e organizzazioni agricole
© Alessandro Vespa - AgroNotizie

La filosofia di base sarà quella di una generale cooperazione volta a un altrettanto generale miglioramento delle potenzialità competitive. Il primo passo dovrà essere, secondo Ceq, un incremento della produzione, seguito (se non affiancato) da una selezione di oli del Mediterraneo destinati alla nascita e promozione di un blend riconducibile comunque al know how italiano.

Nello specifico le proposte prevedono due identità visive distinte da tutelare, controllare e promuovere che identifichino due categorie di extravergine:
  1. una linea di prodotti extra vergini riconducibili a un blend, che essendo proposto nel mondo da aziende italiane, di proprietà italiana e con stabilimenti in Italia, è costituito anche da prodotto italiano di qualità, rispondente a specifiche tecniche di prodotto restrittive e con l’obbligo da parte delle aziende di rispettare regole etiche, di etichettatura e comunicazione e per i quali il Consorzio effettua controlli a campione sui mercati finali e;
  2. un blend di oli extra vergini italiani, che rispondono ai requisiti qualitativi previsti dal disciplinare di Alta Qualità e per i quali il Consorzio, in via sperimentale, intende avviare una collaborazione su un accordo pilota in pre-campagna con le Op per la selezione di parte del prodotto.
La proposta prevede anche azioni di promozione mirate, costruite in collaborazione con le aziende e le Op, per sostenere il progetto di garanzia e tutela condiviso, oltre alla a disponibilità a finanziare privatamente le iniziative, con una contribuzione legata ai volumi.

Se da un lato le uniche obiezioni sollevate alla proposta hanno riguardato solo il tasto del finanziamento privato e della necessità di garanzie, dall’altro una notevole disponibilità è stata espressa dai rappresentanti delle istituzioni, alle quali il Ceq chiede di sostenere e incentivare investimenti in nuovi oliveti efficienti e competitivi nelle aree vocate con l’obiettivo di arrivare entro 8-10 anni a soddisfare un fabbisogno minimo di 200 mila tonnellate di extravergine italiano di alta qualità; tutelare le due anime della filiera olivicola olearia italiana, quella produttiva e quella commerciale rispondente ai requisiti etici e qualitativi restrittivi e, infine, riconoscere e tutelare la dizione ”Alta Qualità” proposta per differenziare l’olio extravergine italiano rispondente ai requisiti qualitativi del disciplinare nazionale.